Quarto giorno.

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*Nella foto è Jade Lennox (Annasophia Robb)*


26 Gennaio 2013.

Quarto giorno di prigionia.



Ieri non sono venuta nella SR, non stavo bene. Un dottore e, per fortuna, non uno psichiatra, mi ha visitato.

Ha prescritto delle vitamine e dei sonniferi, perché, a quanto pare, non dormo e sono troppo debole.

Di certo non avrei dato loro la soddisfazione di sentirlo dire da me. Sempre se mi avessero creduto.

In realtà dormo, anche se un paio di ore a notte. E, stranamente, non è colpa del nuovo arrivato, lo 0128. E' silenzioso quasi quanto me, non c'è che dire, tant'è che ho pure pensato, un paio di volte, che non fosse pazzo, proprio come me. Poi mi sono detta che sono sicuramente l'unica con una storia del genere, l'unica sana dentro questa prigione.

Ah, dimenticavo, il dottore ha anche chiesto di potermi fare uscire all'aria aperta più spesso dei normali pazienti, almeno per adesso.

Credo, quindi, che mi permetteranno di scorrazzare nel cortile (sempre sotto sorveglianza) almeno ogni due o tre giorni.

Se potessi, morirei adesso. Se invece fossi una strega o una maga o chi più ne ha più ne metta, la farei pagare a tutti quanti, ovviamente dopo una bella vacanza ai Caraibi o in qualunque altro posto che io possa immaginare.

Se fossi una maga, tornerei da Claudius Gray e lo farei spedire qui al posto mio.

Uccidere sarebbe troppo facile.

E a me, le cose troppo facili non piacciono, devono avere un tranello sotto. È per questo che la polizia dovrebbe fare un paio di indagini in più, è troppo facile pensare che abbia ucciso io Gregory Lennox. Troppo, troppo facile.

0127 ripone il suo sfogo nella fessura dopo aver estratto quello di due giorni prima.

Non lo legge, lo mette nella tasca della divisa.

Oggi la SR è vuota, e Lennox ne è felice.

Per un po' dimentica dove si trovi, guardando quasi con attenzione la televisione, poi il suo tempo finisce ed è costretta a tornare alla realtà.

Scortata, come ormai d'abitudine da quattro giorni, nella sua camera, cerca inutilmente di spiare il suo vicino di cella. Ma la porta è chiusa e da dentro non viene alcun rumore.

E la cosa si ripete per i successivi due giorni, lasciando quasi pensare a Lennox che l'abbiano spostato. O peggio, che sia uno dei più pazzi in assoluto.

Lui aveva negato di esserlo, ma, come si dice, il primo segno per capire se è una persona è pazza è vederli pensare di non esserlo.

In quei due giorni Lennox esce. Esce all'aria aperta, assaporando la piacevole sensazione del sole sulla pelle, del gelido vento d'inverno e dei fiocchi di neve.

Certo, è rimasta fuori neanche un'ora, ma le è bastato per rimpiangere ciò che fino a una settimana prima aveva e che forse non avrà più.

Tornata in cella più su di giri del solito inizia a girovagare per la sua piccola camera, senza pace, con l'irrefrenabile desiderio di urlare di farla uscire.

Poi entra nel bagno e si guarda alla specchio.

Dopo sei giorni non sembra più la stessa.

Occhiaie profonde le contornano gli occhi azzurri, ormai ardenti di rabbia, i capelli sono legati in un pratico chignon fatto dagli addetti all'igiene personale di ognuno di loro, le labbra grosse sono screpolate, il suo viso pallido.

Lennox - 0127On viuen les histories. Descobreix ara