Sand

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Si strofinò l'occhio destro con la mano. Il vento che sollevava la sabbia era davvero fastidioso. Sollevò la sciarpa fino a sopra il naso illudendosi che potesse avere un qualche tipo di effetto. Abbassò il cappello sugli occhi, chinò il capo e continuò a camminare a stento in quella terribile tempesta. Ogni passo era più faticoso del precedente, ogni passo rendeva la casacca sulle spalle più pesante, ogni passo rendeva il respiro più corto, ogni passo sembrava portare alla disfatta invece che alla destinazione. Dopo quelle che sembrarono interminabili ore, si accasciò a terra sconfitto e chiuse gli occhi sfinito.

Un suono lontano. Leggero.... Soave... sembrava un tintinnio di una  campana... come se gli angeli stessero scendendo dal cielo per reclamare la sua anima sperduta... era pronto a farsi portare via e porre fine alle sue sofferenze... Fece un lungo respiro... il suono lontano e leggero continuava... Sgranò gli occhi. NO! Campana significa città, vita, persone. Appoggiò le mani a terra e si sollevò lentamente, mentre tossiva via la sabbia. Si sollevò in piedi e riprese lentamente a camminare, combattendo contro la sabbia sotto i suoi piedi e quella sollevata dal vento. 

"Non pensi che costi troppo?" "Di cosa stai parlando?" "Il prezzo!! è aumentato ancora! Di questo passo tutti mangeranno acqua e sabbia!" "Ringrazia che almeno hai ancora l'acqua..." "Non è divertente..." "Non è divertente, è la verità e lo sai anche tu... Lamentati di meno che se per caso ti sentono le cose possono solo che peggiorare" "Umpf-" la porta del locale si spalancò "Amos! We need your help!" Amos bevve tutto di un fiato il contenuto del bicchiere di fronte a se, prese il cappello e il mantello indossandoli e si avviò di corsa verso la porta. I due corsero verso le porte della città. Disteso nella sabbia c'era un uomo "lo ha trovato Charlotte poco fa... lo stava per travolgere con il suo carro - "Aiutami, lo portiamo a casa mia" I due sollevarono il corpo dell'uomo e lo caricarono su un carro appoggiato li vicino. Trainarono insieme il carro fino ad arrivare ad una piccola casa di legno rosso con l'insegna "Medico". La porta di ingresso si aprì con un grosso tonfo e appoggiarono il corpo dell'uomo su una brandina posizionata in un angolo della stanza. "Amos, io -" "Vai pure, tu non mi hai mai aiutato" l'uomo si avviò verso la porta "Grazie Amos" e si dileguò nella tempesta. Amos chiuse la porta, accese una lanterna e la posizionò sul tavolo vicino al letto dove l'uomo era disteso.

Una sensazione di  tepore si diffuse nel suo corpo. Sentì la testa leggera, le spalle indolenzite, ma non doloranti... non sentiva la sabbia addosso, nè il vento... Aprì gli occhi e si sollevò di scatto, mossa che gli costò molte delle sue forze e si risentì cadere all'indietro. Una mano gli bloccò la caduta e si voltò spaventato "Fai piano ragazzo, non sei messo bene..." il ragazzo lo guardò confuso e si allontanò leggermente dall'uomo. L'uomo si alzò in piedi, prese un bicchiere, ci versò dello strano liquido marrone e lo bevve tutto d'un sorso. "Cosa sei venuto a fare qui?" il ragazzo lo continuava a guardare "Dove sono?" "Non fare giochi con me, cosa sei venuto a fare qui?" il ragazzo si guardò intorno confuso. La stanza conteneva la brandina su cui era seduto, un tavolo arrugginito con una sedia altrettanto rovinata, un piccolo mobile che sembrava aver preso parte a una colluttazione dove l'uomo aveva preso il bicchiere e una porta in legno di fronte al letto, oltre quella dell'ingresso. L'uomo lo guardò perplesso, come aveva fatto un ragazzo così giovane e mal nutrito riuscire ad arrivare in quella città maledetta? "Ha qualcosa da mangiare?" sussurrò il ragazzo. L'uomo lo fissò per qualche secondo, aprì il mobile alle sue spalle e gli lanciò un pezzo di pane un po' troppo duro per essere ancora fresco. Il ragazzo divorò il pezzo di pagnotta in pochi morsi "Eri in condizioni pessime ragazzo... ti ho trovato 2 giorni fa... ti lascerò riposare ancora un altro giorno e poi  dovrai andartene da questa città e non tornare più" il ragazzo si voltò verso l'uomo "La ringrazio per la sua gentilezza e ospitalità, ma non tonerò indietro." l'uomo fissò il ragazzo per un po' e fece un lungo sospiro "Mi chiamo Amos, sono il medico di questa città... non so cosa tu sia venuto a fare, ma è meglio se te ne vai... non è posto per un ragazzo questo" il ragazzo esitò qualche istante, analizzò la stanza un'ultima volta e rispose "Mi chiamo Cole e sono venuto fin qui per uccidere un uomo" 

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