Capitolo 11 "Il colore degli zaffiri"

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«allora dimmi, ti ascolto» posò l'agenda e si sporse con il busto in avanti, nella classica posizione di chi nutre un vero interesse per la storia che gli sta per essere raccontata. 

«mia madre abitava con lui da pochi mesi e quella fu una delle prime volte in cui andai a trovarla. Era estate e faceva particolarmente caldo. Lo ricordo perché in quella casa non c'erano condizionatori nè ventagli. Non riuscivo a prendere sonno, così mi diressi in cucina per prepararmi una tisana. Lo faccio spesso, anche ora» gli occhi di Nina erano cupi, svuotati da ogni emozione, «ero accanto ai fornelli, le luci erano spente, mi spaventai quando sentii qualcuno toccare la mia spalla. Mi voltai di scatto e per un attimo fui felice di vedere il volto di Buck. Poi è stato tutto estremamente veloce, ricordo la puzza di alcol provenire dal suo alito, e ricordo i suoi occhi. Erano gli occhi di un pazzo. Mi diceva che ero bella, anche più di mia madre. Mi accarezzò una guancia e poi i capelli. Fino a quando le carezze divennero più pressanti. Poi udimmo un forte rumore provenire dall'esterno della casa. Approfittai di quella miracolosa distrazione per correre in camera mia. Da allora, le poche volte che ho dormito in quella casa, la porta è sempre stata chiusa a chiave» la voce era tremante. 

Nicolas aveva un'espressione seria e amareggiata, «come mai hai continuato a frequentare quel posto?» le chiese spontaneamente.

«avevo paura di perdere per sempre anche quel sottile filo che ancora mi legava a mia madre, poi ho capito che lei non aveva alcuna intenzione di mantenerlo vivo. E così non ci andai più» Nina non sapeva bene perché avesse deciso di aprirsi tanto con quel giovane ragazzo. Non capiva se quella confessione derivasse dalla semplice volontà di collaborare con lui o se, al contrario, avesse trovato nei suoi occhi il coraggio di parlare per la prima volta di quella spaventosa notte. 

«mi dispiace. Davvero» lui le posò la grande mano sulla sua. Era morbida. Non conosceva la ruvidezza delle mani di Helia.

Nina, per qualche secondo si lasciò accarezzare da quel tocco delicato. Poi, velocemente ritrasse la mano. Non lasciarti toccare dalle mani sbagliate, quelle parole le echeggiavano nella mente come corvi gracchianti.

Nicolas a sua volta scostò lo sguardo. 

«come sapevi dello Shine?» Nina ruppe quell'imbarazzante silenzio. 

«ti ho vista»

«non credevo ti piacessero le feste» era provocatoria.

«sai, diversamente da quanto si possa pensare, noi avvocati abbiamo anche una vita privata. Non indossiamo sempre la giacca e la cravatta!» le rispose divertito. 

«perchè non ti sei avvicinato per salutarmi?» era molto interessata alla risposta.

«non mi piace mischiare il lavoro con il divertimento.» Nicolas fu tagliente, «inoltre la tua attenzione era già stata catturata da un altro ragazzo» 

Allora aveva davvero visto tutto. Aveva visto la sua reazione nei confronti di Helia, e la sua successiva corsa verso l'uscita del locale. Nina era turbata, non voleva che lui la ritenesse solo una ragazzina dall'atteggiamento drammatico. 

Cercò di trovare qualcosa di sprezzante da dire ma lui parlò per primo, «bene, credo che il materiale che abbiamo raccolto oggi sia più che sufficiente. Ora torno in ufficio, ci vediamo la prossima settimana.» Sotto lo sguardo obliquo di Nina, si alzò e le tese gentilmente la mano in segno di saluto. Lei a sua volta lasciò la confortevole seduta e gli strinse vigorosamente la presa.

Rimasta sola, decise di prendere la bici e fare una pedalata. Aveva bisogno di calmare il suo animo agitato. Rivivere le immagini di quella notte l'aveva devastata. Più volte nel corso degli anni si domandò cosa le sarebbe successo se Buck non avesse sentito quel rumore improvviso nel giardino. 

La neve iniziò a scendere copiosamente sulla sua testa. E il paesaggio campestre che la circondava presto venne ricoperto da un mantello biancastro. Amava quelle strade e quei prati. Amava l'aria pulita che respirava accanto ai laghi e ancor di più le immense distese di fiori colorati che ad aprile iniziavano a sbocciare. 

Tornò a casa verso le otto di sera, dal porticato potè chiaramente annusare il profumo di roast beef appena cucinato. Era serena. Cenò con gusto insieme al padre, pulì con cura e dedizione la cucina e poi salì in camera. 

Sul davanzale, essiccata, aveva appoggiato la meravigliosa rosa bianca. La sera era il momento della giornata più difficile da affrontare, la mente tornava alle labbra di Helia e a quella dolce notte in cui spensierati dormirono abbracciati. 

Decise di concentrarsi su altro. Accese il suo vecchio pc alla ricerca di distrazioni, e aprì la schermata di facebook, usava ben poco i social, non amava mettersi in mostra.  La pagina impiegò qualche secondo ad aprirsi, aveva delle nuove richieste di amicizia. Nina cliccò sull'icona colorata e con immenso stupore lesse il nome di Nicolas Rush.

Grazie caro lettore per aver letto anche questo capitolo.
Nina ha raccontato molto di sè a Nicolas, cosa ne pensi?
Se ti va lasciami una stellina ⭐️ per me sarebbe importante!

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