34•capitolo -Ti sei stancato di me-

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Dunque, scocco un'occhiata in direzione della mia amica e tanto basta per farle capire che è il momento di lasciarci soli. Quando va via, mi siedo sul letto e fatico perfino a guardarlo.

«Dimmi cosa hai da dire e poi vai via.»

«Mi dispiace.» Mugugna, a corto di fiato. Rimane a guardarmi perché sento i suoi occhi su di me, ma non gli do il privilegio di guardarlo, anche perché so che sono una grande fregatura. «Non è successo niente tra me e Soledad e non sarebbe successo neppure se non ci fossi stata.» Confessa.

«Pensi sia questo il problema?» sorrido sardonica.

«Non lo è?»

«No» scuoto la testa, «non lo è. il problema è che ho visto il modo in cui mi hai guardata oggi e va bene, Roman. Se...» mi costa dirlo, sto soffrendo e il cuore sanguina, ma devo lasciarlo andare. Devo farlo per me stessa. «Se ti sei stancato di me, in fondo, capisco. Ti conosco, Roman. So che tu e le relazioni non avete nulla in comune. Non so neppure io perché mi sono gettata in questo rapporto. Sapevo che sarebbe andata così...»

Non ho il tempo di finire perché Roman si è inginocchiato davanti a me e tiene le mani strette sulle mie ginocchia. Mi guarda eppure continuo a non ricambiare, so che potrei cedere alle lacrime e non voglio farlo. Devo essere più forte.

«Credi...» borbotta, «Credi che mi sia stancato di te?» Domanda, ma non mi lascia il tempo di rispondere al suo stesso quesito. «Beatriz, guardami, ti prego.» soffoca un singulto e appoggia la sua fronte al mio mento, poi alza lo sguardo e prende il mio viso per obbligarmi a guardarlo. Ma tento con tutte le forze di ostacolarlo.

«Sì e non devi vergognarti di dirmelo. Voglio che tu sia sincero.»

Roman tiene sempre il mio viso tra le mani nonostante non lo guardi, anche se sto morendo dalla tentazione di farlo.

«Beatriz, in effetti non ti ho detto tutta la verità.» Una lacrima scappa via dai miei occhi e ormai non ho più modo di fermarla. Dannate lacrime che non si possono frenare. «Non ti ho detto prima che dalla prima volta che ti ho visto ho capito che fossi tu. Che tu fossi lei. La ragazza che non mi sarei più tolto dalla testa.» Annaspo, ma mi obbligo a non posare il mio sguardo su di lui. «Ti ho preso in giro solo per attirare la tua attenzione. Sono stato maledettamente geloso del professor Ortega, mi sono odiato per la gelosia che provavo verso il mio migliore amico Santiago. E...» trattengo il fiato e so che lo sta facendo anche lui. «E che sono innamorato di te, Beatriz.» I miei occhi scattano nei suoi inevitabilmente e leggo tutta la sincerità delle sue parole, nonostante stia cercando di rimanere razionale. Il problema è che è impossibile farlo se mi guarda così implorante. «Ti ho amata dalla prima superiore quando ti ho vista la prima volta ma ti amo soprattutto adesso... adesso che sei mia, adesso che dormi con me, ora che posso stringerti, sentire il tuo profumo che mi resta addosso per giorni e giorni. E non ne ho mai abbastanza. E ti amo più di prima sì, perché adesso so cosa significa viverti e quindi non puoi pensare, mai, che io possa essere stanco di te. Non mi stancherò mai.»

Ora sto piangendo e mi sto trattenendo dal baciarlo perché, per quanto il mio cuore stia scoppiando di gioia, non capisco perché si sia comportato in quel modo.

«Allora...» quasi balbetto. «Allora perché ti sei comportato in quel modo?»

Abbassa gli occhi e si mangiucchia le labbra, sembra stia pensando a qualcosa.

«Perché...» deglutisce, «avevo...»

Ma il telefono fa arrestare le sue parole e non ha il tempo di finire la sua confessione. Rimango per un attimo a guardare Roman, penso di non rispondere, ma è lui a scostarsi e a sedersi vicino a me sul letto. Dunque prendo il telefono e quando vedo il numero di mia madre, sobbalzo. Che sappia che sono con Roman?

Traumatizzata guardo il ragazzo che mi è di fianco e quando mi perdo nel suo sguardo, capisco che non mi stava mentendo, lui mi ama e anche se non so i motivi che lo hanno portato a comportarsi in questo modo, gli credo. E gli credo non solo perché provo anch'io le stesse cose ma perché nessuno mi ha mai guardato così e non può essere tutta un'illusione.

Rispondo al telefono e rifletto che devo dirlo a mia madre, devo smetterla di rimandare, lei deve sapere ciò che mi lega davvero al ragazzo accanto a me. Lui mi prende la mano, sembra addirittura capire i miei pensieri.

«Pronto» Bofonchio.

«Tesoro» la sua voce mi mette immediatamente in allerta. Comincio a tremare perché la conosco abbastanza bene da sapere che è successo qualcosa.

«Che succede, ma?»

Roman mi stringe ancora di più la mano e io perdo il respiro.

«Tuo padre...» il cuore mi si ferma e mi si forma un nodo in gola, difficile da sciogliere. «Ha avuto un arresto cardiaco. Ma... ma stai calma, i dottori si stanno prendendo cura di lui e...» un pianto isterico fa singhiozzare mia madre. Per quanto provi a evitare di farlo per rassicurarmi, sembra non farcela e mi rendo conto che la stessa cosa sto facendo io.

«Sto... sto arrivando.»

Mi alzo e chiudo il telefono, mi tremano così tanto le gambe che non so neppure come sto in piedi. Roman mi sta dicendo qualcosa, mi tiene il viso fermo ma non riesco neppure a capire cosa stia dicendo. Ormai il mio mondo è crollato.

«Se mio padre non ce la facesse, se lui morisse, se...»

«Beatriz» Roman mi riporta alla realtà. «Sono qui, okay? Guardami» supplica. «Andiamo da lui, raggiungiamolo.»

«Verrai... Verrai con me?» chiedo col viso inondato dalle lacrime.

«Non ti lascerei mai sola. Andiamo!»

Mi prende per mano e non so neppure come ci arriviamo al pronto soccorso, so solo che Roman ha continuato a rassicurarmi con le sue parole. Quando scendiamo dalla macchina, il mio ragazzo mi prende la mano e intreccia le sue dita alle mie. E non mi importa di quello che penserà mia madre, lui è l'unico che riesce a rasserenare un poco il mio cuore. Nel momento in cui entriamo, mia madre guarda prima le nostre mani intrecciate poi noi, però sembra non farci caso più di tanto perché è in pieno panico. Singhiozza, Louis le sta vicino ma non la tocca mai, è freddo e distaccato come sempre.

«Che è successo?» per fortuna Roman parla al posto mio. «Come sta?»

«Non ci danno notizie. È da un po' che aspettiamo, ma...» non riesce a finire perché riprende a piangere. Dopo mezz'ora finalmente vediamo uscire il dottore che cerca i parenti.

«Chi sono i parenti più stretti?

Mia madre interviene subito, spiazzandomi.

«Sono la moglie e lei è la figlia.» ci avviciniamo al dottore, e Roman mi lancia un'occhiata rassicurante, per farmi capire che andrà tutto bene.

«Il signor Jiménez sta bene.» Sorride ed entrambe prendiamo un respiro di sollievo. «Dobbiamo fare ulteriori accertamenti ma se tutto va bene, alla fine di questa settimana, potrà tornare a casa.»

Il dottore ci lascia e io ne approfitto per correre da Roman e gettarmi a capofitto sulle sue braccia rassicuranti. Lui mi dà un bacio tra i capelli e mi sussurra che mi aveva detto che sarebbe andata tutto bene e che quest'incubo finirà presto. Poi mi dà un bacio, ma quando si accorge di chi c'è dietro di noi, scatta indietro. Ma questa volta non ho intenzione di nascondermi. Adesso mia madre è qui e anche Louis e non importa più. La mia mano stringe quella di Roman e mia madre rimane a guardarci, senza proferire parola. Non ha neppure le forze probabilmente e si siede senza rivolgerci più lo sguardo.

Afterglow (Completa)Where stories live. Discover now