giro, giro tondo...

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Giro, giro tondo...

Mi chiamo Andrea e non so dove sono.

Fino a poco tempo fa ero a passeggio con il mio cane, ma ha iniziato a tirare e il guinzaglio mi è sfuggito di mano; poco fa l’ho visto che si avvicinava a questa casa.

Alta tre piani, la vernice col tempo si era scrostata e su quasi tutta la facciata e si intravedeva il legno. Le finestre non più al loro posto, erano sparse intorno alla casa in sottili cocci di vetro, piantati nella terra come se qualcuno sperasse di vederli crescere.

Alla debole luce del tramonto i frammenti rilucevano come diamanti, regalando all’ambiente qualcosa di sinistro.

Chiamo il mio cane e lo sento abbaiare dentro alla casa. Prendo un bel respiro e decido di entrare.

Forza! Entro, prendo quello stupido cane, e torno di corsa a casa penso mentre le schegge scricchiolano rumorose sotto le suole delle mie scarpe.

Con dieci lunghi passi arrivo davanti alla porta che si apre con un acuto stridore, chiamo ancora il mio cane, ma stavolta non ricevo risposta. Solo l’impenetrabile silenzio faceva compagnia al mio respiro.

Maledetto il momento in cui ho deciso di varcare la soglia di casa mia!

Con gli ultimi raggi di sole riuscii a capire che anche l’interno era distrutto: mobili rovesciati e la carta da parati pendeva desolata dalle pareti. Ma ora mai era troppo buio per vedere bene così accesi il cellulare e con la sua flebile luce andai verso quella che somigliava alla cucina.

Scavalcai la sedie rovesciate e guardai sotto al tavolo, miracolosamente in piedi, chiamando quello stupido animale.

Tesi le orecchie e sentii un debole gocciolio che veniva dal lavandino. Incuriosito mi avvicinai e vidi un liquido scuro colare pazientemente goccia dopo goccia nel lavandino e finire con un guizzo nello scarico.

Presi una goccia con il dito e vidi che si tingeva di rosso, spalancai gli occhi quando capii che cos’era, mentre scivolava sulla mano per finire sul mio polso. andando a macchiare la maglietta.

Con orrore vidi che il rubinetto che si stava piano piano aprendosi facendo aumentare il flusso del sangue.

Urlai di paura, volevo uscire subito, il cane non mi interessava più.

Corsi verso la finestra della cucina ma mi bloccai, i frammenti erano troppo grossi per permettermi di uscire, mi sarei ferito.

Scattai verso la porta d’ingresso, ma con disperazione non riuscii ad aprirla, chiusa a chiave; cercai di forzarla con una spallata ma niente. Tremavo tutto, la paura era troppa.

Mi bloccai.

Sembrava che una bambina stesse cantando al piano di sopra. Il mio respiro accelerò e il petto sembrò scoppiarmi: la voce si spostava verso le scale.

Giro, giro tondo…

E Jacky non c’è più” si fermò.

Con la fioca luce del cellulare cercai di illuminare l’androne delle scale a pochi metri da me, ma non ci riuscii. Certo che era stato solo un impressione forzai la porta dandogli un forte calcio.

Amy se ne è andata

Lala lala lalà…” ricominciò più vicina stavolta, non più di cinque metri.

Il cuore fece un tuffo, quando iniziò una risata isterica, non più bambina.

Infanzia strappata dalle mani di quella creatura.

Mi girai e cercai ancora con il cellulare, ma come previsto non trovai niente.

La presenza si avvicinò sempre più a me, riuscivo a percepirla come una sottile brivido che serpeggiava sul mio corpo e accarezzava le mie carni con un dolce languore. Mi schiacciai contro il muro mentre con la mano abbassavo ancora la maniglia in un vano gesto di flebile speranza di riuscire ad uscire da lì.

Le risate cessarono quando furono a tre passi da me.

Cercai ancora con il cellulare ma niente. All’improvviso davanti a me iniziò a delinearsi la figura di un infante.

Non aver paura,

la mamma tornerà”

Iniziai ad intravedere il viso di una bambina, con grandi occhi vitrei che mi fissavano, iniziò ad alzarsi alla mia altezza, facendo comparire altri dettagli terribili.

Vidi il pigiama sporco di sangue raffermo e il suo orsacchiotto distrutto stretto al petto. I lunghi capelli neri fluttuavano attorno alla testa come se fossimo sott’acqua.

Con il cuore in gola notai che piccole gocce di sangue colavano dalle gambe fino al pavimento.

Stringi forte Teddy,

vedrai che finirà.

Un brutto sogno è stato,

che cosa mai sarà”.

Volevo che tutto questo fosse soltanto un incubo, doveva essere così.

Il brutto uomo nero

si portò via papà.

Il suo cane argento

Mi vide sotto al letto”

Chiusi gli occhi sperando di ritrovarmi nel mio letto, li riaprii e saltai dallo spavento: come due grosse lacrime dagli occhi della fanciulla colavano due rivoli di sangue.

Quando arrivò all’altezza della mia testa si avvicinò ancora di più.

Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum.

Il mio cuore non teneva il ritmo del mio terrore, saltava, inciampava e ricominciava.

Uno, due,tre…AAAAAH!” strillò come un ossessa e il grido mi stordì.

Mi tappai le orecchie urlando anch’io.

Il mio cuore non c’era più. La vidi alzarsi ancora e venirmi addosso. Caddi a terra e svenni.

Mi chiamavo Andrea e non sapevo dov’ero.

Mi chiamavo Andrea e ora sono morto.

Fine.


ciao:) questa è la terza storia che pubblico su wattpad (yeee)

spero vi sia piaciuta e se vi va lasciate un commento, accetto di buon grado anche le critiche (perchè non bastano mai) :)

Baci :***

Wykkie

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