2.

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Il giorno seguente andai a scuola a piedi, faceva meno freddo, ma rabbrividivo ad ogni soffio di vento.
La strada era deserta, l'aria fredda e secca mi sfiorava le labbra già screpolate.
Arrivai a scuola, forse un po' delusa. Il ragazzo non c'era né alla fermata né sulla strada né in qualunque altro posto.
Sospirai. Magari non era neanche di questo paese e continuare a pensarci sarebbe stato solo uno spreco di tempo.
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-Ci vediamo dopo?- chiese Chris dopo le lezioni.
Finii di posizionare i libri nella sacca, pensando ai compiti che dovevo fare.
-Certo, dove?-
-Al parco! Con una giornata così bella, dove vorresti andare?- indicò il cielo azzurro sopra la scuola.
-Non so, pensavo in Australia-
La bionda alzò gli occhi al cielo -A dopo-
Il parco era sempre stato un luogo tranquillo, lo circondava un boschetto e al centro, o quasi, era stato costruito un lago artificiale.
Mi sedetti sul bordo, con i piedi nell'acqua gelata. Idea stupida, data la mia propensione per le malattie in questo periodo.
Canticchiavo la melodia di una canzone ascoltata stamattina, il titolo non mi venne in mente fino a quando non arrivai al ritornello.
Il telefono mi vibrò in tasca:
"Scusa, mia madre ha avuto un piccolo contrattempo e ho dovuto aiutarla. Arrivo tra poco, tranquilla.
-Chris"
Mi alzai e infilai le scarpe, restare qui non sarebbe servito. Conoscendo bene Chris, ci avrebbe messo più di venti minuti.
Camminai un po' per il parco, avvicinandomi sempre di più al bosco.
Le foglie degli alberi cominciarono ad infittirsi, facendo filtrare solo pochi raggi del sole, che illuminano le foglie secche, cadute a terra.
L'odore del sottobosco mi ricordava l'autunno.
Sentii un rumore dietro di me, girandomi non vidi nessuno, ma qualcuno mi toccò la spalla, facendomi sobbalzare. Lanciai un urlo.
Il biondo dietro di me ridacchiò.
-Tristan Evans! Mi hai fatto venire un infarto- posai una mano sul petto, come per calmare il mio cuore.
Il biondo rise più forte. Strano, io non ci trovavo niente di divertente.
-Ti faccio passare la voglia di ridere con uno schiaffo. Tre...due...- smise all'istante.
Tristan si schiarì la voce -Non volevo spaventarti, giuro-
Sbuffai, i suoi scherzi mi tenevano sempre all'erta, ma un po' mi piaceva ricevere le sue attenzioni.
-Non hai gli allenamenti di calcio, Tris?-
Si portò una mano tra i capelli dorati, mostrando una smorfia -Dovrei, ma volevo fare un giro nel parco. Adoro i primi giorni di sole dopo l'inverno-
Annuii sorridendo. I suoi occhioni chiari erano più brillanti del solito e sembravano anche più allegri.
-Tu, invece, che ci fai qua?-
Non risposi subito, la sua presenza mi metteva sempre in agitazione.
-Aspetto Chris-
Mi guardai intorno, cercando la mia amica, senza successo però.
-E credo che resterò qui ancora per un po'- borbottai.
-Tristan!- si avvicinò un ragazzo dai capelli scuri e ricci, teneva una palla da calcio sottobraccio. Bradley Simpson.
Mostrò un cenno di saluto con la testa verso di me, sorridendo.
Non l'ho mai conosciuto, ma dicevano che fosse simpatico ed era uno dei migliori amici di Tristan. Facendo due più due, avrebbe dovuto esserci anche Connor Ball, che faceva parte pure lui del gruppetto. Io conoscevo soltanto Tristan.
Mi sentivo in imbarazzo, anche perché era da un sacco di tempo che non parlavo con Tristan.
Evans mi lanciò un'occhiata.
-Brad, lei è Tessa. Tess, credo tu sappia che lui è Bradley- Questa sì che era una presentazione.
Il moro mi porse la mano, che strinsi un po' timidamente.
-Be' Tess, ci vediamo- salutarono i ragazzi.
Supposi che fossero andati a giocare a calcio o qualcosa del genere.
Continuai a camminare per la foresta. Poco dopo trovai una radura circondata da cespugli pieni di bacche colorate; mi sedetti sopra un cumulo di foglie, infine mi sdraiai. Macchie di cielo azzurro si intravedevano tra le foglie, leggermente mosse dal vento. Lo trovavo davvero rilassante, tanto che avrei potuto addormentarmi, se un rumore di legnetti e foglie calpestate, non mi fece aprire gli occhi.
Sbattei le palpebre per abituarmi alla luce, anche se poca.
Pensai che l'azzurro che vedevo fosse il cielo, invece erano i suoi occhi.
Mi alzai di scatto, ripulendomi i jeans.
-Cosa ci fai in mezzo al bosco?- sussurrò, guardandosi intorno, le mani nelle tasche dei jeans neri. Notai solo allora che aveva due buchi nella stoffa, sulle ginocchia. Forse definirli buchi era un eufemismo.
Scrollai le spalle. Non c'era un motivo preciso per cui mi trovato lì.
Ci fu un lungo silenzio imbarazzante.
Lo guardavo, cercando di non perdermi neanche un dettaglio del suo viso, della felpa scura che gli fasciava il busto, dei jeans neri intorno alle sue gambe lunghe.
Il telefono mi vibrò in tasca, non volevo rispondere, non volevo distogliere lo sguardo da lui neanche un secondo.
-Non dovresti rispondere?-
-Uhm. I-io sì- balbettai.
Mi guardò, come se aspettasse un mio movimento, poi mi svegliai come da una specie di trans e presi il cellulare.
Un nuovo messaggio da Chris: "Arrivo. Finalmente. Aspettami al laghetto"
Sospirai. Sarei dovuta andare e avrei perso l'occasione di conoscere il ragazzo. Decisi di chiedergli almeno il nome.
-Devo andare.- sussurrai. -Ci vediamo...- lasciai la frase in sospeso, sperando che mi dicesse il nome.
-Certamente. A presto,- non disse il suo, ma mi sembrò che avesse sussurrato il mio -Tessa-

Not About Angels || James McVeyWhere stories live. Discover now