Per Mano

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Louis era felice,

non era così felice da un po' di tempo.

Aveva lavorato per anni al nuovo album e poterlo stringere tra le mani gli dava un senso di soddisfazione e orgoglio che gli scaldava il petto.

Louis era felice,

ma se aveste chiesto ad Harry come si sentisse in quel momento,

in risposta avreste avuto solo occhi lucidi e parole commosse.

Harry non era solo felice, orgoglioso, soddisfatto.

Ad Harry prudevano le mani al pensiero che Louis si fosse sentito un tempo inadeguato.

Harry avrebbe preferito consumarsi la voce ripetendogli quanto valesse, piuttosto che vederlo, ancora, un solo giorno della sua vita, credendosi inferiore.

Harry avrebbe saltato il suo stesso concerto pur di essere presente quella notte a New York.

E non perché non aveva fiducia in lui,

ma perché lo conosceva da quanti?

12 anni?

E mai una volta si era perso lo sguardo di Louis la notte che per la prima volta le fan potevano sentire dal vivo la sua musica.

Le mani che gli tremavano per l'eccitazione.

Il cuore che gli batteva nel petto.

E l'ansia che il compagno si rifiutava sempre di ammettere, ma che gli chiudeva la gola e gli faceva tremare la voce.

Mai una volta Harry si era rifiutato di stringerlo a sé con tutte le forze che aveva.

Mai una volta si era tirato indietro quando a fine concerto arrivava il momento di baciarlo forte, con una mano stretta sul suo fianco ripetendogli quanto fosse fiero di lui ad ogni respiro.

Mai lo aveva fatto, e mai lo avrebbe fatto.

Perché lo sapeva, niente ripagava la vista di Louis brillante della sua stessa luce.

Louis la luce l'aveva dentro, e Harry aveva imparato a vederla sin da quando erano solo ragazzini incoscienti, incapaci di amarsi ma pronti ad impararlo, e l'aveva vista anche negli anni, nelle maschere da uomo che indossava davanti a tutti e nelle crepe della sua anima.

Louis gli diceva sempre che la luce di Harry era così forte, che tutto il mondo sarebbe stato in grado di vederla: Harry rideva mentre si lasciava baciare, e rispondeva che era luce riflessa.

La verità è che forse, quando due anime si legano indissolubilmente, quello che creano mescolandosi è molto più di quello che sarebbero potute essere da sole.

Il concerto era stato perfetto, l'amore delle fan tangibile, caldo.

Louis rideva e si trascinava Harry nel buio della notte, ubriaco in parte di felicità e in parte di birra, e Harry si lasciava trascinare con i mocassini che scivolavano sul marciapiede ghiacciato e la mano del maggiore stretta nella sua.

Indiscutibilmente, l'idea che ebbe di saltare sulle spalle del minore senza preavviso per godersi il mondo da quell'altezza, non fu stata una mossa furba.

L'unica cosa che percepì quando Harry per lo spavento si sbilanciò indietro e lui finì lungo disteso sul cemento freddo fu un dolore acuto alla spalla, che gli mozzò il fiato in gola e gli fece lacrimare gli occhi.

Harry gli fu subito addosso, in un flusso sconnesso di parole preoccupate e scuse, mentre con le mani grandi gli teneva la testa sollevata di qualche centimetro.

Louis si tirò seduto mentre il mondo attorno a lui si ribaltava per qualche secondo e si sfocava davanti ai suoi occhi, costringendolo a strizzali per fermare i capogiri,

Li riaprì quando parve aver raccolto un po' di autocontrollo, mentre Harry con la voce acuta di inquietudine parlava di ambulanza e 911,

si lasciò sfuggire una risata in un sussurro, e Harry parve rilassarsi almeno un poco.

Non discussero, Louis di certo non ne aveva la forza, si lasciò trascinare in macchina attento a muovere il braccio dolorante il meno possibile, e Harry guidò lungo le strade sempre vissute della metropoli, stringendo il volante con così tanta forza da farsi diventare le nocche bianche.

Louis allungò la mano buona per accarezzargli le dita dolcemente "Harry non è colpa tua, si sistemerà tutto"

Harry non rispose si limitò a sbuffare ma le sue dita si rilassarono sotto il tocco delicato del compagno.

"Sto bene, Harry"

"Questo lo lasceremo decidere al medico"

"Smettila di ritenerti responsabile di qualsiasi cosa, sono stato io a saltarti addosso, si risolverà"

Harry accostò al cancello dell'ospedale, lo guardò negli occhi e allungò le dita per scostargli i capelli dalla fronte "Non è così che doveva finire questa serata"

Si sporse a baciarlo dolcemente ma non si trattenne per più di pochi secondi, girò attorno alla macchina e di nuovo le sue mani furono in soccorso a Louis.

"Ti accompagno dentro"

"No, faccio da solo, porta via la macchina dall'ingresso o riceverai minacce anche dall'ospedale, nemmeno Harry Styles può permettersi di intralciare le ambulanze"

Harry rise, lasciandogli l'ennesimo bacio tra i capelli e lo guardò camminare lentamente fino all'ingresso del pronto soccorso prima di rimettere in moto l'auto.

Fu di ritorno venti minuti più tardi, con un paio di pantaloni della tuta per Louis, un po' di cibo spazzatura e di acqua, il libro che il compagno aveva appoggiato sul comodino il caricatore del suo cellulare.

Cercò Louis con lo sguardo nella sala d'attesa e lo riconobbe sul fondo, la testa buttata indietro sulla sedia in plastica e il braccio bloccato da un tutore,

gli fu accanto in pochi secondi

"Mi hanno prestato questo, è sicuramente rotto ma ci sono delle urgenze in corso quindi devo aspettare qui finchè non si liberano delle stanze"

"Come stai?"

"Dolorante" si limitò a rispondere prima di appoggiare la testa sulla spalla di Harry e chiudere gli occhi.

Rimasero così per un po' di tempo, semplicemente in attesa, lasciando che il profumo dello shampoo di Louis penetrasse le narici di Harry e che l'aroma del detersivo di quest'ultimo cullasse il maggiore.

"Stavo pensando che magari potevo stare con te un paio di giorni, prima di ricominciare con il tour"

"Sta zitto Harry, esibirti è la cosa che ti piace di più al mondo"

"Ti sbagli, quella sei tu".

Louis rise e per la seconda volta in poche ore Harry sentì chiaramente il suo cuore alleggerirsi nel petto.

"Harry Styles sei la persona più vergognosamente romantica sulla faccia della terra" ma a quel punto aveva già le labbra sulle sue e ogni altro pensiero si spense.

Passarono le tre ore successive a mangiare tutto il cioccolato che Harry era riuscito ad infilare nella borsa, e quando lo zucchero li rese euforici rimasero semplicemente nella sala semi deserta a riesumare ricordi e sorridersi.

E quando con le prime luci dell'alba una giovane infermiera piombò nella sala chiamando il nome di Tomlinson a gran voce, Harry si rifiutò di lasciare la sua mano anche solo per un istante, e Louis, che non lo avrebbe mai ammesso a nessuno ma odiava gli ospedali quasi quanto odiava la birra analcolica, si sentì un po' meglio ad averlo vicino.

The Way Love GoesWhere stories live. Discover now