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Capitolo 6.
"Venga aperto il sipario, sul più grande palcoscenico della storia! Sto per narrarvi un qualcosa che vi lascerà con il fiato sospeso..."

Avete mai sognato, miei lettori, di vivere tra danze regali, vestiti enormi, al cospetto di re e regine? Ebbene, oggi io, da brava narrastorie quale sono, vi porterò nella vita di una dolce donzella dai capelli biondi come il grano maturo e due iridi che sembravano pepite d'oro.

Ella nacque in un caldo giorno d'estate, sotto il sole cocente d'agosto, nel territorio del Sol Levante; crebbe tra danze e storie, in un palazzo grande, maestoso, con servi e domestiche di ogni età — c'é da dire che con alcuni strinse anche un duraturo rapporto — e crebbe anche con la consapevolezza di essere la gemma più preziosa per i suoi genitori, l'imperatore Hyoko era innamorato perso di sua figlia.
Himiko, questo fu il nome che — secondo la loro tradizione — il Dio Sole aveva donato alla dolce ragazza.

Himiko era bellissima, e non solo perché era una principessa ma anche perché era gentile, simpatica e amata dal suo popolo, anche perché lei scappava spesso dalla sua magione per conoscere le terre, i profumi, i suoni che costituivano il suo popolo che continuava a crescere sotto la guida del suo amato padre e della sua adorata madre.

"Principessa, lei dovrebbe tenersi pronta al viaggio...Non correre via!"

Ah sí, tra i doveri di una principessa vi erano anche dei lunghi — e decisamente odiati — viaggi intercontinentali.
Quell'anno lei sarebbe stata spedita in Inghilterra, terra che commerciava molto bene con il suo Paese e che quindi era doveroso visitare.
A tre settimane dal suo ventunesimo compleanno, ella salì su una nave — chiamata "Sakura" — e salpò verso le terre britanniche.
Quando, dopo tre giorni di viaggio, giunse alla meta rimase a bocca aperta: era bellissimo, era tutto nuovo, tutto così elegante e pieno di uomini che lei considerava buffi, forse per il vestiario, e di donne che sembravano dei dolci tipici della sua terra, viste le larghe gonne.

"Signorina, ora saliremo in carrozza fino al palazzo."

——

Raggiunse il Palazzo Reale.
Era austero, con tante guardie — anch'esse con assurdi modi di vestire — che controllavano il perimetro.

"Sembra una prigione, non un castello..."

Disse, ovviamente in lingua madre così che nessuno, oltre la sua dama e il suo compagno di viaggio, potessero capirla.
Una volta dentro la magione prese ad inchinarsi e a presentarsi a Sua Maestà, quando poi, dopo l'incontro, venne lasciata libera di visitare il castello allora optò per i lunghi giardini...Dove vide qualcuno osservarla.

"Oh.. Perdonate? Non parlo bene la vostra lingua...Chi siete?"

diasvmnia chvrrydxll

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