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North town, 10 Ottobre 794

Si svegliò con ancora addosso l'odore delle patatine in busta, di una marca alquanto squallida, che aveva trangugiato la sera precedente, fino all'ultima particella di tubero, mentre non faceva altro che sentire lo scroscio della pioggia, ritmato con quella che sembrava- perlomeno nella sua testa bitorzoluta- una marcetta trionfale, sul tetto della mansarda che chiamava, a volte con disgusto vero e proprio, casa. Un discreto sabato sera, pensò, mentre infilava le ciabatte ovattate che subito resero caldi i suoi piedi leggermente troppo grandi e fin troppo pelosi. La camera versava i n uno stato pietoso: qualunque cosa potesse essere fuori posto, dalle magliette ai libri di scuola ormai risalenti ad anni prima, dalle cianfrusaglie accumulate all'innumerevole quantità di rifiuti in plastica, lo era; si poteva pensar che ci fosse un qualche gnomo, o minuscolo essere grottesco che nella vita non facesse altro che provocare disordine in quell'ambiente, col puro gusto di vederlo sempre più desolante. La parte più orrida era sicuramente la pila di videogiochi affastellata nell'angolo sinistro, ricolma di vesciche di polvere talmente grandi da far sembrare di aver assunto una parte senziente e capacità di movimento rendendo l'intera ossatura della composizione molto simile ad una discarica ambulante di vecchia tecnologia videoludica; al secondo posto nella speciale classifica di torbidume si collocava il tappeto- anche se a quel punto definirlo tale era sicuramente un'opera di pietà- che era quasi del tutto amalgamato alla infinita quantità di cibo, più che altro prodotti preconfezionati da discount, che giacevano inermi e nauseati fra i pelucchi rossicci dell'ordito a motivo floreale. Al terzo posto in quella marcescente vista vi erano le librarie, talmente curve e intorpidite dal fetore che proveniva dalle pareti da sembrare come se stessero avvicinando le spalle alle guance in un moto di protezione.

Si avviò verso il bagno, stancamente e goffamente, trascinando ogni passo come se le sue gambe pesassero quanto quelle di un brachiosauro, diciamo pure di un brachiosauro con seri problemi di alimentazione che avesse scoperto la mattina che la moglie lo tradiva col triceratopo che le faceva da capo e che probabilmente il piccolo brachiosauro che ora riposava tra le frasche di un'incontaminata giungla non fosse propriamente suo figlio (se ne sarebbe dovuto accorgere dalle corna). La condizione miserrima in cui si trovava non era più un segreto per lui ed anzi si poteva dire che lo aiutasse a connettersi più facilmente con lo stato delle cose nel mondo, permettendogli se non altro di continuare ad esistere senza impazzire. Dirigendosi verso il bagno, che francamente non sto a descrivere per evitare lo sdegno del lettore e non ripetermi in una continua rincorsa allo schifo, ottenne un'ancor più brutta impressione guardando la sua persona nello specchio rotto del bagno. Pur non potendo vedere nella sua totalità il suo essere, dato che era spesso intervallato dalle crepe dello specchio, lo detestava nella sua frammentazione; anzi, se possibile, il solo fatto di non riuscire a ricomporre la sua immagine così deprimente nella sua testa, decuplicava i difetti che nella totalità si sarebbero annacquati. Soffermando lo sguardo su ogni singolo pezzo di specchio ogni piccola imperfezione presente in quella porzione assumeva valore colossale. I fianchi larghi e squagliati, la fronte troppo alta ed il naso sbilenco, le mani così grassocce che non era mai riuscito a comprarsi un singolo anello che riusciva a contornarle in tutta la sua squallida vita; era arrivato a pensare che la lobby dei produttori di anelli prendesse le misure sulle sue circonferenze flaccide per evitare di fargliene mai indossare uno.

Fece la sua routine del mattino per abbellirsi, la quale consisteva in una velata sciacquata di ascelle alla velocità della luce e rigorosamente solo con acqua e una spazzolata di denti talmente rapida da far sembrare lo schiocco delle dita un'attività lenta e prolungata, cantando canzoni intervallate da bestemmie così sonore e argutamente inventate che probabilmente da qualche parte lassù nel cielo stavano organizzando un contest per premiarlo; gli piaceva bestemmiare. Lo sfogo e il sollievo che ne procurava lo avevano portato a livelli altissimi di perizia lessicale su come descrivere quanto porca il creatore; per di più la religione era una faccenda talmente antica che nessuno si permetteva più di sbigottirsi al sentire vituperi contro qualsiasi dio. Era diventato talmente bravo che oramai pensava fosse la sua unica e sola qualità. "che pena!" pensò, mentre questo pensiero gli travalicava la mente. Tra tutte le mansioni in cui poter essere performante lui era il migliore nell'arte da tutti considerata più triviale ed insignificante.

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⏰ Last updated: Feb 07 ⏰

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Vempel- Anni di PioggiaWhere stories live. Discover now