La terrazza

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" Giulia, son tornato, dove sei?" Andrea di sotto appoggiò rumorosamente le chiavi sopra la mensola di vetro.

" Sono qui , ora scendo." Misi  apposto lo straccio per scendere giù dalle scale ma lui mi batte' sul tempo e arrivò in camera.

" Che stavi facendo? Perché te ne sei andata così?"

" Nulla Andrea, avevo finito di leggere e poi sono i pochi momenti che ho liberi in settimana e volevo approfittarne per sistemare un po' casa."

" Hai visto il nuovo vicino dirimpettaio? Tipo strano eh? "
Nel frattempo che me lo diceva Andrea uscì sul terrazzino a guardare in direzione di Alessandro che per  fortuna era rientrato.
" È uno scrittore toscano , uno di quelli che scrive roba d'amore e cavolate del genere. Dai lascia perdere , andiamo da mio fratello, mi ha mandato un messaggio se andiamo li' da loro a pranzo."

Tanto per cambiare pensai. Se non era il fratello era la madre, la cosa positiva è che non avrei dovuto cucinare e non sarei stata a tavola a sentire i soliti discorsi sull' inflazione e i nuovi acquisti del Milan.

Mi cambiai e andammo da Giorgio. Suo fratello era sposato con Anna, una ragazza molto carina, un po' con la puzza sotto il naso e la mania della cucina sana ma tutto sommato simpatica. Al solito mi arrivarono le frecciatine sullo sport che avrei dovuto riprendere e su quei kili in più che anno dopo anno si sommavano. Non ero sempre stata così, anzi , ero davvero stata una bella ragazza ai miei tempi. Non che non lo fossi ora , ma lo stress di una vita casa e lavoro e il non fare quello che prima era il mio chiodo fisso, mi stava facendo perdere smalto. Poi Andrea non era uno da complimenti, piuttosto parco anzi direi. Quando ci eravamo conosciuti mi piaceva il fatto che non facesse troppo caso alle mie provocazioni in lingerie, lo imputavo al suo essere sicuro e al non essere un uomo che pendesse dalle grazie delle donne. Poi col tempo si era rivelato semplicemente narcisista e poco propenso al sesso che intendevo io. Già, il mio vecchio chiodo fisso. Oggi a 5 anni di calma piatta mi stavo chiedendo se la' sotto fossi tornata vergine. Non lo lasciavo per una specie di ringraziamento dall'' avermi tolta da uno stolker : lascialo o gli faccio il culo e non rimarrà' più niente. Non avevo dubbi. Siciliano da parte di padre , capivo che se avesse voluto lo avrebbe sul serio tolto di mezzo. Così presi coraggio e mantenni il punto con lo stolker, Andrea mi sembrava protettivo e infatti la gabbia in cui mi ero ficcata non concedeva colpi bassi ma nemmeno aria fresca .

Si può sapere a che pensi??" A terra il piatto rotto del servizio di sua madre mi guardava pezzo per pezzo. Mi era scivolato a terra per fortuna senza lo spezzatino vegano ancora intonso nella padella. Andrea era sicuramente più seccato del ritardo nelle tabelle di marcia del pranzo che per il piatto rotto.

" Tranquilla, è pure il servizio di piatti che voglio cambiare." Anna mi strizzo' l'occhio e il pranzo continuò

Finalmente arrivò la sera. " Vai a letto di già'?"disse Andrea? . L' unico televisore della casa era sempre stato territorio suo, per quello mi rifugiavo nei miei libri. Gli detti il solito bacio a stampo , lo salutai e lo lasciai ai suoi talk show.

Arrivata nella mia camera chiusi la porta alle mie spalle. Il calore che si era rintanato nelle pareti mi fece voglia di una doccia. Chiusi la luce, mi spogliai ed entrai in bagno. Ancora grondante e con l'asciugamano rosa addosso , rientrai in camera . Adoravo quei momenti e ancor di più stare nuda. Mi sdraiai sul letto e il pensiero mi andò allo scrittore. Chissà che c'era venuto a fare nel nostro piccolo paese. Certo per tranquillità' la sera non aveva paragoni, ma finire proprio li' di fronte alla mia camera...fosse un segno del destino ? Le tende di raso con i girasoli si muovevano morbidamente,  mi alzai e mi misi a guardarci attraverso. No, nessuno. Tirai le tende ai lati e mi misi a guardare la luna. Il resto delle case erano vuote. Molti erano andati in ferie al mare, altre erano rimaste disabitate. Era il mio mondo libero, le sere d'estate le passavo così, nuda a guardare la luna e i carri nel cielo. D'improvviso si accese una luce all'interno delle case , un cellulare. Era Alessandro. Mi rimisi dietro la porta finestra e guardai. Uscì nudo anche lui o almeno mi sembrava. Quella flebile luce mostrava il suo viso e il petto. Si sedette a lato del suo terrazzo con qualcosa in mano, un calice. Scriveva sul quel cellulare senza mai alzare la testa. Poi dopo un po' si alzò, lo appoggiò sulla sedia e si mise in piedi anche lui a guardare il cielo. Si stava toccando. Lo intravedevo dalle grate larghe della sua ringhiera. Si masturbava lentamente, non tutti dettagli ma si intuiva perfettamente che era eccitato. Mi sentivo strana, era come se avessero esaudito la mia voglia di qualcosa di nuovo , della me di un tempo. Ne avevo fatte di cose eccitanti in passato ma quello era uno di quei miei desideri mai avverati: un vicino acceso sessualmente come lo ero stata io e ancora nonostante Andrea continuavo ad essere. Più di una volta le sere mi toccavo a terra immaginando situazioni e uomini senza volto. Non ho mai usato sex toys, mi son sempre arrangiata con le mie dita e la fantasia. Ero incantata, eccitata e rossa in viso. Una voglia immensa di uscire anche io allo scoperto e di guardarlo ma non volevo si fermasse a causa mia. Stupidi pensieri. La sera prima volevo farla finita ed ora tutto quello che volevo era guardarlo...

La notte dei desideri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora