~il destino ti mette sulla stessa strada dell'altra persona, ma sta a voi due camminare insieme~
Tra tutte le persone che avrei potuto incontrare nella piazza principale di Torino, trovo lei, la mia ex fidanzata, Benedetta. Sta passeggiando da sola, guardandosi intorno come una turista. Credevo che fosse tornata a Firenze da mesi ormai, ma a quanto pare mi sono sbagliato. Il mio cervello valuta le uniche due cose che posso fare in questo momento: fare finta di non averla vista e tornarmene a casa o prendere il toro per le corna e andarla a salutare. La prima opzione, dopo ciò che ho fatto, mi sembra parecchio vile, quindi decido di optare per la seconda. Mi avvicino con calma a lei e prendo coraggio.
"Ciao straniera" la saluto.
Lei si gira di scatto, ha un'espressione stupita. Non pensava di vedermi, anche se era un po' improbabile dato che è nella mia città.
"Ciao Fede" mormora.
"Come va?" le chiedo cortesemente.
"Tutto bene, grazie. Tu?" replica Benedetta.
"Bene bene, grazie. Come mai sei a Torino?" la interrogo.
"Dovevo vedermi con Thessa, ma il treno che la avrebbe dovuta portare da Milano a Torino è in ritardo, quindi stavo passeggiando per il centro per ammazzare il tempo" mi spiega.
"Capisco" mormoro.
"Tu invece dove vai di bello?" mi domanda.
"Non avevo una meta precisa, mi andava semplicemente di fare una passeggiata" le rispondo rimanendo sul vago.
In realtà stavo andando a compare il gelato per Lucia, ma la vista di Benedetta mi ha paralizzato e qualsiasi cosa è passata in secondo piano. La osservo attentamente, è bellissima, lo è sempre stata, ma mi sembra così cresciuta da quando l'ho lasciata. Forse è stata proprio la mia rottura a farla crescere e a renderla più donna. Indossa un paio di shorts in jeans, una magliettina nera, che le mette in evidenza le forme, un paio di sandali alla schiava, dello stesso colore della maglia e tiene in mano una borsetta, rigorosamente nera. Tutto questo nero la rende un po' triste, come se avesse un grande peso sulle spalle.
"Allora come va con...con Ettore?" le chiedo sperando di aver azzeccato il nome del suo fidanzato.
"Beh...ci siamo lasciati. Lui è dovuto tornare a Londra per lavoro, io non volevo trasferirmi in Inghilterra e nessuno di noi due crede nelle relazioni a distanza, quindi la scelta migliore per entrambi era rompere. Invece tra te e Lucia come va?" mi domanda a sua volta.
Vorrei dirle bene, anzi benissimo. La realtà è che rivedere Benedetta qui a Torino, dove abbiamo convissuto per più di un anno, mi ha confuso le idee. Io sono innamorato di Lucia, no?
"Tutto bene, conviviamo e siamo felici" balbetto.
"Sono felice per voi" mormora facendo un sorriso triste. Non è felice per noi, non ha mai saputo mentire.
Vedendo che mi sono ammutolito mi dice: "Allora ti lascio alla tua passeggiata, non voglio rubarti altro tempo".
"In realtà mi stavo chiedendo se avessi voglia di andare a prendere un caffè" le propongo timidamente.
"Si, certo" sussurra incerta, ma acconsente.
Ci dirigiamo silenziosamente verso uno dei bar dove andavamo spesso a fare colazione quando eravamo fidanzati. Ci siamo diretti entrambi verso questa direzione automaticamente, come se ci fossimo letti nel pensiero. Ci accomodiamo e iniziamo a leggere i menù. Ogni tanto alzo lo sguardo su di lei, é così carina quando si concentra a leggere qualcosa. Ricordo che molto spesso quando andavo a casa sua a Firenze lei doveva studiare per la maturità ed io passavo delle ore intere a guardarla leggere, era lo spettacolo più bello di tutti. Dopo un po' percepisce che la sto guardando, così sono costretto ad abbassare lo sguardo prima che lei alzi il suo. Alla fine nessuno dei due ordina il caffè, ma prendiamo entrambi un Spritz Aperol. Io ho scelto qualcosa di alcolico per allentare la tensione che mi sento addosso.
