1. Il figlio di Hel

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L'animale corse via e poco dopo arrivò un manipolo di orchi. Uno di loro recuperò la lancia. Erano sicuramente dei cacciatori, ma il loro attacco non aveva avuto successo.

Uno di loro notò i due orchi, e segnalò la loro presenza agli altri. Subito i cacciatori li raggiunsero con le lance in pugno.

«Questa è la nostra foresta, cosa ci fate qui?!» imprecò il più alto, un robusto orco verde. «Andatevene!»

«Perdonateci, siamo solo di passaggio» affermò il pallido.

Il cacciatore lo guardò con superiorità prima di voltarsi verso Nambera. «Ehi, vecchia, perché lasci parlare il tuo schiavo al posto tuo?»

«Havard non è il mio schiavo» ribatté l'orchessa.

Il verde parve stupito. «Beh, non mi interessa se è il tuo schiavo, il tuo amante, o quello che ti pare! Andatevene dalla nostra foresta! Questo è il nostro territorio di caccia, e non vogliamo stranieri!»

«Come ho già detto, non abbiamo intenzione di fermarci più del necessario» ribadì Havard, che al contrario del suo interlocutore, si stava sforzando di mantenere un tono misurato. «Andiamo, Nambera.»

Lei annuì e si unì a lui nel riprendere la marcia.

«Se vi vediamo di nuovo, vi infilzeremo come cani!» gridò il cacciatore.

I due orchi rimasero in silenzio e continuarono a camminare, diretti verso il nido del drago.

«So quello che pensi, ma non sono arrabbiato» affermò Havard dopo qualche minuto. «Beh, non troppo. Ormai ci sono abituato.»

Nambera non ebbe bisogno di dire nulla.

Ci vollero all'incirca altri dieci minuti di marcia, poi finalmente avvistarono il nido. Non c'era traccia dei cacciatori nelle vicinanze – di sicuro stavano ben attenti a mantenersi alla larga dal grosso rettile –, quindi questa volta nessuno li avrebbe disturbati.

I due orchi si misero al riparo di un grosso tronco e osservarono l'animale. Il giovane drago stava dormendo e non sembrava essersi accorto di loro. Era lungo meno di dieci metri, ma sicuramente sarebbe stato in grado di portare almeno una persona senza troppi problemi. Aveva le scaglie verde scuro e ancora relativamente lisce, le corna sul capo non erano particolarmente pronunciate e le membrane alari davano l'idea di essere piuttosto spesse: un drago di foresta.

«Nambera, aspetta qui.»

Lei annuì. «So che riuscirai a domarlo, Havard.»

L'orco pallido uscì allo scoperto e lasciò il relativo riparo della foresta per entrare nella piccola radura incenerita che faceva da nido. Sicuramente era stato il giovane drago ad abbattere gli alberi e bruciare il terreno, a dimostrazione di quanto già fosse forte e temibile.

Havard non aveva intenzione di agire di soppiatto, anzi avanzò con determinazione, incurante del rumore prodotto dai suoi piedi sui ramoscelli caduti.

Il drago di foresta, allertato dal rumore, aprì gli occhi gialli, incrociando quelli verdi di Havard. Si sollevò in tutta la sua statura, già molto minacciosa nonostante la giovane età, eppure l'orco pallido non batté ciglio.

Age of Epic - 2 - La progenie infernaleOù les histoires vivent. Découvrez maintenant