Ci furono, forse, due minuti di silenzio in cui le sue pupille sguizzavano a destra e a sinistra per leggere tutti i titoli e poi si fermavano qualche secondo in più su qualcosa, per poi ripartire all'impazzata.

Intanto gli guardavo il pigiama a motivo scozzese, verde e nero. La parte sopra era una sorta di camicia in pile che mi ricordava quei pigiama dei signori settantenni ricchi nei film di natale.
Terribile ma al contempo spettacolare.

"Pretty Young Thing e These Days belle, ci possiamo scrivere tutti e due sù" ancora non guardava me ma il foglio, " Per Averti non la conosco."
Le mie labbra formarono una O scioccata.
Sarà che io ero stata cresciuta a pane e Celentano perciò chiunque non conoscesse almeno le più famose per me era un eretico ma non capivo come non si potesse conoscere quella canzone, pietra miliare della storia musicale italiana.
"Ti aiuta il fatto che sei mezzo venezuelano" dissi alzandomi dalla sedia, dovevo andare a fare riscaldamento con le coach, "dopo te la faccio ascoltare. Ci puoi scrivere su e tipo il ritornello potremmo cantarlo insieme."
Mentre parlavo ero già davanti alla porta con la giacca infilata per metà.
Alzai la mano per salutarlo, "ci vediamo dopo spilungone."

Tornai in casetta per l'orario di pranzo facendo dondolare le braccia avanti e indietro mentre camminavo con la giacca aperta e guardavo verso il cielo azzurro e limpido.
Non sembrava mai davvero novembre e non sapevo se esserne felice o meno.
A me piaceva l'autunno, non ero portata per il caldo ma ero cresciuta in pianura padana perciò mi ero abituata all'afa, ai 70 gradi percepiti all'ombra, all'umidità e quando veniva freddo, tremavo come quei mini chihuaha.

Entrai dal cancelletto bianco, feci le scale e finì con i piedi sulla solita erba tagliata da qualcuno che non eravamo noi. Alzai lo sguardo per vedere chi ci fosse sotto al patio: Ayle, Holy e Matthew.
Decisi di salutare, non accendere la sigaretta e infilarmi dentro casa.
Mi precipitai in stanza per poggiare giù la mia roba ma prima che potessi farlo beccai Gaia e Mida sdraiati sul letto di lei, condividevano delle cuffie e ridacchiavano come ragazzini innamorati.
Salutai, buttai sul letto zaino e giacca e corsi fuori.
Per qualche motivo mi dava fastidio vederli stretti su quel lettino a dirsi i segreti e ridere come i bimbi.

Andai a fare un breve giro casetta per beccare Holden, Sarah, Sofia o qualcuno con cui potessi lamentarmi delle mie assegnazioni ma pareva che non fosse ancora arrivato nessuno.
In camera non ci potevo tornare perciò andai in cucina e mi sedetti al tavolo vicino a Giovanni e Nicholas che parlavano dell'ennesimo compito della Celentano ricevuto da uno dei due.
"Che compito?" Domandai per farmi i fatti loro e perché mi annoiando.
"Ho un valzer" parlò Giovanni girando la testa verso di me e io annuì cercando di visualizzare i valzer nella mia testa.
Mi veniva in mente solo mio fratello che guardava video di valzer viennesi ma non mi venivano in mente i passi, solo la testa di mio fratello che guardava il display del suo cellulare.
"Difficile?"
Glielo chiesi ma comunque non ne avevo idea.
"Eh abbastanza...un po' fuori dalle mie corde ma meglio del compito di neoclassico" annuì di nuovo ascoltandolo.
Era molto divertente vederlo ballare stili che non erano il suo perché ci scherzava anche su e rendeva il tutto più comico del previsto.
Sentì delle mani sulle mie spalle e mi voltai velocemente spaventata dal contatto imprevisto.
"Coglione!" Era Holden, "mi hai spaventata."
Joseph sorrise in quel suo modo fuori dal mondo e facendo dilatare ancor di più le sue pupille già grandi.
"Allora?"
"Una merda, tu?" Mi avrebbero dato un provvidemento per quella parola? Poteva essere.
Holden sciolse la presa dalle mie spalle e si venne a sedere di fianco a me giocando con una bottigletta d'acqua fra le mani.
"Michela" la coach di canto, "punta su Cenere di Lazza."
Smise di giocare con la bottiglietta per metterla sul tavolo e appoggiare il braccio sulla superficie.
"Daje, puoi farci una roba figa" era una canzone piuttosto quotata ormai ma l'avrebbe sicuramente resa sua perciò poteva uscire qualcosa di creativo e bello.
"A' voglia" si battè la mano sinistra sulla coscia, "te?"
Gli colpì anche io la coscia allungandomi verso di lui, "Vetri Neri" sorrisi tirandomi forzatamente gli angoli della bocca con i muscoli facciali, "io non vorrei ripetermi sempre ma credo che le assegnazioni non è che proprio siano pensate su di me, magari su qualcuno che han beccato per strada chissà."
"Devi portare Anna?"
Mi girai verso sinistra, Mida e Gaia stavano venendo verso il tavolo e lui mi aveva appena rivolto la parola.
Grande coraggio considerando che non avevo idea del perché avevo voglia di tirargli uno schiaffo.
Deglutì la mia insofferenza nei suoi confronti e feci finta di nulla, "yesss, tu?"
Mida si sedette a capotavola dietro Holden, perciò lui si girò per non dare le spalle a nessuno e poggiò finalmente la schiena contro lo schienale.
Gaia era sparita con le altre ragazze in cucina.
"Si No Estas ma ci riscrivo su in spagnolo."
Lo guardai.
Perché la Cuccarini e in generale i professori di canto a loro davano pezzi sensati e io mi dovevo beccare la loro volontà di trasformarmi in una rapper?
Perché sopratutto non avevano capito che quello che riuscivo a fare io non era rappare ma cantare veloce?
Magari mi volevano far fuori.
Non c'era altra spiegazione.
"Sono molto invidiosa" mi limitai a dire.
Non che volessi cantarla io, ero invidiosa delle scelte azzeccate.
"Prova a chiedere di parlare con Lorella" suggerì Holden, "sempre che non lo richieda prima lei perché ti stai lamentando" mi sorrise divertito, "sei una ribelle."
Io ridacchiai divertita.
Tanto non c'era modo di spuntarla con loro, avevano sempre ragione quelli che avevano il coltello dalla parte del manico, non di certo noi sprovvisti pure di una fionda.
"La vera ribelle è lei che vuole buttare fuori dalla scuola, una delle persone che ha voluto lei."
Non aveva senso.
"Am, ti conviene" Mida con il dito mi fece il segno di chiudere la bocca, "lo dico per te."
"È un animo tormentato" mi prese in giro Joseph nonostante lui e pure il venezuelano in realtà erano come me, se non peggio quando si parlava della loro musica e della loro personalità di cantante.
"Parlane direttamente con la Cucca" ripeté Christian le parole del ragazzo seduto di fianco a me che ridacchiava delle mie disgrazie.
"Mi offri una sigaretta?"
Guardai il ricciolo un attimo confusa ma annuì subito.
Tastai nelle tasche della tuta, tirai fuori il pacchetto e gliene allungai una.
"Vieni fuori dai."
Ancora interdetta mi limitai a seguirlo per poi girarmi verso Joseph che ci guardava.
Avendo sempre la stessa espressione facevo anche fatica a capire bene a che cosa stesse pensando.
"Vieni?"
Scosse la testa. La sua faccia brillò di divertimento, "andate voi."

Paris Latino - Mida Where stories live. Discover now