Annuisce pensierosa, ma non aggiunge altro lasciando che cali il silenzio.
O almeno a parole, perché i nostri sguardi dicono molto.

È la prima volta che frequento una ragazza seriamente, oltre che per il sesso intendo.
Non dico che non voglio farci sesso, perché sarebbe una gran menzogna, ma ecco vorrei conoscerla di più.
Cosa mai successa con qualcun'altra.

<<Mi puoi suonare qualcosa?>> mi chiede all'improvviso.

<<Con il pianoforte?>> domando e lei annuisce.

Sospiro spontandola dal mio corpo e mi alzo andando verso quest'ultimo.
A casa suono ogni giorno, ma qui è diverso, questo pianoforte è diverso.

Non è un nuovo pianoforte comprato per abbellire casa no, questo è il mio pianoforte, la mia prima nota sbagliata e la mia prima melodia perfetta.
Ma soprattutto, la cosa che più mi lega a papà.

Mi siedo sulla sedia, ormai vecchia, e senza pensarci troppo comincio a suonare la nostra canzone: Experience di Ludovico Einaudi.

Visto che conosco già i tasti a memoria, chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dal calore che mi emana questa canzone.

Non è vero che le canzoni sono solo parole senza senso messe insieme:  la musica è arte e le canzoni sono i dipinti.

Dei splendidi dipinti.

Non mi accorgo di aver finito finché non sento la sua mano poggiarsi sulla mia spalla, facendomi girare verso di lei.

<<Cavolo, sei bravissimo>> sorride.

<<Già, tutto grazie a papà>> rispondo con un sorriso da bambino.
Quanto vorrei che fosse qua, a vedere come sono migliorato con la musica e le donne.

Beh, sono ancora stronzo, ma almeno sto facendo sul serio con Olivia e vorrei tanto che la conoscesse.

<<Com'è tuo padre? Se posso chiedere>> domanda sedendosi sulla sedia di fianco, sulla sua sedia.

È strano, ma non mi da fastidio.

<<È una brava persona, bravissimo con il pianoforte e un gran padre>> racconto fiero, <<Lui non ha per niente la mia stronsaggine, l'unica cosa che ho ereditato da lui è la musica e la bellezza>> aggiungo.

<<E da tua madre che hai preso?>> chiede interessata.

<<Assolutamente niente, lei è gentile, premurosa e chiaccherona. Tutto il contrario di me>>.

<<Per una volta hai ragione>> ridacchia facendo apparire le sue fossette, che ho notato ha anche Eve.

<<Io ho sempre ragione>> ribatto.

<<Certo come no, comunque posso farti un'altra domanda? Se non vuoi rispondere, non c'è problema>> dice come se quello che sta per dirmi mi farà incazzare.

Beh, non sarebbe la prima volta.

<<Parla>>.

<<Dove sono i tuoi genitori adesso?>> chiede e io non mi stupisco.
Sapevo che prima o poi l'avrebbe chiesto.

<<Ancora a Portland>> sospiro, <<Mio padre ha il cancro ed è per questo che ci siamo trasferiti quattro anni fa, pensavamo sarebbe guarito se lo avessimo portato in un'ospedale privato, ma a quanto pare ci sbagliavamo>> racconto con lo sguardo puntato sulle mani.

Odio ricordare la situzione di papà, mi rende troppo vulnerabile e io non voglio esserlo.

<<In che senso?>>.

<<Ci sono poche probabilità che sopravviva, solo il dieci per cento. Io e Diana siamo tornati qua per il piano B, nel caso- beh hai capito>> mi irrigidisco.

Non riesco nemmeno a pronunciare quella parola, perché io lo so che ce l'ha farà.
Lui è il mio eroe e ce l'ha sempre fatta.

<<Oh mi dispiace, non volevo ricordartelo. Cazzo scusa davvero>> si agita.

<<Tranquilla, ci stiamo frequentando ed è giusto che tu mi conosca. Ma per adesso preferisco chiudere il discorso qui>> la tranquillizzo.

<<Certo, ora tocca a me parlare. Preparati la mia famiglia è un puro divertimento e pazzia>> batte le mani entusiasta facendomi tornare il sorriso.

Quando Olly inizia a parlare, non la smette per mezz'ora.

Ma è molto meglio così.

*****

Angolo autrice:

A quanto pare questa settimana è la "settimana del non mantenere le promesse".
Non so come mai, ma è già la seconda volta che vi do buca.
Perdonatemi ❤.

Spero il capitolo vi sia stato un po' d'aiuto per capire meglio Dylan.

Per oggi vi lascio godere del capitolo tranquillo, perché presto ci sarà mooolto casino.
Niente spoiler, a domani<3🤗.

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