𝑪𝑨𝑷𝑰𝑻𝑶𝑳𝑶 𝟑

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Il -10 non si riferisce a ciò che credi.

«Non voglio che Molly mi rivolga la parola.»

Sobbalzai nell'udire la voce di Sierra alle mie spalle, perciò ricacciai il telefono in tasca.

«Chi? Cosa?»

«Quella rompipalle.»

M'imposi di non pensare al messaggio che avevo appena ricevuto. Non potevo dargli credito. "Meno dieci" non si riferiva al matrimonio?
Sì invece, era ovvio fosse così. Sierra aveva confermato che si sarebbe sposata.

«Mi fa venire voglia di andarmene.»

Sierra sembrava detestare la presenza di quella donna. Si sedette di fronte a me, quindi glielo chiesi.

«Chi è?»

«Un'impicciona. Le ho raccontato una cosa quando ero ubriaca.»

«Cosa le hai raccontato, Sierra?»

«Niente.»

«Non ti fidi di me?» La domanda mi uscì rapida, come altrettanto istintiva fu la sua risposta.

«Ti conosco da due giorni, Sabrina.»

Sierra lo disse con leggerezza, ma io non la prendevo mai con leggerezza.

«Che c'è?», domandò provando a risistemarsi il caschetto, poi il collo del maglione.

Prima l'avevo vista dare i soldi alla guardia, ora questo... Sierra nascondeva qualcosa.

Ma d'altronde... tutti nascondiamo qualcosa.

«Ho un capello fuori posto? Cosa c'è?», ripetè lei, forse leggermente a disagio nell'avere i miei occhi addosso. In realtà non la stavo guardando. La mia mente era occupata da altro.

Follow Sabrina.

Il mio nome in quell'account avrebbe dovuto preoccuparmi. La realtà? Non era così.

«Niente, mi è venuta fame.»

Mi alzai per andare a curiosare al buffet, quando la signora Molly mi raggiunse.

«Sierra sta bene?», m'interrogò con aria curiosa.

«Benissimo.» Provai a recidere la conversazione, ma lei non sembrava del mio stesso avviso.

«Ho un nipote della vostra età, lo sai?»

Annuii controvoglia.

«Anche lui trascorre le vacanze di Natale qui nell'hotel.»

Lanciai uno sguardo distratto al tavolo delle signore.

«Non so dove sia ora. Io le mie amiche organizziamo pomeriggi a tema true crime.»

«Molto interessante».

Fui fredda e lei smise di rivolgermi la parola. Non era mia intenzione trattare male una donna sulla sessantina che probabilmente non aveva famigliari con cui trascorrere il Natale e che inventava di nipoti immaginari.

Mentre mi perdevo in supposizioni però,  i miei occhi furono rapiti dalle immagini sul televisore. Il documentario trasmesso trattava di svariati crimini, ma fu la parte del serial killer edonista a catturare la mia attenzione. Si parlava di chi uccideva per il gusto di farlo, di persone in cerca del brivido provocato dall'atto stesso di togliere la vita.

Venni scossa da un fremito e un altro pensiero involontario si fece strada sotto la mia pelle.

Non mi sento al sicuro qui.

Follow SabrinaWhere stories live. Discover now