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Send me your location
Let's focus on communicating
'Cause I just need the time and place
to come through
(Place to come through)
Send me your location
Let's ride the vibrations
I don't need nothing else but you
(I don't need nothing else but you)


"Prossima fermata: Stazione di Napoli Centrale". Sovrastando quelle della canzone dalla quale si stava lasciando cullare prossimo al sonno, le parole che annunciavano la sua destinazione gli fecero sollevare la testa fino a quel momento abbandonata al supporto poco confortevole del finestrino del treno, il cui vetro stava ospitando una competizione tra gocce di pioggia che da poco avevano iniziato a rincorrersi tra loro.
Sfilandosi gli auricolari dalle orecchie, Tancredi aveva sbuffato una risata che confondeva il suo sorriso con una smorfia di fastidio mentre sollevava la borsa viaggio che fino a quel momento aveva custodito tra i suoi piedi e che ora impegnava la sua mano destra, visionando in quella sinistra un ombrello che rimpiangeva di non aver portato.
La folata fredda di vento che lo accolse con uno schiaffo sulle guance poi, gli fece rimpiangere del tutto di trovarsi in quella città.
Napoli. Si guardò intorno e il caos dal quale i suoi occhi e le sue orecchie furono travolti lo fece sentire stordito ed estraneo a quell'ambiente. Eppure aveva come l'impressione di esserci già stato, come se fosse di ritorno in un luogo in cui era vissuto in un tempo così lontano da confonderne i ricordi; come se si fosse appena svegliato da un sogno che la mente, ancora abbandonata al piacere del sonno, avesse celato e reso suo ostaggio, concedendo al conscio solo alcune immagini distorte; come se quella fosse stata la sua città, la sua casa, in un'altra vita o nella vita di un'altra persona.

Un'altra persona. Il pensiero del compagno napoletano era stato costante quanto inevitabile durante tutto il viaggio.
Con gli occhi chiusi, Tancredi aveva colorato quel buio con il giallo acceso dei suoi capelli ­- anche se non aveva mancato di notare come la tinta stesse iniziando a perdere la vivacità del suo colore e a rivelarne uno più scuro e vicino a quello che Tancredi immaginava fosse il colore naturale dei suoi capelli. Gli donava.
Aveva poi riempito il silenzio con il suono della sua voce, tanto profonda e graffiata quanto squillante e dolce, e i sedili del treno rimasti vuoti intorno a lui con la presenza del piacevole peso sulla testa delle dita tatuate attorno alle quali il biondino era solito arrotolare i ricci scuri dei suoi capelli.

Confortato dalla sua immaginazione suggestiva, Tancredi era ritornato su quella panchina a Roma, con Luca seduto al suo fianco e la luna che dall'alto era spettatrice delle loro lunghe conversazioni cadenzate dai tiri alla sigaretta elettronica.
Nonostante gli anni di dizione, l'inflessione del napoletano scandiva le sue parole ogni volta che quest'ultimo parlava mosso dalla rabbia o da un forte entusiasmo. Proprio come quando gli raccontava di Napoli, dei suoi colori, della sua gente, della sua storia, della sua

"Ti sto annoiando? Sto forse parlando troppo?" si sarebbe interrotto Luca per chiedergli di tanto in tanto, timoroso che le sue parole fossero troppe da ascoltare e lui troppo da sopportare.

Tancredi lo pensava. Luca Marzano era davvero troppo.
Lo era quando la mattina si alzava e, inciampando sui suoi stessi passi verso la cucina, svegliava anche lui tre minuti prima che suonasse la sua sveglia; lo era quando, fermamente convinto di qualcosa, non permetteva a nessuno di suggerirgli un punto di vista diverso dal suo; lo era quando esasperava ogni emozione come risposta impulsiva ad un problema. Lo era quando lo stringeva tra le sue braccia per proteggerlo dall'ansia; quando le sue dita, come pennelli, sfioravano le sue guance macchiandole di rosso; quando rispettava il suo silenzio e lasciava che fossero i loro occhi ad intrattenere una conversazione al posto loro.
Era troppo e a lui piaceva.

"No, macché" gli avrebbe allora risposto Tancredi slegando l'intreccio delle sue gambe accavallate per rivolgere maggiormente il corpo verso di lui, come per fargli capire che non era annoiato dalle sue parole e dalla sua presenza.
"Ma la tua città è tanto lontana da Napoli?" avrebbe poi chiesto per incoraggiarlo a parlare ancora.

LOCATION - TANC7EVEN OSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora