Capitolo 2 "La rabbia negli occhi"

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«credevo tu fossi meglio di lui.» era delusa. Pur non conoscendo Helia aveva creduto che fosse un ragazzo sensibile e profondo. E invece dovette ricredersi.

Passarono minuti di angosciante silenzio, colmi di sospiri e di frasi mozzate.

Helia sapeva bene che Andrew era un violento. Lo sapeva da quando erano adolescenti e frequentava casa sua. La sua famiglia era benestante. Vivevano in una villa vicino al lago. Aveva un grande giardino con un campo da golf privato. Due piscine, una interna e l'altra esterna. La sua camera da letto era più grande del negozio di suo padre. Andrew aveva tutto ciò che Helia avesse mai desiderato. Non i soldi, ma la serenità di non dover affannare per vivere. La madre di Andrew era una donna di cinquant'anni, indossava perennemente tailleur e tacchi alti, sempre con la piega fatta e le mani impeccabili. Il padre invece era identico a lui. Un uomo schivo e aggressivo nella comunicazione. Helia ricordava bene quando Andrew gli disse che da grande avrebbe voluto fare il musicista, e le urla dell'amico, a causa delle cinghiate ricevute, erano ancora vivide nella sua mente.

Helia sapeva anche però che la sua violenza e il modo in cui aveva trattato Aly non sarebbero potute essere giustificate dal passato burrascoso di Andrew. Così prese coraggio e a bassa voce riuscì a dire «domani parlerò con lui.»

In ospedale il tempo parve non trascorrere mai. Era ormai l'una di notte quando da lontano Nina vide arrivare Polly nella sua divisa verde smeraldo.

«tu sei sua sorella?»

«si» non era una bugia. Nina si sentiva la sorella di Aly.

«posso parlarti? In privato.» Nina si alzò e raggiunse l'infermiera.

«cadere spesso dalle scale può far molto male a tua sorella.» Polly era estremamente seria «le stanno finendo di mettere i punti, non vuole che venga sporta denuncia da parte dell'ospedale.»

«la convincerò io a denunciare» Nina rispose convinta

«se posso darti un consiglio, denunciarlo servirà a poco. Credo che lei debba iniziare a parlare con uno psicologo.» Polly prese dal taschino un taccuino e appoggiandosi al muro iniziò a scrivere un indirizzo e un nome. Passò il foglietto a Nina e si dileguò.

Dottor Smith. Nina ripiegò accuratamente il foglio e lo nascose nelle pieghe della sua gonna.

Aly venne riaccompagnata dagli amici dopo pochi minuti e insieme tornarono a casa di Nina.

«ci sentiamo in questi giorni?» Helia era incerto della risposta.

«va bene, buonanotte.» Nina non ne era sicura.

Salite a casa Nina lavò i capelli di Aly. Li pettinó delicatamente stando attenta a non danneggiare la cicatrice. Le fece indossare il suo pigiama più bello e si misero sotto il lenzuolo profumato di lavanda.

«Nina» la voce di Aly non tremava più. La sua testa sotto il mento dell'amica.

«Dimmi, sono qui.» Nina le accarezzava dolcemente i capelli.

«Aiutami. Da sola non ce la faccio.»

Quella notte dormirono abbracciate. Mano nella mano. Il sonno di Aly era agitato e ogni volta che iniziava a lamentarsi Nina le dava un bacio sul capo.

Dopo quella notte Aly rimase un paio di giorni a casa di Nina. Il signor Bawer aveva capito che stava succedendo qualcosa di strano. Iniziò quindi a comprare tanti dolciumi per viziare e coccolare le ragazze. Nina amava suo padre. Era convinta fosse l'uomo più buono che esistesse sulla faccia della terra. Altruista, generoso, colto e gentile. Sapeva cucinare e sapeva occuparsi della casa. E poi amava la natura. Curava personalmente il suo giardino. Spesso Nina lo ritrovava a parlare con le sue piante mentre era intento a potarle. Quando i genitori si separarono Nina non ebbe alcun dubbio di voler rimanere con il padre. La sua presenza faceva venir meno la necessità della figura materna.

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