3. Top-down decisions

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La palestra nel seminterrato della Spiaggia calò nel più completo dei silenzi: Aguni aveva parlato troppo. Aveva decisamente parlato troppo. Si era impegnato a proteggerla da quel ragazzo in gran segreto, sia perché trovava le sue motivazioni stupide, sia perché sapeva bene quale sarebbe stata la reazione di Maya. «Chi-Chishiya? Che c'entra Chishiya?» chiese Maya tremolante. Come tutti alla Spiaggia, era a conoscenza che i due non si stessero particolarmente simpatici, ma non avrebbe mai pensato, neanche lontanamente, che fosse lei la causa di quell'astio. «Lascia stare, fai finta che non abbia detto nulla» rispose Aguni, con l'intento di scrollarsi di dosso l'orribile situazione in cui si era incastrato da solo. «Lasciare stare? Io non lascio stare un bel niente, Aguni! Voglio sapere che diavolo c'entra Chishiya in questa storia!» gridò su tutte le furie: questo era troppo persino per lei. «Ti farà del male, Maya! È una persona egoista, che usa gli altri solo per i propri scopi! Pensi davvero che non abbia notato come vi mangiate con gli occhi?» a quell'ultima affermazione, le guance di Maya si tinsero di un bellissimo rosso scarlatto, il quale la portò ad abbassare velocemente la testa. «Appunto... non voglio che tu stia male per un ragazzo come Chishiya. Ho provato a tenerti lontana da lui, ma non posso continuare a rimandare l'inevitabile, per cui... devi promettermi che starai attenta, Maya» disse Aguni, appoggiando la mano destra sulla spalla della ragazza, che in tutta risposta si scostò da quel contatto improvviso. Tornò a guardare il lottatore, incenerendolo con le iridi marroncine, di una tonalità troppo chiara per essere tipica del Giappone. «Che sia chiaro una volta per tutte, Aguni... non voglio che ti intrometti mai più nella mia vita» il lottatore sospirò: quella era esattamente la reazione che si era immaginato. Annuì debolmente con la testa, non trovando il coraggio di aggiungere altro. Maya aveva ragione, anche se lo aveva fatto indirettamente, si era intromesso nella sua vita senza alcun diritto o permesso, e doveva lasciare che iniziasse a cavarsela da sola. «Puoi andare» bisbigliò, tornando a sistemare l'arena di tiro. Maya accennò un inchino, correndo a prendere le sue cose ammassate in un angolo del pavimento ed infilandosi la felpa grigia per evitare di prendere freddo. Si fermò sulla soglia della porta antincendio ad osservare un'ultima volta la siluette di Aguni, che si muoveva lentamente alla luce fredda del neon. Sapeva che avrebbe fatto tesoro di quanto si erano detti, in fondo si fidava cecamente di lui, ma non poteva fare a meno di pensare che ci fosse molto di più in Chishiya di quanto voleva mostrare.

(...)

Maya aprì gentilmente la porta marrone della sua camera, cercando di fare meno rumore possibile: Kuina era rientrata tardi dalla festa della notte precedente e, sicuramente, stava beatamente ancora dormendo. La ragazza entrò nella stanza, richiudendosi la porta alle spalle e bloccandola con il chiavistello di metallo, unico mezzo ammesso dal Cappellaio per avere un minimo di privacy. Diversamente da quanto si era immaginata, il letto della sua amica era completamente vuoto e rigorosamente già rifatto; al contrario del suo, che portava ancora i segni dell'ennesima notte insonne. Maya era sempre stata una grande dormigliona, ma da quando aveva messo piede a Borderland raramente riusciva a prendere sonno, anche a causa dei persistenti incubi. Ogni volta che serrava gli occhi, non faceva altro che vedere dolore e morte. «Buongiorno» la salutò Kuina, lasciando dietro di se una scia grigiastra di vapore, proveniente dal piccolo bagno. Aveva ancora la pelle ed i capelli inumiditi dall'acqua calda della doccia, ma indossava già il suo solito bikini azzurro a fiori arancioni e bianchi, coperto nella parte inferiore da un paio di jeans scuri a zampa d'elefante, tipici degli anni '70. «Ciao» disse Maya per ricambiare il saluto, iniziando a sistemare la sua parte della camera: purtroppo, l'ordine non faceva ancora parte della sua vita; oltre al letto completamente sfatto, aveva i vestiti sparsi un po' ovunque sopra la grande cassettiera appoggiata alla parete gialla, i quali spesso ricoprivano i numerosi libri e vinili che possedeva. Anche il comodino, sul quale era posto il vecchio giradischi, aveva i cassetti mezzi aperti, da cui fuoriuscivano pezzi di vari costumi e qualche indumento intimo. «Com'è andato l'allenamento?» chiese Kuina sedendosi sul bordo del materasso, riprendendo a tamponarsi i lunghi dread neri con l'asciugamano. «Bene - rispose la ragazza, riponendo alcuni pantaloni sportivi in uno dei ripiani della cassettiera - Tu come mai in piedi? Credevo fossi ancora nel mondo dei sogni» continuò con tono sarcastico. L'amica la guardò dubbiosa, inclinando la testa verso sinistra: non era affatto soddisfatta di quella risposta e, per altro, sembrava proprio che Maya ci tenesse a cambiare argomento il prima possibile. «Mi sono semplicemente svegliata. Tu, piuttosto, va tutto bene?» Kuina era sicura che sotto quel "bene", detto di fretta e con noncuranza, ci fosse qualcosa. «Continuerai a farmi la stessa domanda all'infinito finché non ti darò la risposta che cerchi, vero?» disse Maya voltandosi in direzione dell'amica ed appoggiando il fondoschiena sul piano confusionario del mobile. Incrociò le braccia sotto il seno, fissando gli occhi di Kuina in cerca di approvazione. «Io e Aguni abbiamo avuto una piccola discussione» confessò, sorridendo ironicamente per aver usato proprio la parola "piccola", dato che non considerava nessuna discussione poco importante. Non amava litigare e men che meno perdere la pazienza. «Cosa è successo?» domandò Kuina, spostandosi dal suo letto a quello devastato di Maya, la quale le si accomodò vicino, appoggiandosi con i gomiti sulle cosce. «Sapevi che Aguni aveva cercato di tenermi lontana da Chishiya? Evitando che potessimo interagire durante i game?» disse rivolgendo la sua attenzione all'amica: quella che era nata come una semplice domanda retorica, in quanto era certa che lei non fosse a conoscenza di quei sotterfugi, si trasformò in tutt'altro; difatti, Kuina aveva un'espressione dispiaciuta e mortificata. «Non ci credo... lo sapevi!» esclamò Maya alzandosi di scatto dal morbido materasso e guardandola stupita. «Chishiya me ne aveva parlato tempo fa... mi dispiace, dico davvero» si scusò abbassando lo sguardo verso la moquette, facendo ricadere i capelli ai lati del suo delicato viso. Maya non sapeva da che parte farsi: era turbata, delusa ed arrabbiata perché, persino la persona a cui teneva di più all'interno della Spiaggia, non le aveva raccontato la verità su Aguni. «Ti dispiace? Cazzo, Kuina, dovresti essere la mia migliore amica! - urlò, portandosi entrambe le mani tra i ciuffi riccioli, per massaggiarsi la cute con l'intento di calmarsi - Possibile che non possa fidarmi neanche di te?» chiese con la voce incrinata, quasi rotta: sentiva i suoi occhi farsi lucidi e, di li a poco, sarebbe sicuramente scoppiata a piangere per il troppo nervosismo. «Sai anche che Chishiya vuole farmi affrontare un game di quadri, non è così?» Kuina annuì, confermando nuovamente i sospetti di Maya che, non volendo mostrarsi debole di fronte a nessuno, le diede le spalle appena sentì la prima lacrima rigarle la guancia accaldata. «Credimi, avrei voluto dirtelo...» disse alzandosi dal letto ed avvicinandosi, a passi leggeri, al corpo tremante della ragazza: avrebbe tanto voluto abbracciarla, ma sapeva bene che Maya non glielo avrebbe concesso, per lo meno, fin quando non si fosse calmata. «Allora perché non lo hai fatto?!» ringhiò cercando di asciugarsi il viso con il dorso della mano, passandolo prima sugli occhi e poi sulla pelle. «Non è bene mettersi contro Chishiya... non avevo scelta» spiegò amareggiata: quel ragazzo era meglio averlo come amico e, dunque, tradire la sua fiducia sarebbe significato il contrario. «Davvero, Maya... non avevo scelta» ripeté stringendosi tra le braccia, perché colpita improvvisamente da un tremendo gelo. Nel frattempo, Maya aveva ascoltato attentamente le parole dell'amica, le quali le riportarono alla mente la discussione avuta con Aguni, appena pochi minuti prima: in un certo senso, anche Kuina la stava mettendo in guardia da Chishiya, nonostante fosse la prima a tifare per un loro avvicinamento. «Se questa è la verità... - iniziò, voltandosi nuovamente nella sua direzione - Perché fai di tutto affinché io lo conosca?» domandò, vedendo le labbra di Kuina schiudersi in un ampio sorriso. «Sai, Maya, a volte mi chiedo come tu possa essere così "tarda" su alcune cose - rise, beccandosi uno sguardo al quanto confuso dalla minuta ragazza di fronte a lei - Voglio che vi conosciate, perché sono certa che abbiate un interesse reciproco per l'altro» Maya sospirò arresa da quell'ennesima osservazione, alla quale non voleva credere: certo che Chishiya le piaceva; ed era così dal primo momento in cui aveva incrociato i suoi occhi scuri e indagatori. «Se ti piace una persona non dovresti nasconderlo - proseguì Kuina, accarezzandole amorevolmente la guancia, come solo una sorella saprebbe fare - La vita è troppo breve per avere rimpianti... oramai dovresti averlo imparato, no?» la ragazza sorrise, scostando la mano dell'amica per abbracciarla: le risultava impossibile essere arrabbiata con Kuina per più di cinque minuti. Era una persona genuina e, soprattutto, molto saggia, la quale sapeva sempre cosa dire per far stare meglio coloro a cui teneva. «Ti voglio bene...» le sussurrò Maya, sprofondando in quel contatto fraterno. «Anch'io ti voglio bene, Maya. E mi dispiace averti tenuta all'oscuro di tutto questo - si scusò ancora Kuina, prima di sciogliere la stretta - Andiamo a fare colazione?» chiese massaggiandosi la pancia scoperta, che aveva iniziato a brontolare per la fame. «Mi faccio una doccia veloce e andiamo, va bene?» Kuina annuì, guardando Maya correre rapidamente verso il bagno, per poi chiudersi la porta alle spalle. 

Ace of Hearts - ChishiyaWhere stories live. Discover now