𝑪𝑨𝑷𝑰𝑻𝑶𝑳𝑶 𝟑

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Lentamente, posai una mano sulla finestra.

Immagina cadere da qui, pensai tra me e me.

Lo facevo spesso, non erano pensieri volontari.

Immagina aprire la portiera mentre l'auto va a tutta velocità...

«Sabrina!» Una voce cristallina mi riportò alla realtà.

Mi voltai e Sierra stava in piedi, avvolta da un cappotto celeste. Sembrava appena rientrata, le gote arrossate e gli stivali bagnati di neve fresca.

«Vieni, salvami per favore», disse sfilandosi i guanti.

«Che succede?», domandai allarmata.

Lei mi indicò una signora sulla cinquantina che stava seduta insieme alle sue amiche, tutte intente a guardare le immagini trasmesse sul grosso televisore.

«C'è la signora Molly», sussurrò Sierra sottovoce.

I tavoli erano quasi tutti occupati, così ne puntai uno libero, in un angolo della caffetteria.

«Vieni, sediamoci lì», proposi, facendole strada verso un posto distante dalla donna che Sierra sembrava volesse evitare. Le sfilammo di fianco a testa china, ma non fu sufficiente.

«Tesoro», chiamò d'un tratto una voce femminile. «Perché non vi unite a noi?»

Sierra prese un respiro, poi si voltò per sfoderare un sorriso forzato.

«No, grazie, stiamo...» Si bloccò, così le andai in soccorso.

«Stiamo aspettando il mio ragazzo, ha prenotato laggiù.»

Indicai un punto a caso dall'altra parte della sala e le donne borbottarono qualcosa fra loro, con sorrisetti e occhiate divertite.

Una cosa era certa: scorrevano troppi alcolici in quell'hotel.

Dopo aver rivolto loro un saluto di cortesia, ci allontanammo e raggiungemmo il nostro tavolo. Sierra si levò il cappotto, poi si guardò intorno con aria circospetta.

Non mi curai del suo atteggiamento bizzarro, forse perché il mio a breve sarebbe stato anche peggio. Il cellulare mi vibrava nella tasca dei jeans.

Immagina controllare l'account mentre sto seduta accanto a Sierra...

Al solo pensiero sentii il cuore balzare in gola.

«Vado a prendere da bere, vuoi qualcosa?», chiese lei, con un cenno al buffet.

Forse aveva detto altro, ma io ero troppo distratta dal brivido del proibito che mi aveva causato piacevoli scosse lungo la schiena.

«Arrivo», borbottai sbrigativa.

Indugiai al tavolo un po' più del dovuto, quindi estrassi il cellulare dalla tasca dei jeans e notai qualcosa d'inaspettato. Mi era arrivato un direct da un account che aveva la mia stessa immagine profilo.

Inquietante.

Lo aprii subito.

Ti sei sbagliata.

Di che parli? scrissi io.

Non mi aspettavo risposte, ma quell'account replicò troppo velocemente per essere ignorato.

Non mi aspettavo risposte, ma quell'account replicò troppo velocemente per essere ignorato

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