Erano le cinque e mezza, in casetta non eravamo molti e sopratutto non c'era Joseph e se non c'era lui io come facevo con il mio schiaffo?
In più Mida aveva deciso, da solo, che doveva ricambiare quel favore che non era un favore e perciò si era chiuso con me nella sala prove e sempre da solo aveva deciso con che cosa aiutarmi.
Onestamente pensavo che mi avrebbe dato una mano con la stesura del pezzo di Nicki Minaj considerando che aveva detto di possedere un paroliere, qualsiasi cosa esso fosse, ma no, voleva aiutarmi nel compito, quello della Pettinelli.

Era rimasto in piedi, appoggiato comodamente contro la sbarra per il classico, con le braccia conserte e lo sguardo che mi seguiva ovunque io andassi mentre l'unica cosa che volevo io era rifuggire dal suo campo visivo.

Mi fermai in mezzo alla sala, i piedi coperti dai calzini grigi erano impiantati sul parquet.
"Non è necessario" ripetei per la trentesima volta.
Non lo era davvero.
E oltre non essere necessario, era imbarazzante.
"Se riesci a farlo davanti a me, riesci a farlo davanti a tutti."
In quel momento era molto peggio pensare di farlo davanti solamente ad un pubblico composto da una persona piuttosto che farlo in puntata e diventava peggio quando pensavo che la persona che avrebbe dovuto vedermi e giudicarmi era lui, non una persona qualsiasi.
"E poi sono il tuo giudice più severo...e non ho un cazzo da fare. Quindi vai" con la mano mi fece segno di darmi una mossa scacciando l'aria.
"Ma non puoi darmi una mano con Nicki? Hai un parol...qualcosa. L'hai detto tu" sbuffai.
Ero pronta a scavare con le unghie una via d'uscita attraverso il pavimento.
Le unghie sarebbero ricresciute, la dignità persa non l'avrei ritrovata facilmente.
"Paroliere" mi corresse, "ed è più divertente questo" ridacchiò prendendomi in giro.
"Ti odio" commentai camminando verso lo speaker per far partire la musica.
"Ah" Mida mi distrasse dal mio tentativo di connettermi con la cassa, "se dovessi cadere, ti dico già che potrei ridere. È proprio una reazione naturale. Se ti vedo che perdi l'equilibrio, scoppio ma non è colpa mia, è il mio corpo che reagisce perciò non prendertela."
"Sono a tanto così" gli mostrai il mio pollice ed indice praticamente attaccati, "dal lanciarti addosso i tacchi che ho nel borsone e sempre a tanto così" continuai a mostrare la mia mano eretta verso il cielo, "a sperare che il tacco ti finisca nell'occhio."
"Dai tigre" replicò divertito, "datti una mossa."
Il tacco glielo lanciavo sui coglioni.

Sospirai, presi un grandissimo respiro e feci partire la musica.
Era più una prova che altro, se fossi riuscita a farlo davanti a lui, probabilmente non me la sarei fatta addosso domani in puntata.
Era un test che mi avrebbe permesso di capire se dovevo o meno scappare in Messico e rifarmi una nuova vita sotto il nome di Abuela.

Partì il riff di chitarra iniziale, io avevo le gambe leggermente divaricate e la testa china verso il pavimento.
Stavo per vomitare.

You need coolin'
Baby i am not foolin'

Alzai le braccia verso il cielo con le mani incrociate.
Sembravo un serpente non troppo centrato.

I'm gonna sent ya back to schoolin'

Abbassai le braccia e feci qualche passo in avanti, con la scopa nella mano sinistra che trascinavo lentamente con me fingendo che fosse l'asta del microfono.

A way down inside

Mi misi dietro la scopa come se fosse l'asta e mi abbassai lentamente, accarrezzando il legno mentre raggiungevo una posizione di squat.
Speravo non sembrasse che fossi sul cesso.

A honey you need it

Dovevo tenere la scopa dritta dato che non stava in piedi da sola, quindi con una mano tenni il manico e con l'altra passai in rassegna la mia pelle dalla vita fin al ginocchio.

Paris Latino - Mida Where stories live. Discover now