3.

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Manuel rientra in casa quando sono le 9 del mattino.

Sfrega tra di loro le mani per provare a scaldarle, mentre raggiunge la cucina per prepararsi il secondo caffè della giornata. È costretto a muoversi per casa senza scarpe, perché quelle che ha usato per lavorare le ha abbandonate fuori e quella mattina ha dimenticato di portare le ciabatte all'ingresso. Se ne era ricordato subito, in realtà, ma ormai era uscito dalla stanza da letto e non voleva rientrarci per non correre il rischio di svegliare la sorella.

Aspetta che i pulsanti della macchinetta del caffè smettano di lampeggiare, inserisce la capsula, e preme il bottone con l'icona del caffè corto. Si gode il profumo del caffè che si diffonde in cucina prima ancora che effettivamente il liquido esca. Incurante che il caffè sia bollente, lo butta giù in un sorso.

Dopo aver posato la tazzina nel lavandino, si dirige piano verso la camera, sperando che Viola si sia svegliata.

Prima di entrare, bussa delicatamente con due nocche.

"Sei già sveglia?", dice, mentre apre la porta.

Viola è seduta nel letto, con aperto davanti a sé il libro che aveva chiesto a Manuel di lasciargli accanto quando si sarebbe alzato per lavorare – almeno quello se l'è ricordato.

La sorella lo guarda e gli sorride.

"Volevi fare la citazione?", chiede a Manuel, che nel frattempo sta preparando la sedia a rotelle per portarla vicino al letto.

"Citazione de che?", domanda.

"Sei già sveglia oppure dormi? Giochiamo insieme dai...", inizia a cantare Viola.

"Aspè, nun me lo dì."

Manuel è di fianco al lato del letto su cui è seduta la sorella, alza lo sguardo verso l'alto e socchiude leggermente gli occhi.

"È de quer cartone che te piace tanto. Come se chiamava? Frosty?"

Manuel ricorda bene il titolo del film Disney, ma gli piace come la sorella faccia finta di offendersi.

"Frozen", risponde, infatti, con la voce piccata Viola. Poi allunga le braccia verso di lui, come se volesse richiedere un abbraccio.

"E sai chi sono io? Io sono Violaf, e amo i caldi abbracci."

Manuel scuote la testa e sorride; le si avvicina e si porta le braccia della sorella dietro al collo.

"Aggrappate bene che se no ce smontiamo come fa quer pupazzo de neve.", le dice, mentre, con dolcezza la prende in braccio e la sposta dal letto alla sedia.

"Te aspetto de là per la colazione?"

"Sì, il tempo di lavarmi e ti raggiungo."

Passano venti minuti prima che Viola faccia il suo ingresso nella piccola cucina, che Manuel usa anche come sala da pranzo, nonostante abbia arredato la stanza attigua per accogliere una tavolata di almeno dieci persone. Stanza che usa raramente – solo quando quelli dello staff lo pregano di festeggiare qualche compleanno di uno di loro.

Viola trova la colazione già pronta sul tavolo: una tazzina di caffè con una bustina di zucchero accanto, un bicchiere di succo d'arancia e due fette biscottate con crema di nocciola spalmata sopra. Ne ha appena addentata una, quando Manuel inizia a parlare.

"Allora, qual è il programma de questa prima giornata nella mia umile dimora?"

"Studio, studio e studio?", domanda sarcastica Viola.

"Quindi mejo che nun vengo a romperte in camera."

"Se vieni ogni tanto e mi trovi con il cellulare in mano, ti autorizzo a sequestrarmelo."

Before you goWhere stories live. Discover now