UN'ALTRA VOLTA

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« Smettila subito! Ridammi il telefono! » Urlai in preda alla rabbia e rassegnato dal fatto che non avrei più rivisto il mio cellulare per delle ore.


Sempre la stessa storia, mia sorella era incorreggibile e ogni mattina doveva stuzzicarmi con qualcosa e quindi mi prese il telefono. Ormai ci avevo fatto l'abitudine dato che mi importunava ogni volta, ma il fatto è che non ne potevo più.


Io sono un bravo ragazzo, avevo 16 anni e i capelli neri costantemente spettinati. Ero magro e trovavo difficoltà a difendermi dalle persone per questo aspetto.


Lei al contrario aveva 10 anni ed era molto vivace. Era sempre al centro dell'attenzione e per giunta era la persona più arrogante e antipatica che conoscessi.

« Mamma! » gridai con tutto il fiato in corpo: « Melody mi ha preso il telefono un'altra volta!».


Ci vollero un paio di minuti prima che qualcuno arrivasse in mio soccorso:
« Papà, Melody mi ha preso il telefono e non me lo vuole più ridare».


Nostro padre era un uomo alto e muscoloso. Portava sul braccio un tatuaggio poco visibile dato che era semi coperto dalla maglietta, gli occhi azzurri come il cielo e i capelli curati e ordinati come il suo aspetto in generale.


« Cosa sta succedendo qui? » disse con tono di chi non voleva essere seccato da stupidaggini del genere: « Melody ridai subito il telefono a tuo fratello ». A quelle parole aggiunse uno sguardo fulminante che non ammetteva discussioni.


Mia sorella ci mise un po' prima di restituirmi il telefono, ma alla fine si dovette rassegnare.

Fece per andarsene seccata ma nostro padre si mise davanti a lei: « Chiedigli scusa avanti » proferì con tono solenne, ma a quelle parole Melody non voleva saperne di sottostare:
« No!! Io non chiedo scusa a nessuno e poi lui non è mio fratello e tu non sei suo padre. Fai così solo per non deludere sua mamma! »


Ok adesso penserete che vi ho mentito ma non è così, effettivamente Melody è la mia sorellastra e lui non è altro che il mio patrigno. Non ve lo avevo detto perché per me sono la mia famiglia, per questo lei aveva sbagliato a dire quelle parole.


Come a conferma di ciò il mio patrigno le tirò un ceffone forte accompagnandolo con le seguenti parole: « Dovresti vergognarti, queste cose non si dicono perché loro ti vogliono bene allo stesso modo con cui te ne voglio io! ».


In tutta risposta lei con la guancia sinistra rossa mi lanciò uno sguardo lacrimante carico di odio e se ne corse in camera sua.


« Nick ti chiedo scusa a nome di tua sorella, perdonala...è piccola e delle volte non sa quello che dice » mi rispose con rammarico.


A quel punto non mi importava più del telefono e mi sentivo in colpa per averla cacciata nei guai « Tranquillo papà lo capisco e hai ragione, non volevo arrivassimo a questo ».


Dopo avermi fatto un cenno di approvazione misto a ringraziamento se ne andò lasciandomi in mezzo alla stanza con i rimorsi e i sensi di colpa.

Ripensai alle sue parole e quanto fossero vere, tuttavia sapevo che erano dette per altri motivi. Lei era sempre stata gelosa di mia madre perché la sua per lei non c'era mai, soprattutto dopo che...«vzzz.....vzzz».


In quell'istante il mio telefono iniziò a vibrare distraendomi dai pensieri che avevo, perciò decisi di rispondere: « Pronto chi è? » dissi titubante, « Ciao Nick, come te la passi? È da quando sono iniziate le vacanze che non ci sentiamo » rispose una voce a me familiare: « Kelly! Come stai? Scusa siamo già agli inizi di Luglio e non ti ho telefonato nemmeno una volta ».

Kelly era la mia migliore amica e forse l'unica persona a preoccuparsi abbastanza da chiedere mie notizie, lei è una ragazza molto vivace con i capelli biondi, gli occhi cerulei e nel viso ha lentiggini sparse soprattutto intorno agli zigomi.


« Dì un po' che avete intenzione di fare quest'estate in famiglia? Andate da qualche parte in particolare? » domandò con il suo classico tono da curiosona, « Oh giusto dimenticavo! Quest'estate partiamo in vacanza a Vienna »


« Ah che bella Vienna!! Una città interessante. »


« Già!! » annunciai con il tono di chi non vedeva l'ora di godersi una meritata vacanza.


« Tu invece che farai di bello? » ripresi con la stessa foga, « Ah niente di particolare, andrò al campo estivo come ogni anno » disse sbuffando.


« Non è un'esperienza tanto brutta » risposi « Puoi conscere nuove persone e fare tante belle cose ».


« Ma non prendermi in giro, non c'è assolutamente niente di bello » affermò irritata « comunque devo sistemare le valigie, quindi ci risentiamo la prossima volta! »


« Ok, allora a presto e divertiti! » dissi con tutta la vitalità che avevo in corpo.

Quella discussione a telefono mi fece ritornare in mente la vacanza. Infatti decidemmo di andare a Vienna verso la fine di Maggio, ma dopo quel momento non se ne parlò più. Siccome le vacanze non sarebbero durate in eterno e dato che non sopportavo più il clima Londinese, allora decisi di scendere al piano di sotto per parlarne con mamma e papà.

Il Libro MaledettoWhere stories live. Discover now