38. I cancelli di Shakdàn

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Di nuovo ci fu una pausa.

«Gli dei verranno quando lo riterranno opportuno!» Questa volta era stato un altro a rispondere.

«Gli concedo un'ora» sentenziò Havard. «Se per allora non saranno arrivati, il mio esercito prenderà la città. Sono sicuro che gli dei onnipotenti troveranno un modo per arrivare in tempo.»

Non aveva bisogno di aggiungere altro: fece girare il suo drago e si avviò senza nemmeno attendere una risposta. Vedendo che si allontanava, gli orchi sulle mura provarono a fermarlo e a chiedergli più tempo, ma lui li ignorò. Lo fece per ostentare la propria autorità, ma anche perché non poteva permettersi di perdere tempo: l'esercito che aveva riunito era abbastanza numeroso da affrontare qualsiasi nemico, ma lo sforzo di mantenerlo diventava ogni giorno più pesante.


Terminata l'ora concessa agli abitanti di Shakdàn, Havard diede ordine di battere sui tamburi per segnalare anche al nemico che l'attesa era finita.

Tutto l'esercito era pronto a mobilitarsi, ma rimase in attesa mentre il proprio leader tornava verso i cancelli della città.

«Il tempo è scaduto» annunciò il figlio di Hel. «Qual è la risposta degli dei?»

Il silenzio che seguì non venne interrotto da una voce, bensì da un pesante rumore di legno e ferro. L'enorme cancello cominciò ad aprirsi, rivelando diverse centinaia di guerrieri e, davanti a loro, decine di orchi dagli ampi mantelli e dalle armature ricercate: inquisitori. Paradossalmente, quello che più spiccava tra loro era Spartakan, che invece era ancora a torso nudo.

«Gli dei sono pronti a riceverti» annunciò il figlio dell'inferno. «Scendi dal tuo drago e seguimi.»

«La mia scorta verrà con me» affermò il pallido.

Spartakan annuì.

Solo allora Havard scese dalla sua cavalcatura e raggiunse il guerriero degli dei. Spartakan non era l'orco più imponente che avesse visto, ma lo superava comunque di quasi tutta la testa.

«Ti seguo» affermò il pallido, per nulla intimorito dalla fisicità del nemico.

I guerrieri lì radunati si spostarono, aprendo la strada a Spartakan, gli inquisitori, Havard e la sua scorta di poche decine di persone.

La via principale di Shakdàn era molto ampia e gli edifici ai lati erano tutti a più piani e di fattura robusta. Andando avanti la pietra sostituì il legno, e anche le finiture divennero più ricercate. C'erano addirittura dei canali navigabili che scorrevano all'interno della città, utilizzati per trasportare merci grazie a delle piccole zattere.

«Vedo che non hai portato l'Ascia» disse il figlio di Hel, che invece aveva con sé il suo bastone d'ossa. Aveva promesso a Shamiram e Sigurd che avrebbe fatto il possibile affinché gli venisse riconsegnata l'arma ammazza-dei, ma non la considerava una priorità.

«Hai chiesto un incontro pacifico, ed è quello che avrai» ribatté il rosso. «E comunque non ho bisogno dell'Ascia per sbarazzarmi di te e della tua scorta.»

«Può darsi. A proposito, ho saputo dei tuoi poteri.»

Spartakan gli rivolse uno sguardo fiero. «Quindi sai già che nessuna delle vostre armi può ferirmi.»

Age of Epic - 2 - La progenie infernaleWhere stories live. Discover now