Il figlio di Hel era ben conscio di questo, così fece la sua mossa.

«Tu!» chiamò rivolgendosi a uno dei guerrieri. «Portami immediatamente dal governante di Ganshada!»

Il giovane orco, trovandosi improvvisamente al centro dell'attenzione, rimase un attimo pietrificato. Si guardò intorno, ma neanche i suoi compagni sapevano cosa fare.

Havard si avvicinò con passo deciso alla sua "vittima", seguito a poca distanza dal suo giovane drago.

«Ho detto immediatamente

Il figlio di Hel lasciò fluire la sua aura, aumentando ulteriormente il timore che riusciva a infondere nel giovane orco.

«Da... da questa parte» gemette il malcapitato, dirigendosi con passo incerto verso il portone ancora aperto.

Gli altri orchi si fecero da parte al loro passaggio: in parte per via dell'aura che Havard riusciva a emanare, e in parte per non essere schiacciati dal drago che lo seguiva.

Il pallido non aveva bisogno di girarsi per sapere che gli altri guerrieri erano tutti dietro di lui, pronti ad attaccarlo, ma privi della volontà necessaria per farlo.

Una volta raggiunto l'ingresso della città, Havard fece segno al suo giovane drago di aspettare: per quanto apprezzasse la sua lealtà, le strade interne erano troppo strette e affollate per un animale della sua stazza.

Il rettile chinò il muso, dispiaciuto, poi però lo risollevò con fierezza e lanciò uno sguardo minaccioso ai guerrieri.

Superate le mura, Havard si guardò intorno. L'arrivo degli intrusi aveva sicuramente fatto scattare l'allarme, ma non tutti si erano rifugiati in casa: diversi mercanti erano rimasti all'esterno e, armati di bastoni o altre armi di fortuna, erano decisi a proteggere le loro ricche bancarelle.

In ogni caso ormai quasi tutti si erano accorti che lo scontro erano finito, infatti numerosi volti facevano capolino ai cigli delle strade o affacciati a porte e finestre. Il figlio di Hel riconobbe numerosi chierici devoti a divinità diverse, così come esponenti di altre specie: goblin, demoni, un paio di troll e perfino alcuni sauriani, probabilmente mercanti venuti da occidente.

In un'ampia strada laterale notò anche un mercato degli schiavi, con tanto di prigionieri ancora legati e in attesa di essere venduti.

L'edificio dove risiedeva il governante si trovava al centro della città, situato in una posizione sopraelevata di grande prestigio, da dove era possibile osservare tutto all'interno delle mura, e probabilmente anche le miniere all'esterno.

Man mano che si avvicinava, Havard cominciò ad avvertire una sgradevole sensazione: gli ricordava quella avvertita in presenza dello spirito del padre di Morzû, ma era più flebile e più intensa al tempo stesso. Aveva un brutto presentimento, ma per il momento doveva restare concentrato: aveva troppi sguardi addosso per rischiare di dimostrarsi indeciso.

Raggiunto l'edificio del capo della città – costruito in solida pietra –, Havard riconobbe subito che si trattava di una canonica. Non che questo potesse stupirlo: nei centri abitati più grandi era molto comune che il capo religioso fosse anche il capo politico.

«Che stai aspettando?» chiese notando l'esitazione della sua guida.

«Devo prima chiedere al priore se desidera riceverti» provò a obiettare il giovane orco, ma l'occhiataccia del figlio di Hel bastò a fargli cambiare idea. «Da... Da questa parte.»

Age of Epic - 2 - La progenie infernaleWhere stories live. Discover now