1- Suppiluliuma il Divino

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È severamente vietata la riproduzione anche parziale dell'opera senza il consenso scritto dell'autore. Prima edizione: 2022 Editing a cura di Done&Tail e Fiorenza Borgia Cover realizzata da Catnip Design di Pamela Fattorelli © |Numero deposito Patamu 185262



1370 a.C., altopiano anatolico

fortezza di Samuha

Una pioggia scrosciante si stava abbattendo dall'alba sulle mura della fortezza di Samuha. Sembrava che il Dio della Tempesta in persona avesse deciso di dar prova del suo potere. Come uno spettro, ululava per gli stretti vicoli della città terrorizzando gli abitanti; squarciava il cielo con lampi improvvisi a cui seguiva lo scoppio violento di un tuono. Gli alberi s'inchinavano, le rocce vibravano e l'intero altopiano della terra di Hatti si sottometteva alla furia del dio Teshub.

Nella stanza della regina Daduhepa, i gemiti della partoriente erano attutiti dal mormorio di fondo delle sacerdotesse che recitavano a bassa voce delle preghiere. Quelle voci sommesse sembravano accordate sul ritmo della tempesta che imperversava all'esterno: s'innalzavano a ogni fragore per poi riprendere la loro litania. Un paio di ancelle aiutarono la regina a piegarsi sulle ginocchia per assecondare le ultime spinte. Il primo vagito del neonato fu accompagnato da un altro tuono, che rimbombò tra le pareti di pietra della camera e fu seguito da un istante di silenzio assoluto: tutti, incluse le sacerdotesse, tacquero in attesa del responso. La più anziana tra le presenti prese il piccolo fra le braccia e lo mostrò prima alla regina, poi ruotò su se stessa e lo espose nella sua nudità allo sguardo di tutte.

«È un maschio» disse con voce vibrante d'emozione, mentre il neonato strillava disperato. «Il volere di Teshub è compiuto, il Divino è nato.»

La regina Daduhepa dimenticò la stanchezza delle ultime ore e sorrise con la ferocia di chi sa di aver vinto. Era nato un maschio, come sperava; gli Dei avevano ascoltato le sue preghiere, avevano compreso che le menzogne erano state necessarie per salvare il suo popolo. Gli Dei avevano assistito allo scempio fatto da suo marito, avevano visto la debolezza del suo primogenito e le avevano mostrato la via per riportare il popolo ittita agli antichi splendori. Quel violento temporale era la conferma del patto suggellato con Teshub: lui le aveva donato un maschio e lei avrebbe plasmato quella creatura affinché il popolo risorgesse dalla miseria in cui suo marito lo aveva trascinato.

«Avvertite il re» disse, incapace di nascondere del tutto il piacere che provava in quel momento. Quell'inetto aveva quasi portato il popolo di Hatti alla rovina, ma presto avrebbe dovuto fare i conti con un figlio generato dal popolo e per il popolo. Scacciò le donne che la stavano lavando e si sollevò con fierezza. Era la somma sacerdotessa e sapeva bene quanta importanza avesse ogni parola o gesto. Allargò le braccia e gettò indietro il capo.

«Il presagio si è avverato: Suppi-lu-Liuma, il Divino, colui che farà risorgere tutti noi, è nato. Che il regno gioisca. Ci riprenderemo le nostre terre, schiacceremo i nemici e ricostruiremo Hattusa, la capitale.» Allungò le mani verso l'anziana donna che teneva ancora in braccio il neonato e questa le consegnò il piccolo che urlava a pieni polmoni, nudo e sporco di sangue.

Grazie a quella profezia, studiata con cura e sostenuta dai più importanti sacerdoti del regno, suo marito, il re Tudhalia, non avrebbe potuto disconoscere il bambino, pur sapendo che non era suo.

Ancora pochi anni e sul trono sarebbe salito un re degno di quel titolo. Suo figlio Tudhali aveva ereditato dal padre non solo il nome, ma anche la debolezza e la vigliaccheria, per questo non poteva governare. Aveva fatto la scelta giusta. Liuma avrebbe conquistato il potere con la forza e restituito agli Ittiti le terre perse negli ultimi decenni. I massacri subiti avrebbero avuto fine e loro sarebbero tornati alla grandezza del regno di Labarna o di Mursili.

«Anche se sei il secondogenito» sussurrò all'orecchiodel piccolo, mentre i suoi vagiti venivano attutiti dall'esplosione dei tuoni, «tusarai re, perché la tua vita appartiene al popolo di Hatti e per il tuo popolodovrai essere pronto a compiere qualunque cosa... anche uccidere tuo fratello.»


In lingua ittita "Suppi" significa Divino, Magnifico

Liuma --Serie Il Leone di PietraWhere stories live. Discover now