𝐄𝐄𝐑𝐒𝐓𝐄 𝐊𝐄𝐄𝐑 #𝟎𝟖 - 𝗶𝗹 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗶𝗻𝗰𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲.

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8/08/2026

Atto 8: Il primo incidente.



Il primo incidente in pista Max lo ha avuto il diciotto luglio duemilaventuno, a Silverstone, quando è finito nelle barriere già al primo giro, in seguito ad un contatto con Lewis Hamilton.

Io ero nei box, pronta a guardare la gara dal mio solito angolino nascosto, tranquillo, dove potevo sfogare senza problemi rabbia, frustrazione, felicità e tutte le altre millemila emozioni che provavo ogni volta durante le gare, e che mi facevano andare il cuore letteralmente in gola con il rischio di vomitarlo.

Avrei voluto poter provare lo stesso anche nella gara di Silverstone, mi sarebbe piaciuto vedere Max vincere a casa mia, ma a quanto sembrava qualcuno non era d'accordo e per questo, a nemmeno primo giro completato, Max era finito nelle barriere alla curva Corpse.

Avevo visto chiaramente le immagini della sua macchina che sfrecciava fuori pista, poi nella ghiaia, per poi schiantarsi nella barriera di pneumatici che gli aveva completamente distrutto la monoposto, per la botta che aveva preso.

Dire che avevo avuto paura era riduttivo, vedere la macchina di Max uscire di pista e spiattellarsi contro le barriere era stato tremendo, ma ancora più tremendi lo erano stati quei cinque secondi di silenzio infiniti che avevano seguito l'incidente, in cui Max non aveva dato nessun segno di vita.

Erano stati i cinque secondi più lunghi e angoscianti della mia vita, in cui avevo rivisto nella mia mente tutti i momenti passati con lui, dai più belli ai più brutti, tutto quello che avevamo passato insieme, tutta la nostra vita insieme, e per un attimo avevo temuto il peggio.

Poi però Max aveva risposto, aveva detto "tutto ok", ed io avevo ripreso a respirare come se fossi stata in apnea per minuti interi.

Lo avevo visto uscire dalla macchina con l'aiuto di due marshal, ai quali si era poi appoggiato mentre salutava il pubblico e camminava verso l'ambulanza che lo avrebbe portato in ospedale, fortunatamente sulle sue gambe.

Io tremavo dalla paura, dalla preoccupazione, e pregavo in silenzio che stesse bene.

«Vieni, ti porto in ospedale.»

Io avevo semplicemente annuito, non avevo nemmeno visto o capito chi avesse parlato, mi ero limitata ad uscire dal box in silenzio e a seguirlo fino alla macchina che mi avrebbe portata in ospedale da Max.

Un viaggio in macchina non mi era mai sembrato così lungo come quello per arrivare in ospedale.

«Grazie.»

Lo avevo ringraziato velocemente ed ero corsa all'interno della struttura, dove avevo chiesto informazioni all'infermiera alla reception, che a sua volta mi aveva chiesto se volessi sedermi, quando mi aveva vista così agitata.

Ma io non avevo tempo di sedermi o preoccuparmi per me, dovevo andare da Max, dovevo andarci subito. Avevo bisogno di vederlo, di sapere che stesse bene, di toccarlo e assicurarmi che fosse ancora lì con me, e che non se ne fosse andato.

Avevo paura, dannatamente paura.

«Signorina Horner?»

«Si, sono io, come sta Max?»

Il medico mi aveva sorriso, ed io avevo ripreso a respirare ancora una volta.

EERSTE KEER | MV1Where stories live. Discover now