Prologo

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||Dicembre 2015

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||Dicembre 2015

KEVIN

Dovrei smontare questo locale di merda e sganciare pugni in faccia a qualunque stronzo che mi dia fastidio, tanto ormai sono due settimane che i media, la gente e i fans pensano di me: Kevin il solito pugile che usa la violenza anche fuori dal ring.
Ingoio l'ennesimo sorso di birra amara e appoggio malamente il boccale di birra sul bancone facendo traboccare qualche goccia.

<<Che c'è? Perché mi guardi così?>> Ringhio al mio -ormai ex- allenatore, che mi guarda schifato e amareggiato.

Come dargli torto, ero il suo miglior Fighter di MMA: niente alcool durante la settimana, dieta ferrea, allenamenti no stop e vittoria assicurata ad ogni incontro.
Si vantava di essere l'allenatore di Kevin Gomez, mi regalava sguardi fieri e ammirevoli... ora mi guarda con compassione e rimprovero.

<<Perché invece di cercare di rivendicare la tua immagine te ne stai qui, in questa merda di pub, ad ubriacarti da settimane.>> Si gratta nervosamente la folta barba bianca <<Che pensi di ottenere così? Non fai pena a nessuno, anzi guardati intorno, ti stanno fissando tutti schifati.>>

Cazzo. Mi scordo sempre che Paul allena cazzoni da combattimento e ogni parola che esce dalla sua bocca è sempre una lama tagliente che riesce a fare a brandelli in due secondi la tua autostima.
Faccio una piccola smorfia, alzando lo sguardo oltre la sua figura, noto un gruppo di ragazzini che mi guardano curiosi. Appena si accorgono del mio sguardo su di loro drizzano la schiena, alcuni mi sorridono, altri distolgono lo sguardo quasi spaventati per essere stati sorpresi a fissarmi.

Qualche giorno fa si sarebbero avvicinati per chiedermi foto e autografi. È questo che più fa male.
Ho iniziato a lottare a vent'anni, adesso ne ho ventisei, sei anni in cui ho dato tutto me stesso nel pugilato e a far arrivare a casa, ai ragazzi di strada come me e ad adolescenti immaturi che combattere è una disciplina e non un'arma da dover usare in strada.

"Qualsiasi disciplina marziale migliora gli essere umani e insegna ad aiutare, difendere e proteggere i più deboli."

Ed io un mese fa è proprio quello che ho fatto: aiutare i più deboli.

Ero a Brownsville a Brooklyn, si il quartiere con più tasso di omicidi di New York, purtroppo sono nato e cresciuto lì. Me ne sono andato via appena ho iniziato a guadagnare con gli incontri, volevo portare via anche mia madre ma non ha mai voluto andarsene, dice che dopo cinquant'anni non riuscirebbe vivere altrove.

Dopo essere andato a cena da lei mentre percorrevo la stradina buia che portava alla mia macchina sentii delle urla alla mia destra: erano gemiti di dolore. Mi avvicinai alla voce fin quando non mi fermai davanti all'entrata delle discoteca -schifosa- del quartiere e vidi un ragazzo minuto a terra, con gli avambracci alzati per coprirsi il viso e un altro ragazzo poco più piazzato che gli sferrava calci e pugni addosso. Sono scattato verso l'aggressore per fermarlo, non ho messo tanta forza perché pensavo non servisse, invece il ragazzo, con una bella mossa ha iniziato a darmi gomitate sulla bocca dello stomaco. Mi ha destabilizzato, non ero assolutamente preparato al suo attacco -essendo molto più piccolo di me fisicamente- ho dato per scontato si fermasse al mio placcaggio.
A quanto pare ho fatto male i conti.

Always be mineWhere stories live. Discover now