Holden per la sesta volta in quella giornata che stava durando 72 ore, si voltò e se ne andò mentre ancora io avevo la bocca piena di parole.
Io stavo lì con le labbra dischiuse per parlare e nel bel mezzo di una conversazione, lui si alzava, se ne andava e dandomi la schiena alzava il braccio e la mano per salutarmi drammaticamente.
Lo bloccai ridacchiando quando arrivò sulla soglia della sala con I divanetti beige, ero quella stanza open space che dava sulla cucina e sulle camere dove o di solito le coppie si limonavano o la gente si prendeva a parole.
Un posto magico.
"Hai finito di girarmi le spalle?"
Ero nella mia posizione di rilassamento preferita: quella in orizzontale con un cuscino rotto sotto alla testa e uno sullo stomaco.
"Scusa è che non riesco a togliermi dalla testa la tua uscita di oggi."
Risi facendo scuotere il cuscino sopra alla mia pancia, "dovevo andare alla Juliard a studiare arti drammatiche, altro che amici."
"Am" la vocina di Sofia mi chiamò ed io alzai completamente la testa per vedere spuntare la sua testolina dal lato della porta. La vedevo dall'alto al basso, come quegli alberi appesi al soffitto, dato che non avevo trovato la voglia manco di girarmi ma solo di espandere la lunghezza del mio collo. "Sarebbe il tuo turno per i tik tok."
Rimasi con in collo in espozione e la testa piantata nel cuscino mentre guardavo i suoi capelli tirati in uno chignon basso, "io passo" Alzai un braccio verso l'alto per dichiarare bandiera bianca.
C'era già abbastanza da fare ci mancavano i turni per tik tok. Io, personalmente, ne mettevo uno quando mi ricordavo, ma passavo più tempo possibile su twitter per far parte delle meme e fidelizzare i twitterini e scrivere stronzate richiedeva meno tempo che star lì a fare video che comunque non mi sarebbero mai andati bene, perché ero una cagacazzo.
Sofia sparì da dietro la soglia e io feci cadere il braccio al mio fianco, "perché abbiamo i turni per tik tok?" Chiesi ad alta voce.
"A quanto pare ci aiuta a star più vicino al pubblico."
Annuì. Poteva avere senso.
"Io non li so fare i balletti" mi lamentai. Probabilmente lo avrei scritto su twitter per scusarmi della mia non presenza su tik tok.
Cioè, in realtà c'ero, commentavo e infastidivo gli altri e poi ripubblicavo edit per la coppia Marisol e Petit ma la mia esistenza sulla piattaforma finiva lì.
"Io sì" Joseph di fianco al mio divano, si mise una mano sulla vita, alzò l'altra mano e iniziò a sculettare.
Gli lanciai un cuscino addosso.

Mangiammo tutti piuttosto velocemente, non so se perché affamati o indaffarati o stanchi, stava di fatto che in circa venti minuti ingurgitammo tutto come le anatre senza masticare.
Ero contenta perché era il mio turno per i piatti e avevano già fatto il primo lavaggio mangiando anche l'olio rimasto nel fondo delle padelle.

Andai dietro l'isola e mi guardai intorno, fra piatti, bicchieri e stoviglie ammassate. C'era più roba di quello che mi sembrava prima.
Mi piegai per prendere i guanti gialli sotto al lavabo, "tu lavi, io asciugo?"
La voce imprevista mi fece sobbalzare e tirai una testata contro il truciolato che sosteneva il lavandino e i piatti lerci.
Mi misi le mani sopra la testa e sopra il bernoccolo che mi sarebbe cresciuto sotto ai capelli e lentamente mi alzai maledicendo Christian.
"Mi ero dimenticata che c'eri anche tu in turno."
Avevo proprio rimosso, come fanno i soldati che vanno in guerra ed eliminano i ricordi più dolorosi.
Mida ad un passo da me, si mordeva il labbro inferiore per evitare di scoppiare a ridermi in faccia e apprezzai cominque il tentativo.
Allungai i guanti verso il suo petto tonico coperto da quella canotta, "tu lavi, io pulisco."
Sembrò quasi sorridermi.

"Che canti per la gara?"
Avevo la pezza rossa in mano ed ero appoggiata alla cucina di schiena mentre lanciavo qualche occhiata ogni tanto al ragazzo che strigava via lo sporco dalla padelle.
"Non dobbiamo parlare per forza" usai le sue parole e mi sembrò quasi di essere nei suoi panni, di quando mi guardava e mi vedeva tentare di cercare di dire qualcosa per spezzare quel silenzioso disagio che si creava sempre tra di noi.
Smise di lavare i piatti, le mani bloccate sopra al culo della pentola e il viso si voltò verso di me. Gli occhi grandi brillavano sotto la luce calda della cucina e il color legno che ci circondava.
"Io voglio parlare."
Misi le braccia conserte, facendo finire quel pezzo di stoffa per asciugare I piatti in mezzo alla mia felpa oversize beige.
"Okay" sospirai, "allora, come va con Gaia?" Chiesi sorridendogli lievemente.
Allontanò le mani dalla pentola e le appoggiò sulla superficie, "non devi per forza fare così."
"Voglio solo parlare" replicai abbandonandomi di più con la schiena contro la cucina.
Mida si mise con un fianco contro il lavabo, sempre ad un passo da me, "Va sempre allo stesso modo...va bene" io annuì, "ma mi spiace. Hai ragione non te l'ho mai detto."
Annuì ancora, "okay."
Non che avesse senso sentirselo dire dopo quasi una settimana e con la consapevolezza che nel su cervello non credeva davvero di avere sbagliato ma andava bene così.
"Quand'è che te la cambi 'sta canotta che sembri justin bieber nel 2009 misto ad Usher?"
Mida mi sorrise e ridacchiò e allungò le mani per asciugarsele nella pezza che avevo stretta fra le braccia manco fosse il mio tesoro più caro.
"Son troppo fresco così, vero?" Si mise dritto in piedi davanti a me facendomi vedere l'outfit, ergo quello di prima con la variante della tuta nera che gli copriva le gambe lunghe.
Tirai le labbra in un sorriso divertito, "mio zio Nino è così quando torna da lavoro."
Scoppiò a ridere, arricciando il naso: "com'è tuo zio?"
Con le braccia incrociate, il sedere contro la superficie della cucina e lo sguardo alto mi resi conto solo in quel momento che i colori caldi di quella casa mi piacevano molto. Mi davano un senso di familiarità.
"Alto, scurissimo di pelle, tutta la melatonina che non ho io è perché l'ha presa lui, pelato, è letteralmente un blocco di marmo. Al matrimonio di mio cugino, han provato a tirarlo su ed Oscar, un amico di mio cugino, si è quasi, non ironicamente, spezzato un braccio. Gli è andata bene, ha portato solo il gesso per un po'."
Risi da sola ai ricordi.
Io e la mia famiglia eravamo sempre stati vicini ma con i miei parenti la storia era diversa, discutevamo sempre e non c'era mai nulla che ci permetteva di pensarla alla stessa maniera perché i soldi pareva venissero prima di ogni legame affettivo, però quando eravamo insieme, nei pochi momenti in cui non si litigava o si parlava di chi possedeva cose, ci divertivamo molto.
"Ah, fuma molto ma non molto quanto pensi tu, di più e perciò ha la voce molto raspa. E non si vergogna di niente, letteralmente quell'uomo non conosce l'imbarazzo."
Insomma, aveva scoreggiato in ospedale mentre alzava la gamba per distendersi sul lettino e dato la colpa all'infermeria pur sapendo che era palese che fosse stato lui.
"Non abbiamo molte cose in comune" rise il ricciolo di fronte a me.
Scossi la testa e mi avvicinai leggermente a lui per potermi permettere di parlare a bassa voce e con la mano coprì il microfono sul mio petto, "a entrambi piace giocare."
Mio zio aveva tradito mia zia, ripetutamente e comprato una casa all'amante una ventina di km distante da dove viveva con mia zia.
Senza vergogna, anche in quei casi.
Non che Mida fosse così ma nonostante io ci provassi continuavo a sentirmi presa per il culo da quello spilungone e non riuscivo a mandare giù quella cosa.
Ero stata tanto stupida da farmi raggirare da un uomo?

Halo 💌
Come state? Spero tutto bene.
Qui da me son tipo due settimane che piove e mi sono rotta anche un po' il cazzetto. 

Comunque come sempre vi chiedo, se vi è piaciuto, di lasciare una stellina ⭐️

Buon weekend 🦋

Paris Latino - Mida Where stories live. Discover now