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mi diletto a scrivere flussi di coscienza malati.

immacolata è stesa sul pavimento. ha la schiena inarcata, gli occhiali da sole a coprire gli occhi gonfi di pianto e le gambe divaricate. la bralette lilla s'intona divinamente al suo incarnato spento, si fonde con i lividi lasciatele dall'anemia.

ha il capo volto verso me, me che con mano ferma riporto quella giovane venere su un taccuino a righe.

«bianca, come mi vuoi?»

le ginocchia sul pavimento, il torso all'aria. si slaccia il reggiseno e sono sul punto di soffocare.

sgraziata, con le vene a fior di pelle e un Lambrusco tra le labbra d'un rosso ciliegia. persino il modo in cui raccoglie il bicchiere sbeccato è stonato, un violino con le corde consunte. il vino le scivola lungo il mento fine, ossuto, riposa nelle clavicole marcate. gli occhiali da sole si aggrappano precariamente al suo naso, gli occhi gonfi e rossi mi guardano, mi scrutano, mi spogliano e scavano nella mia carne. oh, immacolata. sta ferma lì, aspetta il suo ritratto. il ritratto che ha chiesto allargando le gambe sul tavolo della cucina, che ha preteso giocando con la mia gonna.

il seno preme sul pavimento quando si abbandona ad esso, un sospiro le fugge le labbra.

vedo il vino, la marijuana, il tabacco nei suoi occhi gonfi e lacrimosi.

«mi hanno bocciato a diritto penale».

naso rosso e moccio tra i denti.

come ci sei finita, nuda sul mio pavimento? studentessa modello, come sei finita con le ginocchia di carta velina e le mani che tremano come quelle d'un vecchio? i libri, i tuoi amati libroni, ti hanno fatto male? o sono state le tue aspettative, mia piccola bambina modello?

piccolo papavero. sembri la venere del botticelli, hai i suoi capelli, i suoi fianchi. ti manca la sua eleganza, la sua purezza. tu, tu sei una venere blasfema. ti aggrappi agli slip come fossero ciò che ancora ti permette di avere pudore.

pudore, piccola venere dai capezzoli color lambrusco. a quale pudore ti aggrappi? il tuo, o quello di qualcun altro? il tuo, o quello che sogni di possedere? di riavere?

diritto penale ti ha fatto male, come ha fatto aurelio prima di lui. poi, sei corsa qui con il tuo «bianca, dipingimi».

cosa posso mai fare, io, se non accontentarti? imprimerti sulle pagine con una matita 5B mal temperata, intrappolare la vista che si pone davanti a me tra le palpebre.

assaggiare il vino dalle tue clavicole, mormorarti che in fondo l'hai meritata quella bocciatura.

eri qui, con me, ogni pomeriggio. ogni mattina. ogni sera. vino ed erba. lamentele, solo lamentele da parte delle tue belle labbra insanguinate dal freddo.

il tuo inspirare bruscamente alle mie parole, credi non lo percepisca? credi non ti conosca?

stringi l'orlo delle mutande tra le dita, ma che pudore può avere una ragazza che si fa fottere sul pavimento mentre il fidanzato l'aspetta a casa?

aurelio ti ha fatto male, immacolata. ti ha fatto piangere con le sue parole.

tu, viziata, viziosa, gli spezzi il cuore ogni giorno venendo tra le mie braccia.

lol ciao non so cosa sia non chiedete

LAMBRUSCODove le storie prendono vita. Scoprilo ora