Il giorno dopo mi risvegliai piena di energie e forse quello sprazzo di sole e vitalità nel mio corpo era dovuto al fatto che per una volta, dopo mesi, potevo affermare di aver dormito almeno cinque ore di fila, non mi succedeva da quando dormivo nel mio letto, ergo sacro luogo di meditazione, di riuscire a ronfare in modo così prolungato.
Mi sentivo rinata.

Seguì tutte le lezioni completamente concentrata, mi sentivo di essere con i piedi nello spot giusto e con il cervello focalizzato sugli argomenti finalmente corretti.

Saltellai perfino quando entrai in sala due per provare nuovamente Aranciata insieme a Mida.
Eravamo entrambi d'accordo di dividerci le parti come in una sorta di "dedica" o monito l'uno per l'altra e Anna, la coach di canto, pensava che insieme funzionassimo bene e riuscivamo a dare il senso ad una canzone non nostra e sembrare anche convincenti.
Ed io mi ero alzata troppo bene per rovinare le prove solo per quella strana cosa che condividamo io e Mida e ci metteva a disagio o meglio, mi metteva a disagio dato che era lui quello che faceva i salti mortali per far sì che io mi sentissi sempre fuori posto con lui.

"Buonaaasera" cantilenai felice entrando in sala e sbattendo la mia giacca su uno degli sgabelli in legno posti in un angolo dello studio legnoso.
Mida si voltò versò di me non appena i miei piedi varcarono quella porta blu scuro e mi seguì con lo sguardo in tutti i miei movimenti e nonostante il suo essere seguita a vista mi faceva sentire completamente stretta in tutto quello spazio, feci finta di nulla gli sorrisi e mi misi al suo fianco, in piedi in mezzo alla sala e davanti ad Anna seduta dietro la scrivania con il computer e la tastiera davanti a lei.
"Che dite, iniziamo?"
Annuimmo entrambi e ci girammo per guardarci in faccia e stare uno di fronte all'altro.
C'era qualcosa di divertente nel modo in cui io seguivo tutte le lezioni con le tute o sembrando uno spacciatore bolognese mentre lui si impegnava per sembrare un maranza milanese ma d'alto borgo con i suoi cargo e le sue maglie traforate.
Mi venne da sorridere per la differenza palese che c'era fra me e lui anche nel come ci rapportavamo al mondo con i nostri sorrisi e di rimando lui increspò le labbra carnose per sorridere a me.
Partì la base.
Presi un piccolo respiro, "quella sera, primavera, ero bimba immacolata. Quella sera la primavera di una bimba innamorata."
Rimasi ferma nel mio posto e distaccai le labbra dal microfono per poi tornare a cantare, "un segreto ti gonfia le braccia, mi gonfi la faccia di lacrime, ladra di parole, mi rubi il respiro ma io" Christian aveva le pupille fisse nelle mie e sembrava non aver intenzione di distogliere lo sguardo ma per Anna andava bene, era giusto che noi due ci fissassimo come a dedicarci tutto quanto, anche una canzone che parlava di un divorzio.
Il ragazzo prese il microfono per avvicinarlo alla bocca, "io ti tenevo da un dito, correndo nel prato, giocavamo a pallone, bevendo aranciata. Suonavamo canzoni alle feste di Clara, mi volevi davvero bene? Se era davvero bene."
Christian prima era serio, completamente con quei suoi occhi brillanti bloccati su di me e poi mi sorrideva, divertito quanto un bambino e prendendo tutto come un gioco.
Era divertente e certe volte così leggero da essere in grado di trasmettermi la possibilità di non toccare a terra.

Sentimmo Anna applaudire e ci voltammo entrambi, vedendo sul suo viso ovale un sorriso incorniciato dal rosso ciliegia del suo rossetto. I suoi occhi verdi si erano fatti più piccoli nascosti dalle guance rosate tirate all'insù.
Mida fece un inchino tutto tronfio dalla contentezza della coach che la fece ridere ancora di più.
Lo colpì leggermente con uno schiaffetto sulla parte alta del braccio per intimarlo di smettere ed uscire dalla sua parte di ruba cuori nonché amante delle madri.
"Che ci vedete voi in questa canzone?"
Rimasi in silenzio mentre guardavo le sue mani leggermente rugose togliersi gli occhiali neri dal viso per poggiarli sopra la tastiera.
"Io ci vedo quello che Madame ha voluto farci vedere...nel senso, una bambina che vede i genitori divorziare e si chiede perché il padre la lascia e se le ha mai voluto bene."
Per me era estremamente chiaro quello che la canzone voleva comunicarci perché in tutte le parole c'era una spiegazione, non era criptica o inutilmente arzigogolata, si spiegava da sola e con la bocca ben aperta per scandire ogni parola.
"Io non so con quale intenzione Anna vi abbia assegnato proprio questa canzone ma credo che voi, meglio di tutti, possiate capirla, no?"
Io non so se questo doveva diventare un momento strappalacrime in cui ci mettevamo a nudo e parlavamo del nostro passato e se Maria aveva ben pensato di mandarlo in onda così da fare share sulle tristi e passate storie degli altri ma non ero pronta a spiegarmi e a parlare di quello che avevo vissuto io con mio padre, potevo stare sul generale però, quello sì.
"Io ho vissuto la separazione dei miei l'anno scorso, quindi insomma non ero così piccola da non capire che stesse succedendo" si lasciò sfuggire una risatina, forse di disagio e si passò la mano sulla nuca, "poi tra i miei non andava bene da anni...ho sempre vissuto più mia madre che mio padre, posso capirla sì questa canzone ma non del tutto."
Guardai Mida, la sua mascella era come sempre tirata e definita e dal lato vedevi ancor meglio quanto gonfie e carnose fossero le sue labbra, scommettevo fossero uguali a quelle della madre.
"Amen, tu vuoi dire qualcosa?"
Smisi di fissare il mio compagno di squadra e tornai con l'attenzione sulla nostra coach.
Volevo dire qualcosa?
"I miei, come sapete già tutti, han divorziato quando ero piccola. Ho pochi ricordi legati a mio padre e considerando quanto poco sia stato padre, direi meglio così. Tanto non è che per forza bisogna avere un legame con le persone che hanno contribuito nel metterti al mondo."
Io ero sempre molto dura nei confronti di mio padre perché quello che avevo ricevuto da lui nei pochi anni in cui l'avevo vissuto e nelle estati in cui andavo, costretta, da lui, era esattamente durezza. Io di fronte avevo un muro che non era interessato né a me né a mio fratello, non ci aveva mai provato a creare un legame quindi perché avrei dovuto provarci io. Una relazione doveva essere fatta di reciprocità e noi davamo a lui quello che lui aveva dato a noi: indifferenza totale.
Non sentivo neanche la mancanza di un padre perché non l'avevo mai avuto ed era per me impossibile sentire il vuoto per qualcosa che non sapevo neanche come fosse fatta e mi andava bene così, quella canzone in realtà non la sentivo manco io, non rimpiangevo mio padre e sopratutto non ricordavo momenti in cui correvamo nel prato, mi ricordo momenti però in cui mi ero nascosta da lui perché avevo bevuto una coca cola attaccata alla bottiglia e a lui non stava bene, voleva tirarmi uno schiaffo, oppure quando aveva colpito mio fratello quando aveva urlato perché un'ape l'aveva punto nell'occhio e si era permesso di svegliare nostro padre mentre dormiva.
"Hai dedicato il tuo nome d'artista a lui però."
Non era propriamente una dedica.
"Non è esattamente così" risi pensando a quando avevo detto a mia madre e mio fratello sotto quale nome avrei voluto farmi conoscere al mondo, "è dovuto al fatto che mia madre, per l'ennesima volta, ha dovuto essere l'ancora per qualcuno. Quel coglione era svenuto e lei  aveva dovuto schiaffeggiarlo per farlo rinvenire." Per me era completamente ilare quella cosa, ogni volta che ci pensavo ridevo con le lacrime agli occhi. Era una scena surreale.

Tornammo verso la casetta insieme, il tragitto tra lo studio e il posto dove dormivano diventava sempre troppo lungo quando mi trovavo in silenzio insieme a Mida.
C'era qualcosa di estremamente fastidioso e disagiante in quel silenzio elettrico che ancora non ero riuscita a capire ma sapevo benissimo che non mi faceva star serena.
"Che ne dici del pezzo?" Domandai. Erano meglio le chiacchiere di convenzione con lui che sentire solo il rumore della strada, delle macchine e delle nostre scarpe sulla ghiaia.
Le parole mi consolavano di più, cercando di mettermi a mio agio.
Il viso definito di Christian si voltò verso di me per guardarmi qualche secondo prima di continuare a guardare dritto davanti a sé, "secondo me viene bene, poi io sono forte quindi partiamo già avvantaggiati."
Mi voltai anche io verso di lui.
Lo fissai per un secondo e lui si voltò nuovamente verso di me.
Un altro secondo di silenzio e poi scoppiai a ridere.
"Che razza di montato che sei" lo "sgridai" ridendo insieme a lui.
"Io ci sono nata con la testa montata" la sua voce si rese infantile e acuta. Mi stava prendendo in giro, era quello che gli avevo detto nello stanzino delle scope dopo che avevo provato davanti a lui la coreografia per whole lotta love.
E se lo ricordava ancora.
Smisi di ridere. Avrei voluto chiedergli perché non avevamo mai davvero parlato di quello che era successo ma mi resi conto che non fosse necessario, né chiederglielo né parlarne perché probabilmente mi avrebbe fatto passare pure quella notte in bianco.
"Dobbiamo allenarci anche stasera" dissi per cambiare discorso.
Non avevo granché voglia di allenarmi ancora e sentire lui urlare mentre faceva qualsiasi cosa anche solo camminare sul tapis roulant.
Magari avrei portato un calzino da infilargli in bocca.
"Yesss hechicera."
Aggrottai le sopracciglia e guardai il ragazzo che camminava di fianco a me.
A parte la bellezza di sentire la sua lingua rotolarsi contro il palato per tirar fuori quelle perle in spagnolo, io non avevo la minima idea di quello che volevano dire.
Avevo studiato inglese e francese a scuola, non spagnolo.
"Mi hai offeso?" Chiesi divertita e lui scoppiò a ridere ma scosse la testa.
Almeno non mi aveva offeso, dai.
"Vuole dire maga, nel senso di strega tipo."
I suoi occhi castani mi sembravano sempre lucidi e brillanti e non riuscivo a capire perché mi pareva fosse così solo quando lo guardavo negli occhi e parlavo con lui ed era una cosa stupida ma ero convinta che quella specifica luce nello sguardo l'aveva solo con me.
"Io sono orgogliosa di essere una strega" enunciai tutta dirimpettita come un piccione gonfio e tronfio.
Come tutte le donne ero probabilmente la pro pro pro pro nipote delle streghe che gli uomini non erano riusciti a bruciare e ne andavo fiera.
"Devi esserlo" commentò lui continuando a guardare avanti, "per noi una strega è una ammaliatrice e tu lo sei."

Henlo 💌
Paris Latino me l'ha fatta conoscere davvero mia madre quando ero piccola lmao.

Grazie mille a chi segue questa storia e, come sempre, se vi è piaciuto il capitolo vi chiedo di lasciarmi una stellina ⭐️

Also, è uscito TTPD di Taylor quindi prendetene ed ascoltatene tutti, io ho pianto eheh.

Buon weekend spero per voi che siano giorni totalmente rilassanti🦋

Paris Latino - Mida Where stories live. Discover now