Come Jo e Laurie

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<< Bacino! No, no stai anticipando. Segui Umberto.>>
Le mie gambe stavano collassando. Poi la musica si interruppe.
Raimondo mi guardò per qualche secondo, lo vedevo insoddisfatto, e come avrei potuto dargli torto.

<< Matti che succede? Tu e il tempo eravate due cose diverse oggi. Sembri distratto>>

<< scusa non ero distratto, mi stavo forse concentrando troppo sui passi>>

<< talmente tanto da dimenticarti lo stile. Questa coreografia, Matti, vuole tanto stile. >> non lo guardavo nemmeno in faccia, mi vergognavo.

Dopo aver finito quella disastrosa prova me ne tornai in casetta. Non guardai i miei compagni, avevo solo voglia di piangere.
Buttai il borsone sul letto. Ero talmente tanto arrabbiato che non mi resi conto che nel letto affianco al mio, Christian stava ascoltando musica con gli occhi chiusi. Non si accorse di me.

Passai per la stanza di Tommaso che stava dormendo, ed esco fuori, in quel piazzale che aveva accolto tanti miei sfoghi.
Mi sedetti sulla panchina e fissai il muretto che impediva lo sguardo verso l'esterno.

Stava scendendo una lacrima sulla mia guancia quando sentii aprirsi la porta.

Non mi sarei mai aspettato di vedere quel volto, ma poi non rimasi sorpreso più di tanto quando lessi il disorientamento nei suoi occhi. Non si aspettava di trovarmi.

Albe se ne stava in piedi a fissarmi ma senza fare nulla. Dopo un po si rese conto che quella situazione si stava facendo imbarazzante, così si prese la briga di sedersi accanto a me.
Come un bambino curioso osservava la mia faccia, anzi, cercava di leggerla.

<< tutto ok mattia?>>

<< Si>> odio mostrare i sentimenti alle persone. Meglio mentire.

<< Sicuro? Mi sembrava che stessi piangendo >>

Sapevo che aveva buone intenzioni, ma non avevamo quel tipo di rapporto tale da confessargli tutto.

<< Solo un po di allergia>> classica scusa a cui tutto vogliono credere per non finire in mezzo a questioni che a loro non interessavano. Così anche Albe.

<< ok. Comunque sono quasi le otto, fra poco devi iniziare a cucinare >>

<<ok>>

Se ne va, sbattendo la porta alle spalle.

Sentivo che le mie lacrime erano appese al filo del rasoio ma mi trattenni, sapevo che se avessi ricominciato a piangere non mi sarei più fermato.
Mi alzai con fatica e rientrai in casa. Prima di andare in cucina raggiunsi camera mia per poter mettere a posto il borsone lasciato al caso.

Prima di aprire la porta sentii delle risate. Erano Dario e Christian. Chissà cosa trovavano così tanto buffo.
Sarà stato il cattivo umore o qualcos'altro, ma non ero entusiasta nel sentirli ridere così.

Entrai senza troppe scene, le risate non cessarono in mia presenza.

<< ehi Matti, vieni a vedere questo meme che hanno fatto su Christian>>

Non volli essere scortese, in fin dei conti erano miei amici. Mi avvicinai così al telefono di Dario per guardare.
Non mi venne da ridere, mi sentivo soltanto più solo.

<< Ah divertente>> era stato il meglio che potessi fare.

<< Mamma mia che entusiasmo>> fece Dario.
Non risposi solo perchè mi conoscevo fin troppo bene.
Presi il borsone che avevo lasciato sul letto e lo andai a posare nell'armadio. Per tutto il tempo sentivo lo sguardo di Christian che mi seguiva.

<< Tutto bene fratè?>> come suo solito si accorse che qualcosa non andava.

<<mh mh>> non riuscivo a parlare, un magoni assalì la mia gola.

Sentivo i miei occhi bruciare, e prima che i miei compagni di stanza mi potessero vedere, presi a camminare verso l'uscita.

Sento una mano che afferra il mio braccio. Non ebbi il bisogno nemmeno di girarmi completamente per capire chi fosse. Il tatuaggio sul braccio parlava da sé.

<< Fra sicuro di star bene? Lo sai che ci puoi dire tutto, a tutti capita di avere una giornata no>> disse Christian.

Forse la mente era tanto annebbiata da non riuscire a gestire la risposta che ne conseguì.

<< Dio ho detto che sto bene. Hai ragione, sto avendo una NORMALISSIMA giornata no, come tutti. Non c'è da preoccuparsi, non è niente di che. >>
Alzai troppo i toni e il volto di Dario me lo fece capire, mentre Christian rimase impassibile. << io non dicevo questo>>disse lui con molta più calma.
Non avevo mai alzato la voce con lui, non avevamo nemmeno mai litigato. Qualcosa nei suoi occhi si spezzò, e la sua voce sembrò rotta. Mi pareva di avergli dato una pugnalata.

Non sopportavo quella situazione così mi giarai e me ne andai.

Mentre cucinavamo, io e Christian non ci rivolgemmo nemmeno una parola.
Nessuno sembrò notare il distacco, a parte Dario che conosceva la motivazione.

Una volta finito ci mettemmo a tavola e se prima nessuno sembrò notare niente, vedendoci seduti distanti , a tutti si accese una lampadina.

<< Attenzione sta per finire il mondo. Crick e Crock che non sono seduti vicini?>> fece Nicol

<< che mi venga un colpo >> ribattè Rea.

<< Qua sembrano esserci problemi in paradiso>> rise Carola.

<< Smettetela ragazzi >> prese le nostre difese Tommaso.

<< Qua qualcuno ha litigato e non va bene. Se litigate voi io non credo più nell'amicizia>> disse Sissi.

Christian stava ad ascoltare impassibile.
Io ero irritato da tutto quello. Poi Serena decise di sganciare la bomba.

<< Christian che ti ha fatto Mattia per farti arrabbiare? Andiamo non è possibile Matti che ne combini sempre una>>
Mi alzai di scatto, non ne potevo più. Presi il mio piatto e me ne andai in camera. Mentre mi allontanavo sentii i ragazzi mormorare, alcuni che gridavano il mio nome e altri che si alzavano.

Finii la mia cena da solo sul letto.
A quell'ora le palestre erano chiuse e quindi mi trovai costretto a restare lì quella sera, con la costante paura di incrociare lo sguardo con quello dei miei compagni.

Rimasi a fissare la parere per un po, poi vidi Dario entrare.

<< tutto ok? Vengo in pace>> ammetto che mi fece sorridere.

<< si, davvero>> ma non era abbastanza per aprirmi.

<< vuoi che ti porti il piatto dentro?>>

<< Grazie>> gli risposi.

Stava per chiudere la porta quando si affacciò per dirmi un ultima cosa.

<< Christian ti vuole bene, lo sai?>>

<<si>>

Così se ne andò. Non fece tanto attenzione alla mia risposta che nascondeva un po di insoddisfazione.
Era un ''si'' malinconico, come se non ne fossi poi così felice.

Mi voleva solo bene.

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