Capitolo 1 - Prima fase: mimetizzarsi

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Il vantaggio principale di lavorare in un casinò così prestigioso era indubbiamente uno: lo stipendio. 

Una cifra più che dignitosa, alla quale andavano aggiunte mance e vari bonus. Tra questi ultimi avevo anche agevolazioni sull'affitto di un appartamento. 

Avevo visionato alcune sistemazioni, ma ai minuscoli monolocali in centro avevo preferito un trilocale verso il Giardino Esotico: spazio esterno, una bella vista, il tutto a una manciata di fermate di autobus dalla piazza principale. 

E quei metri in più mi sarebbero serviti parecchio quando avrei dovuto acquistare il materiale per la rapina. 

Ho già messo da parte qualcosa, grazie agli insegnamenti di mio nonno (indumenti, ferramenta varia ereditata da Gaspard stesso), perciò trasferirmi è una cosa un po' lunga. Ma perlomeno in questo palazzo l'ascensore è abbastanza spazioso da poterlo riempire di bagagli e fare un unico viaggio. 

Non fosse che per liberarlo in fretta per gli altri condòmini, ho invaso tutto il corridoio del mio piano. 

Ho trascinato a fatica uno scatolone all'interno, e so che dovrei sbrigarmi con il resto, ma quando vedo spuntare una cornice con una foto mia e di Gaspard per il mio sesto compleanno... è difficile non perdersi nei ricordi. Per quella festa nonno aveva affittato un'intera fattoria per me e i miei amici, era stato uno dei giorni più belli della mia vita. 

"Mi scusi... io dovrei raggiungere l'ascensore." 

Il mio viaggio nei ricordi è interrotto da una voce maschile fuori dalla porta. Mi affaccio oltre la soglia, e dietro il cumulo di borse e scatoloni che ho trasportato fa capolino uno sconosciuto. 

"Mi scusi lei, stavo portando dentro tutto..." 

E' un ragazzo moro poco più vecchio di me, mi dispiace averlo disturbato. 

"Diamoci del tu per favore... sei la nuova inquilina?"

"Sì, sono appena arrivata. Scusami davvero se ho occupato il corridoio, adesso ti libero il passaggio." 

In segno di buona volontà afferro una borsa e spingo con il piede uno scatolone verso la porta.

"Posso darti una mano?" Mi propone cordiale.

"Non voglio darti più fastidio di quanto già non abbia fatto."

"Nessun problema figurati." Anche lui afferra le maniglie di un borsone, ma lo alza con un po' di fatica. "Accidenti, cos'hai qui dentro? Un'incudine?" 

Il rumore di ferraglia mi fa capire che purtroppo ha preso una delle valigie che conserva gli strumenti ereditati da mio nonno. Roba che se cedessero le cuciture potrebbe scoprire come minimo un set di piedi di porco.

"Ehm, sono attrezzi per il fai-da-te. Io..."

"Spero non siano tutte così o ritiro la mia offerta." Afferma ridendo mentre oltrepassa la porta d'ingresso. 

In effetti lavorando in due riusciamo a portare tutto all'interno in pochi minuti. 

"Ti ringrazio davvero tanto. Ti offrirei qualcosa, ma devo ancora fare la spesa... penserai che sono una gran maleducata."

"Tranquilla, sarà per un'altra volta." Mi sorride gentile, sembra davvero un bravo ragazzo. "E' stato un piacere."

Ci salutiamo, ma dopo qualche secondo realizzo che non ci siamo nemmeno presentati. Corro fuori dalla porta inciampando in uno scatolone (facendomi un male del diavolo ad una caviglia) e sporgendomi dalla soglia riesco a intercettarlo appena prima che entri in ascensore "Comunque io sono Amèlie!"

"Charles! Molto piacere, sto all'interno 12." Mi sorride di nuovo, ma poi sparisce dalla mia vista quando le porte dell'ascensore si chiudono. 

Quindi Charles abitava proprio alla porta accanto alla mia. Non c'è che dire: avevo un vicino davvero carino.

-

Nei due giorni liberi che mi restano prima di dover iniziare a lavoro faccio del mio meglio per rendere la nuova casa più accogliente. Secondo il mio piano dovrò restare qui almeno 3 mesi, quindi tanto vale mettersi comodi. 

Nella camera più piccola colloco tutto il materiale per il colpo, una sistemazione molto pratica perchè così posso chiudere la stanza a chiave e nasconderla da occhi indiscreti. 

E' una bella zona questa: un po' mi dispiace non potermi fermare a vivere qui più a lungo, ma non devo perdere di vista il mio obiettivo. 

-

Il mio primo turno di lavoro sarà di pomeriggio, quindi poco dopo pranzo indosso il mio nuovo completo e mi incammino verso l'ascensore. 

Aspetto qualche secondo che mi raggiunga, e quando le porte si aprono mi trovo di fronte Charles, distratto dal cellulare. "Ehi ciao vicino." Lo saluto allegra. 

"Ciao. Dove vai così elegante?" 

Mi sistemo con tocco leggero la cravatta che indosso. "Primo giorno di lavoro. Devo fare una buona impressione. Fammi in bocca al lupo!" 

La sua risposta di incoraggiamento viene interrotta dalle porte scorrevoli che si chiudono tra di noi.

Bet on Me // Charles LeclercOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz