Finalmente il timore prese posto nello sguardo di lui. Riconobbe anche l'identità della polvere misteriosa: polvere da sparo.

-Più che Babbo Natale, sembravi la bella addormentata.- concluse lei, che richiamò a sé i due uomini.

Si allontanarono di qualche metro così da non essere ascoltati. -La fase due è completata. Ora dobbiamo solo aspett.. cosa?- si interruppe dopo aver notato l'espressione preoccupata di uno.

-Nulla Nuvia. È solo...solo che..- l'espressione penetrante della donna che gli intimava di continuare ottene l'effetto opposto. -lo verranno a cercare..-

Il palmo della donna strofinò gentilmente la fronte, lasciandosi cadere lungo tutto il volto finché non schizzò e raggiunse quello dell'uomo. Era più alto di lei, ma non più forte. -È allora a cosa è servita la fase uno, Panuk? A nulla? No...- e ondeggiò il capo del complice in un cenno negativo. -Serviva per trovare un rifugio difficile da rintracciare e sicuro da attacchi esterni, dico bene?- La testa questa volta si mosse da sola. Lei la respinse con disprezzo e iniziò a massaggiarsi la fronte con i polpastrelli, come se le bruciasse. -Che cazzo aveva in testa la mamma quando ha deciso di partorirti?- il tono da vittima le usciva proprio bene.

L'altro annuì in assenso. Panuk ne uscì parecchio offeso e si avvicinò lentamente al prigioniero, intrigato dal rapporto dei tre. -Quindi...-

-Non ti azzardare.- La provocazione di Nuvia risuonò immediatamente -Prova ad aprire la bocca e vedrai come te la stacco.-

Aspettò che si allontanasse di più. -Dicevo, quindi siete fratelli tu e lei.- il sussurro non raggiunse le orecchie della donna, ma ricevette la risposta desiderata. Infatti Panuk annuì.

-E le cose non vanno molto bene immagino. Non devi dirmelo se vuoi.- aggiunse notando la sua reazione.

I sentimenti del rapitore erano in conflitto. -Tutto è iniziato quando...- Lo sguardo sincero del ragazzo lo convinse ad aprirsi. Nessuno lo aveva mai guardato così.

Tutto ciò era meno apprezzato dalla donna, che vigilava a distanza. Quell'innocenza la nauseava.


CAPITOLO 2


Squillò il telefono per l'ennesima volta. La donna si apprestò a rispondere velocemente comunque. -Amka.-

La voce dall'altro lato si espresse brevemente, la cornetta torno al suo posto dopo un istante.

Afferrò con impazienza la tracolla adagiata sulla scrivania e lasciò lo studio immediatamente. L'unica cosa che la fece rallentare fu scontrarsi con una giovane impiegata, che si scusò in maniera impacciata.

-Lascia stare- rispose frettolosamente l'altra, mentre si sistemava il cappello candido a punta sulla sua testa. -Non ho tempo ora.- Il tono era debole.

-Vice-direttrice!- la ragazza si rivolse a lei con preoccupazione. -L'hanno trovato?-

L'assenza di risposta bastò per frenare la curiosità.

-Gli uffici?-

-Come nell'ultima settimana. Un caos totale.-

-Merda. Spero che questa sia la volta buona.-

L'impiegata non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni che la donna era già sfrecciata lungo il corridoio.

Nonostante la centrale fosse a qualche istante dal suo ufficio, impiegò diversi minuti per arrivarci. Come la ragazza aveva preannunciato, il caos regnava.

La porta si spalancò violentemente. -Scusate il ritardo.-

Si ritrovò in una grande sala che ospitava un tavolo rotondo carico di fogli e computer. Attorno ad esso elfi rossi, bianchi, gialli e blu, chi in divisa militare chi in giacca e cravatta, si muovevano freneticamente in cerca di risposte. Il tumulto cessò all'ingresso della donna. Gli occhi puntati su di lei, ansiosi.

Dodici giorni di NataleWhere stories live. Discover now