Capitolo 9 "Ricordi"

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«Pronto...?» gli squilli incessanti del telefono svegliarono di soprassalto Nina. Aveva avuto difficoltà ad addormentarsi quella notte. La mente era piena di immagini di Helia. Era arrabbiata, con lui e con se stessa. Si pentiva amaramente per avergli aperto il cuore in così poco tempo.

«pronto casa Bawer?» dall'altro lato della cornetta rispose una voce cordiale e stridula.

«si, sono Nina Bawer» rispose dandosi un tono.

«il signor William Bawer è presente in casa? Avrei urgenza di parlargli.»

«al momento è a lavoro. Sono la figlia, mi dica pure.»

«molto bene. La chiamo da parte dello studio legale Rush, l'avvocato aspetta suo padre e lei questo pomeriggio. Le fisso un appuntamento per le cinque, va bene?» Nina si diede uno scossone, sapeva che avrebbe dovuto collaborare con l'avvocato ma non si aspettava di doverlo rivedere così presto.

«si, informerò mio padre. La ringrazio.»

Attaccò il telefono e si recò in bagno. Aveva ancora gli occhi gonfi per le lacrime della sera precedente. Si diede una sistemata, e senza fare colazione, uscì velocemente di casa. Doveva andare da Aly. Le doveva una spiegazione sul perché della sua improvvisa sparizione.

L'appartamento di Aly era particolarmente angusto e poco illuminato. Si trovava al quarto piano di una palazzina spoglia e grigia. Non c'era l'ascensore e le scale erano eccessivamente alte. Arrivata nel quartiere Nina posò la bici accanto alla peugeot verde oliva dell'amica che trovò parcheggiata all'angolo della strada. Poi si incamminò verso l'antro dell'edificio. Gli innumerevoli balconi che affacciavano sul cortiletto interno erano privi di colore. Persino il bucato steso appariva scuro e malinconico. Nina ricordò con nostalgia come la dolce nonna di Aly potava le sue piante e i suoi fiori colorati esposti sul davanzale della sua cucina. Dopo la sua morte, anche il suo balcone venne avvolto dal grigiore circostante.

Salì le quattro rampe di scale lentamente. Prendendo fiato su ogni pianerottolo. Fuori la porta di casa bussò timidamente il campanello.

«non ci serve nulla» dall'appartamento potè distinguere nitidamente la voce di Steve. Era un uomo schivo. Odiava le visite, soprattutto se mattiniere.

Nina bussò nuovamente, «sono Nina signor Steve, l'amica di Aly» aggiunse con voce chiara e alta.

Seguirono pochi secondi di silenzio poi, la porta venne spalancata da Aly.

«ma dove sei finita ieri? Ti ho cercata come una forsennata!» la attirò in casa e la strinse forte.

«vieni entra, hai fatto colazione?» la condusse in cucina, aprì dei cassetti alla ricerca di qualche biscotto da offrire all'amica.

«si, tranquilla ho mangiato prima di uscire di casa.» le mentì. Sapeva che il padre quando faceva la spesa comprava solo il minimo indispensabile, e chiaramente dei biscotti o del succo d'arancia non rientravano nei beni di assoluta necessità.

«allora, mi spieghi?» Aly era visibilmente preoccupata.

«scusami, ieri ti ho lasciata da sola nel locale senza dirti nulla.» si giustificò sommessamente, «ma ho visto Helia con un'altra ragazza e ho preferito andare via.» decise di non dilungarsi sulla breve discussione avuta con lui fuori allo Shine.

«Si, in effetti quando sei andata via l'ho visto accanto a Carol.» a Nina si strinse lo stomaco nel sapere come, nonostante le dure parole che aveva usato nei confronti di Helia, lui avesse comunque deciso di proseguire la sua serata con la bella ragazza.

«è la segretaria del dottor Smith giusto?» le chiese con estrema curiosità.

«Si. Ora che mi ci fai pensare, quando attendevo il mio turno per la seduta spesso parlavamo. Più volte mi ha confidato di aver perso la testa per un ragazzo un po' problematico. E in effetti ho sempre notato un certo feeling con Helia, ma non credevo fosse il suo tipo» Aly parlava distratta, troppo concentrata a mettere lo smalto correttamente.

indelebileWhere stories live. Discover now