Rientrammo tutti in casetta, metaforicamente però perché entrammo solo dal cancello e poi ci fermammo fuori dalla porta per fumare.
Stavo decisamente fumando troppo, quando ero fuori da lì fumavo massimo tre o quattro sigarette.

Mi misi vicino al posacenere, in piedi con le gambe incrociate ed il giubbotto color militare di Holden.
Una mano ciondolava mentre l'altra teneva la sigaretta.
Guardai tutti i ragazzi intorno e di fianco a me. Parlottavano, si dicevano cose anche in modo coincitato ma non riuscivo ad ascoltare davvero nessuno.
La mia ora al cellulare a me serviva, mi serviva meno parlare per un'altra ora con i miei compagni che già vedevo ventiquattro ore al giorno e a me sembravano anche abbastanza, non c'era bisogno di stringere ancora di più un legame inesistente.
"Domani parliamo con Lorella."
Mi risvegliai dai miei pensieri, smisi di guardare il legno a terra e i piedi dei miei compagni per alzare il viso e girarlo verso sinistra.
Al mio fianco, nel suo solito giaccone college c'era Mida, vestito ancora come nella puntata con i jeans neri e la maglia dello stesso colore traforata.
"Se non mi fanno sentire mia madre faccio un casino" risi mentre parlavo ma ero seria, sarei stata in grado di rubare il cellulare di qualcun altro per cinque minuti di telefonata a casa.
Rise anche lui insieme a me e per un secondo, un solo secondo, mi concessi di guardarlo negli occhi e ricambiare il suo sguardo insistente su di me.
Mi girai subito dopo per guardare di nuovo davanti a me e spezzare quell'incantesimo che lo spilungone aveva su di me.
"Chri vieni dentro?" la testolina di Gaia spuntò dalla porta a vetro e come Mida anche io mi voltai verso la sua vocetta.
Lui annuì e si girò verso di me, "domani andiamo insieme, ok?"
Non mi permise nemmeno di rispondere, rientrò dentro subito dopo aver parlato.

Avevo ancora addosso il pantalone di ecopelle alto in vita e largo e il maglioncino giallo canarino croptato, avevo appena finito di mangiare la mia dignitosa e caprese ed ero pronta per una doccia ma il mio piano finale della serata fu bloccata dalla voce della produzione.
"Amen c'è una busta per te che ti aspetta dalla scale."
Mi mordicchiai l'interno del labbro inferiore, avevo una sorta di rospetto da un paio di giorni che mi procavava parecchio fastidio.
Mi alzai e mi trascinai fuori dalla casetta e sulle scale vicino all'entrata per prendere la preziosa busta diretta a me.
La raccolsi, imprecai mentalmente e rientrai in casetta strisciando le ciabatte contro il pavimento.
"Mida raggiungi Amen in saletta."
Corrucciai la fronte ma continuai a strisciare fino alla sala tv per sedermi al mio solito posto all'ultimo scalino circondata dai cuscini.

Mida e alcuni altri ragazzi vennero in saletta e appena anche lui prese posto sulla TV uscirono le solite scritte bianche in maiuscolo.

"Mida e Amen,
Sapendo che Lorella non vi darà il pezzo per il vostro duetto, ho pensato di darvelo io.
Con questo voglio che dimostriate tutta la chimica che per qualche secondo sembrava quasi aveste.

Non potete riscrivere il pezzo, dovrete esibirvi con il testo originale. Nessuna variazione.

Fate del vostro meglio.
Anna."

Corrucciai la fronte.
Mi venne naturale abbassare il viso e voltarlo verso sinistra per guardare Mida.
Lui mi stava già guardando.
Io avevo un punto di domanda stampato in faccia e lui un sorrisetto quasi divertito che mi pareva dire: guarda che io e te siamo complici.

Boh.

Partì aranciata di Madame in diffusione nelle casse e tornai a guardare dritta davanti a me.

Rimasi seduta, ferma come un baccalà mentre Mida e gli altri urlavano e la cantavano a squarciagola.
Dovevo un secondo pensare a quella canzone.
Io l'amavo e amavo Madame.
Avevo avuto una sorta di risveglio sessuale grazie a Madame, non c'era modo che io riuscissi ad esibire quella canzone nella maniera personale e intima della scrittrice nonché interprete.
Ma io chiaramente non ero lei, ero io.

Paris Latino - Mida Where stories live. Discover now