Un riccio sconosciuto

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Ero in piazza, dove si stava svolgendo un esecuzione. L'aria era calda per via delle fiamme e si potevano udire urla di disprezzo da parte delle gente che stava assistendo alla scena. Tossii a causa del fumo e decisi di allontanarmi.

Stavo correndo nelle foresta lì vicino cercando di dimenticare quell'evento spregevole. Come si può far dal male a qualcuno solo per il colore della sua pelliccia?
Questa è ignoranza pura.

Continuavo a rifletterci su e non sapevo dove stessi andando. Non avevo una meta.
I miei pensieri, però, furono interrotti da un dolce lamento. Mi fermai e mi diressi verso la fonte di quel suono.
Spalancai gli occhi quando vidi un riccio nero come la pece con delle strisce rosse sugli aculei e intorno agli occhi, con del pelo bianco sul petto, steso in terra e una gamba bloccata sotto un grande masso. Era circondato da una pozza di sangue.

So che dovevo ignorarlo e andarmene, ma il mio istinto mi portò a correre in suo soccorso. Mi inginocchiai di fianco a lui ed esaminati la situazione. Provai a toccargli la gamba ma sussultò dal dolore.

"Che stai facendo, vattene!" urlò il riccio sconosciuto.

Lo guardai dritto negli occhi. Quegli occhi rosso rubino mi ipnotizzarono.

"Ti aiuto e me ne vado, soccorro sempre chi ha bisogno" dissi con un leggero sorriso sul volto senza porre fine al contatto visivo.

"È rischioso che tu rimanga qui, sono un pelle nera" parlò il riccio pece tornando a guardare la sua gamba.

"Non sono ancora ceco grazie" risposi guardandomi intorno e cercando un modo di aiutarlo.
La mia attenzione cadde su un'asse di legno. La presi è la utilizzata come leva per sollevare il sasso e allontanarlo dal riccio dolorante. Le lezioni di sopravvivenza di Stiks mi sono state molto utili.

Notai che il riccio non si era mosso di un millimetro, così gli chiesi: "Riesci a muoverti?".

"No..." rispose tentando di nuovo di alzarsi, invano.

Mi avvicinai a lui, lo presi in braccio come una sposa e lo portai al fiume lì vicino, ignorando i suoi tentativi di allontanarmi e di scendere. Lo posai sul prato verde e iniziai a lavargli dolcemente la ferita cercando di non fargli male.

"Non sei costretto a farlo" mi disse, "Non capisco perchè fai tutto ciò, nemmeno sai chi sono e poi..."

Lo interruppi prima che potesse continuare: "La tua pelliccia nera, lo so, ho visto, ma per me non è un problema, trovo la leggenda sugli stregoni una cosa stupida".

Mi guardò stupito e continuò: "Dovresti preoccupartene, se qualcuno ci vede qui, per noi è morte certa"

"Come ti chiami? Io Sonic" chiesi cercando di cambiare discorso.

"Shadow..." rispose abbassando leggermente il tono della voce.

"Carino come nome" dissi. Mi alzai, avevo ormai finito di disinfettare la ferita. "Dove vivi?" gli domandai per aiutarlo nel ritorno, visto che non era ancora nelle condizioni di camminare.

Shadow mi guardò sorpreso. I suoi occhi rubino incontrarono nuovamente i miei smeraldo e sentii un brivido attraversarmi la schiena, le guance un pò accaldate.

"Ho capito le tue intenzioni ma non preoccuparti, sono capace di tornare a casa da solo" disse con un tono abbastanza freddo.

"Sicuro?" richiesi e il riccio nero annuì. "Allora ci vediamo" dissi con un sorriso a trentadue denti.

"Non credo, qui sono proibiti i rapporti tra ricci neri e colorati" rispose e sparì nel nulla.

Ero confuso, come ha fatto... i pelle nera sono davvero "stregoni"?

Fiamme EterneWhere stories live. Discover now