«No, cara, ma penso che rientrerà a breve. Che ne dici se nel frattempo ci prendiamo un tè?»

Artemisia annuì e seguì la zia nel salottino, dove rimase a chiacchierare a lungo.

Qualche ora dopo, lo zio di Artemisia era rientrato e aveva interrotto i pettegolezzi delle due donne.

«Buonasera, signore. Spero non abbiate parlato troppo male di me in mia assenza.» Il signor Taylor era un uomo di buon cuore, sempre pronto a scherzare con Artemisia e con la moglie. Aveva superato ormai la mezza età e i capelli brizzolati ne erano la prova, ma lo sguardo rimaneva giovanile e vivace. Entrando in salotto salutò la moglie con un leggero bacio sulle labbra, poi fece un cenno ad Artemisia. «Avete passato un buon pomeriggio?»

«Si, zio. Come al solito abbiamo chiacchierato tutto il tempo.» Poi si voltò verso l'orologio da parete che ticchettava dietro di lei. «Ora però credo che sia ora di andare, Lady Moore mi aspetta.»

Sua zia le fece segno di alzarsi. «Certo cara, non farla aspettare.» Si alzò a sua volta per accompagnare la nipote fino all'uscita. «Torna presto a trovarmi, mi raccomando.»

«Certo, zia!» Artemisia la salutò ancora, mentre si allontanava lungo il vialetto e si incamminava verso Debston House, la residenza privata di Lady Moore.

La donna, rimasta vedova e con un figlio disperso in guerra, spendeva il suo tempo organizzando feste e ricevimenti. Ma nonostante fosse spesso ospite di eventi mondani, le frivolezze non erano di suo interesse e invitava spesso Artemisia da lei per discutere dei romanzi che erano solite leggere.

Le due donne erano imparentate molto alla lontana, da parte della madre di Artemisia, e questo aveva sicuramente facilitato il loro rapporto. Negli anni Lady Moore le si era affezionata sempre di più e, quando il figlio era partito per la guerra, Artemisia era diventata parte della sua famiglia a tutti gli effetti.

L'ingresso di Debston House era sontuoso, con due grandi battenti dorati sempre perfettamente lucidati e un maggiordomo pronto ad accogliere gli ospiti.

«Signorina Marshall, buongiorno. La signora la sta aspettando.»

Artemisia era ospite di Lady Moore talmente spesso che non aveva più bisogno di presentarsi al maggiordomo.

«Oh cara, finalmente, pensavo non venissi più!» Lady Moore la accolse nel suo salottino.

«Sono stata trattenuta da mia zia, ma alla fine eccomi qua! Vogliamo riprendere da dove avevamo lasciato l'ultima volta?»

«Sì, ti prego, sono andata avanti con la lettura, e non posso credere che lui le abbia rivolto davvero quelle parole. Ma come si permette, così supponente!»

Artemisia non poté fare a meno di ridere. Era tipico di Lady Moore prendersela con il protagonista maschile di tutti i romanzi che leggevano, per poi alla fine innamorarsene comunque.

«Avete ragione, davvero pretenzioso da parte sua aspettarsi che lei accettasse una richiesta di matrimonio come quella. Ma sono sicura che si farà perdonare, i gentiluomini ci riescono sempre!»

Lady Moore si rilassò sulla poltrona. «Sì, suppongo che sia così. Sarà per questo che alla fine riescono a convincere anche me.»

Quando Artemisia lasciò Debston House era ormai sera, il sole era tramontato da poco e si vedeva ancora qualche bagliore nel cielo. Passeggiare sotto le stelle le metteva sempre tranquillità, anche se si sarebbe presa una strigliata una volta arrivata a casa.

«Una signorina nubile non dovrebbe passeggiare da sola di sera, lo sai.» Le avrebbe detto suo padre, prima di prepararle una tazza di tè caldo.

Era consapevole che suo padre avesse ragione a preoccuparsi, ma non le importava. Le strade a quell'ora erano più quiete, spoglie dei loro giovani innamorati e dei signori che parlano di affari.

Anche se quella sera, lungo la strada, una figura che camminava nella sua direzione c'era eccome. E quella figura Artemisia la conosceva fin troppo bene.

«Signorina Artemisia!» Il signor Weston si affrettò verso di lei.

«Oh no, non stasera.» Si affrettò a cambiare strada, imboccando un viottolo secondario. Avrebbe allungato di poco la strada per casa, ma almeno avrebbe evitato quell'essere spregevole.

«Signorina Artemisia aspettate!» La sua voce appariva così vicina, era evidente che stesse correndo per raggiungerla. «Signorina, aspettate!»

«Non ci penso neanche» Borbottava tra sé «Non dopo quello che avete fatto.» Distratta, andò a sbattere contro qualcosa.

«Vai da qualche parte, bambolina?»

Artemisia inorridì nel sentirsi chiamare così, e i brividi aumentarono quando guardò di fronte a sè e vide un uomo che le sorrideva con fare lascivo.

«Dove vai così di corsa, tutta sola?»

Artemisia arretrò di qualche passo ma l'uomo la seguiva ad ogni movimento.

«Non ti sarai mica persa?» Il suo alito la raggiunse come un pugno in viso. «Lascia che ti aiuti a ritrovare la strada.»

Le afferrò il braccio e la strattonò verso di sé, tenendola stretta.

«Lasciatemi andare!»

«Non credo proprio, bambolina.» Si umettò le labbra, continuando a sorridere. «Credo di sapere cosa potremmo fare io e te, sai?»

Artemisia lo guardò con disgusto, dimenandosi per cercare di scappare.

«Hai davvero un buon profumo, bambolina.»

Improvvisamente, Artemisia percepì la stretta diminuire. A poco a poco, la sensazione di essere intrappolata svanì del tutto. Il tonfo che sentì le suggerì che l'uomo fosse caduto.

«Ma cosa...»

«Non c'è di che.»

Quella voce la colse di sorpresa. Profonda, calma, come se non le avesse appena salvato la vita.

«Io... vi ringrazio.»

Non riusciva a vedere in viso colui che l'aveva salvata, ma poteva scorgerne vagamente i contorni. Al buio i suoi capelli sembravano scuri, quasi neri, e gli ricadevano in onde morbide sul viso che rimaneva in ombra. Superava Artemisia in altezza di diversi centimetri, il che la costrinse ad alzare lo sguardo per intercettare il suo.

«Non serve che mi ringraziate, ma forse dovreste usare le strade principali per muovervi la sera.»

Artemisia era ancora stordita da quanto successo.

«E forse dovreste farlo prima che lui si risvegli.»

Guardò l'uomo ai suoi piedi, ancora senza sensi, e le vennero i brividi.

«Sì, sì avete ragione.»

Ma a quel punto si stava rivolgendo al nulla perché, quando risollevò lo sguardo, lo sconosciuto era scomparso.

Con i brividi ancora addosso, scossa da quanto appena successo, si affrettò a tornare sulla strada principale. Per sua fortuna, quando indugiò con lo sguardo in ogni direzione per sincerarsi che non ci fosse più nessuno, scoprì che del signor Weston non vi era più traccia.

Il rintocco della mezzanotteWhere stories live. Discover now