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la voce del preside risuonava nelle mie orecchie come una strana sinfonia familiare che non stavo nemmeno a sentire.
ero lì, in quelle mura, finalmente in un programma televisivo che mi aveva sempre affascinato a portato tanta curiosità davanti allo schermo.
guardavo la struttura con sorpresa, i docenti che severi ci osservavano attentamente ed il preside innanzi a noi, che più autoritario che mai ci spiegava minuziosamente il percorso che avremmo pian piano attraversato.
mi guardavo attorno curiosa, ragazzi della mia età erano seduti a pochi metri da me di distanza con le proprie sedie in legno scuro, che non perdevano attimi per lanciarsi occhiate di conoscenza.
mi spostai una ciocca di capelli rossastri dal viso, che si illuminavano dai potenti raggi di sole che accarezzava delicatamente il viso di alcuni di noi.
i miei occhi risplendevano sotto la sua luce, parendo più chiari di quel che erano già.
erano di un colore insolito per lo più, che non avevo mai visto se non in mia madre.
lei mi aveva tramandato quelle meravigliose sfere grigiastre che avevano migliai di sfumature diverse e perfettamente intersecate fra loro.
il contorno era scuro, sui toni dell'azzurro, un azzurro molto scuro che quasi tendeva al blu, si schiariva lentamente verso l'interno, tendendo al grigio più chiaro e lucente che poi terminava vicino alla pupilla con un verde molto acido e accesso.
erano occhi così particolari che alcuni professori li descrivevano come perfettamente progettati dalla mente di uno scrittore bravo ed esperto.
ritenevo esagerati quei complimenti anche se mi rendevo conto di cotanta particolarità in quei colori intersecati.
"signorina bianchi, venga a recuperare la sua divisa"
le parole del preside mi avevano risvegliato dai miei pensieri, mi alzai dalla sedia e sistemandomi i jeans a vita bassa che indossavo poco sotto il mio ombelico, mi avviai imbarazzata verso l'uomo con in mano il vestiario prestabilito per quell'esperienza.
la presi in mano, sentendo tanta responsabilità attraversarmi il corpo, e con passi decisi mi spostai di fianco al corteo dove alcuni miei compagni già sostavano per andare ad indossare i propri vestiti.
"dici che la quella ragazza entrerà?"
mi chiese enrico, uno dei primi ragazzi a cui avevo stretto la mano prima di entrare nel collegio.
era alto occhi chiari ed azzurri, un ciuffo sontuoso e per il poco tempo in cui ci ero stata assieme, davvero maturo.
aveva un modo di parlare molto altezzoso e pacato, usava un vocabolario molto ampliato ed ero affascinata dalle sue espressioni intelligenti e dalle sue battute improvvise.
"ma chi?"
chiesi subito dopo aver cercato in giro per la folla ancora seduta, la ragazza di cui lui parlava.
"quella ragazza con i capelli un po' strani"
disse immediatamente cercando di indicare la ragazza in seconda fila con due colori diversi di capelli in testa.
"mh non so, non sono così cattiva da mandarle male la sorte"
"troppo buona matilde"
ammicco sotto voce lui, facendomi sorridere leggermente.
il preside pochi istanti dopo ci diede il consenso di salutare le nostre famiglie, e per il poco tempo che avevo per lasciare mia madre tornare a casa sola soletta, mi affrettai a posare la divisa per correrle incontro.
lei mi aspettava a pochi metri di distanza, con le braccia già aperte e con qualche lacrima che le scorreva in viso.
era una donna davvero bellissima, occhi splendenti più unici che rari, capelli rossi e luminosi tanto da sembrare un personaggio inglese sfociato fuori da qualche libro di fantasia.
"fai la brava"
mi disse tenendo il mio viso tra le sue mani piene di anelli gelidi e ferrei.
versai qualche lacrima pensando per quanto non avrei potuta vederla, ma decisi di farmi forza per non farla disperare ulteriormente.
"ti voglio bene"
dissi con voce spezzata dal pianto mentre lei mi asciugava le lacrime che velocemente scorrevano sulle mie gote arrossate.
"anche io te ne voglio"
rispose baciandomi la fronte, prima di lasciarmi alle braccia della sorvegliante che mi era venuta a recuperare per farmi dirigere verso la camerata femminile.
"forza forza, niente lacrime, su su"
disse con tono acuto poco dopo avermi tolto l'ultima lacrima che si stava seccando sotto il mio occhi destro.
recuperai la divisa per poi mettermi definitivamente in fila dietro le mie compagne.

𝐀𝐁𝐔𝐒𝐄-𝐑𝐘𝐀𝐍 𝐆𝐑𝐄𝐂𝐎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora