Cap 16

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Mi nascosi tra le coperte, preferivo abbandonarmi al sonno piuttosto che affrontare la realtà. Non avevo voglia di problemi,di intrighi e di dover dare spiegazioni.
Trovai la forza di alzarmi all'ora di pranzo, uscii dal mia camera con una coperta di lana sulle spalle, percepivo il mondo cadermi sotto i piedi, odiavo tutti e allo stesso tempo  i miei occhi era sul punto di riempirsi di lacrime.
"Buongiorno!!!" Strillò Emi
"Che hai fatto?chiese, venendomi in contro
Kathryn era sul divano e si avvicinò anche lei:"Se è per quel coglione, non ha nemmeno senso starci male" aggiunse
"Lo so ma non so che farci..." proferii appoggiandomi sul bancone.

"Che ne dite di fare un po' di shopping, oggi pomeriggio?" propose Emi
"Ci sto" rispose Kathryn entusiasta
"Io passo, preferisco rimuginare sulla mia vita tutta la giornata" ammisi ironicamente.
"Daiii...ti prego" mi supplicò Emi facendomi gli occhi dolci.
"Va bene" sbuffai.
Amavo la moda e vestiti ma doverli provare nei negozi diventava ogni volta un incubo. Gli specchi dei camerini mettevano in risalto ogni mia imperfezione e dover identificare me stessa con una taglia mi distruggeva.

Dopo essermi fatta una doccia per eliminare ogni peccato, ci recammo nel tardo pomeriggio al centro commerciale più vicino. Non comprai niente di che, eccetto qualche maglione e un paio di jeans. La giornata stava procedendo gradevolmente, mi ricredetti addirittura su Kathryn che al contrario di come appariva, era una ragazza dolce e affettuosa.
Ci fermammo a prendere un caffè in un bar davvero grazioso e fu in quel momento che lo vidi. Stava camminando con una ragazza alta, dalla pelle olivastra con  lisci  capelli scuri. Lo seguii con lo sguardo mentre il  mio cuoricino fece un piccolo crack. Non che me ne importasse qualcosa, era libero di uscire con chiunque avesse voluto ma questo non mi faceva sentire meno ferita.
"Charlotte, tutto bene?" Mi distolse Emi dalle mie inquetudini.
"Si si, certo" risposi distogliendo lo sguardo dalla coppietta.

Tornata a casa scrissi al mio migliore amico, volevo averlo li con me, raccontargli come mi sentivo e cosa stesse succedendo. Sapeva tutto di me , eravamo cresciuti insieme d'altronde, era come un fratello.
Gli trovai così dei biglietti in sconto per il mercoledì seguente e lo convinsi a partire. Era un ragazzo dal cuore d'oro, sopportava ogni mia  crisi, ogni mio  sbalzo di umore e soprattuto ogni mia idea folle.
Improvvisamente fui distratta dal suono del campanello probabilmente era qualcuno che aveva scordato le chiavi perciò mi alzai dal divano e andaii ad aprire la porta.
"Ciao tesoro, sono Aisha sono venuta a portare Grace. Justin è in casa?" Chiese una donna di mezza età dai splendidi capelli ricci quando Grace mi saltó in braccio.
"Ora non è casa, vuole entrare?" La invitai spalancando la porta. Justin doveva badare a sua nipote invece si stava scopando una tipa insignificante. Dimostrando di nuovo quanto inaffidabile fosse.
"Vuole un caffè, un tè o qualcos'altro?" Le chiesi gentilmente.
"Un tè, grazie mille tesoro"
"Si figuri"
"Come conosci Justin?" Domandò con occhi curiosi.
"Siamo solo coinquilini" risposi a malincuore perché alla fine era nient'altro che la verità
"Tu sei Charlotte vero?" Mi domandò lasciamo un po' perplessa
"Si,come conosce il mio nome? " sorrisi
"Justin mi ha parlato di te e non parla mai di nessuno quindi pensavo ci fosse qualcosa in più ma forse mi sbagliavo ..." disse
"No no" sorrisi nascondendo l'imbarazzo
"Non fa altro che trattarmi male, prendermi in giro ed illudermi" aggiunsi esausta
"Ne ha passate tante, si è creato una corazza ma sotto di essa si nasconde davvero un bravo ragazzo" rispose con occhi luminosi, come una madre può parlare di un figlio.
"È sua madre, vero?" Le chiesi incuriosita.
"No,no" rise per poi tornare seria
"Lo trovai di sera, in un parco, al freddo, quando aveva solo 8 anni era appena scappato da una casa famiglia"aggiunse immersa nei ricordi.
"I suoi genitori dove sono?" La conversazione stava diventando pesante ma necessitavo saperne di più.
"Non ne ha mai parlato con me Justin... ma i servizi sociali mi hanno confidato  che il padre è in carcere mentre sua madre beh... è una storia molto triste. "Le inizió a incrinarsi la voce
"So solo che lo hanno trovato addormentato vicino al corpo inerme della madre. Probabilmente assistì al suo suicidio" finii lasciandomi impietrita.

"Eii"disse Justin entrando quando  mi portai le mani agli occhio per asciugarmi  le lacrime, non mi ero nemmeno accorta di star piangendo. 
"Cosa succede?" chiese perplesso dopo avermi guardata
" Niente è tutto apposto" risposi sorridendo
"Non lo hai fatto spero" chiese rivolgendosi ad Aisha. Al suo silenzio iniziò ad arrossire mi immaginai di vedere il sangue nelle sue vene scorre sempre più veloce.
" Tu non hai nessun cazzo di diritto di raccontare la mia storia" accusó Aisha trascinandola fuori dalla porta.
"Vieni Grace" ordinò.
"No lei rimane con me, non sei abbasta stabile in questo momento" proferii e così senza degnarmi di uno sguardo, mi superò per poi sbattersi la porta di camera sua alle spalle.
Grace impaurita si avvicinò delicatamente a me. Abbassando lo sguardo vidi i suoi occhioni verdi smeraldo diventare lucidi.
"Che ne dici di andare a fare una passeggiata? Magari incontriamo qualche bimba con cui giocare"
" Io non so come giocare con i bambini. Magari poi non gli piaccio..." ammise abbassando lo sguardo. Era abbandonata a ste stessa, non poteva essere sballottata da una parte all'altra, vivere senza certezze, aveva bisogno di esempi, punti di rifermento sani da poter seguire.

Passeggiamo un po' per Londra finché giungemmo in un parco gioco pieno di bambini.
" Eii, vai da loro "consigliai a Grace accarezzandole i lunghi capelli inchiostro
"E cosa gli dico?" Mi chiese con una vocina delicata.
"Presentati e digli che vuoi giocare con loro, dai vai" le risposi sorridendo.
La vidi correre verso i giochi per poi parlare con qualche bimba, per la prima volta la vedevo felice. Il parco era piena di mamme molto più grande di me che facevano gossip sui temi più futili, facendomi sentire un pesce fuor d'acqua. Mi sedetti su una panchina isolata e sprofondai tra mille pensieri, continuavo a rivivere la conversazione avuta con Aisha. Perché Justin non voleva che sapessi della sua storia? Perché per lui  era così difficile fidarsi di me?
Fui richiamata a realtà dalla suoneria del mio cellulare, guardai il display ed era lui, Justin.
"Pronto? " dissi con voce tremante, più una domanda che una affermazione.
"Dove cazzo sei con Grace?"
"L'ho portato in un  parco giochi, dato che qualcuno non è in grado di prendersi cura di lei" risposi irritata dalla sua sua arroganza
"Vaffanculo , girami la posizione" ordinó prima di chiudermi in faccia.
Feci quanto richiesto per poi vederlo arrivare circa 20 minuti dopo

"Ciao" disse freddo sedendosi accanto a me
"Ciao" replicai schietta
"Sembra felice" aggiunse guardando Grace correre tra l'erba
"Ho pensato la stessa cosa anche io"
"Grazie" ammise abbassando lo sguardo
"Lo faccio per lei ,non per te, spero sia chiaro"
"Non si merita tutto questo" aggiunsi in fine
"Secondo te vorrei  vederla così? Dio è solo che..."
"Solo che cosa?"
" È solo che ....So benissimo come cazzo si sente, mi strugge pensare stia provando anche lei quello che ho passato io sulla mia pelle, non se lo merita..."

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⏰ Last updated: Feb 25, 2022 ⏰

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Il peso dell'amore-the weight of loveWhere stories live. Discover now