quattordici

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Le storie di Gerard erano terribili. Avevo la pelle d'oca mentre parlava.
Era serio, aveva lo sguardo sul pavimento, ma non sembrava pentito delle sue azioni. Io ero veramente scioccato.

Gerard aveva messo del veleno per topi nell'omelette di suo fratello. Lo odiava, lui era presuntuoso e si credeva chissà chi, ma in verità non era nessuno. Era diventato vegetariano per moda e al posto delle lasagne aveva preso un omelette. Era corso in bagno per vomitare. L'avevano trovato per terra, gli occhi guardavano Gerard con disprezzo e paura, il vomito che continuava ad uscire dalla bocca.

Mi aveva raccontato che sua madre era una vera troia. Aveva tradito suo marito almeno una decina di volte, tornava a casa di notte ubriaca e l'unica cosa che aveva fatto di buono era, parole di Gerard, metterlo al mondo. Stava guardando un film e si era addormentata. Gerard le aveva legato mani, bocca e piedi con il nastro isolante. Le aveva tagliato la gola con un coltello da cucina. Un colpo secco, che però aveva fatto svegliare suo padre. Lui non doveva sapere, doveva continuare a dormire. Avrebbe scoperto anche di suo fratello, avrebbe mandato Gerard al manicomio. Lo pugnalò con una forchetta. Sangue ovunque. I poliziotti lo avevano trovato addosso suo padre con ancora la forchetta in mano. Ecco perché a mensa gli mettevano le manette.

Dopo aver fatto alcuni addominali e aver saltato la corda, io e Gerard tornammo nello spogliatoio. Eravamo soli. Mi asciugavo la fronte con un asciugamano che poi misi intorno alle spalle. Il fatto che Gerard provò ad uccidermi un paio di volte, mi fece accapponare la pelle. Si scusò mille volte quel giorno, non voleva, erano i suoi attacchi di bipolarismo a controllarlo. Aveva ucciso i suoi parenti durante alcuni di questi episodi bipolari. Fortunatamente da quando l'avevano sbattuto dentro prendeva dei farmaci per controllare la sua malattia mentale.

"Perché non sei in un carcere di massima sicurezza? O peggio, un manicomio?!" domandai scioccato.

"Forse hanno visto che faccio il bravo."

"Disse quello che cercò di strangolarmi." tossii per non farmi sentire.

"Frank, ti ho già detto che mi dispiace! Mi dispiace. Devi capire quali sono i miei punti deboli per farmi incazzare. Tu li hai già colpiti tutti." Fece una piccola risatina per sdrammatizzare. "E poi sono passati cinque anni dall'ultimo brutto episodio, sono cresciuto!"

"Cinque anni qua dentro?"

"I primi due anni li ho passati in una casa famiglia di livello quattordici. Non so nemmeno quando mi faranno uscire, se mi faranno uscire."

"In tutto questo tempo, a chi hai raccontato l'intera storia?" sorrisi leggermente in modo malizioso.

"Al giudice." perché Gerard doveva sempre ridere da solo alle sue battute? "No, beh, a nessuno, finora."

"Sono speciale!" esclamai.

Gerard si alzò in piedi. Sulle sue guance crebbe un tenero rosa. "Certo che no! Sei solo un frocetto del cazzo, basso e moro."

"Io ti piaccio!" Cantilenai in modo infantile. Il mio sorriso crebbe come le sue mani iniziarono a tremare.

"Non me ne frega niente di te, Frank."

"Quindi se ti baciassi non proveresti niente?" Lo stuzzicai.

"Assolutamente niente."

Mi avvicinai lentamente, sembravo io quello grande adesso. Quante altre volte mi poteva ricapitare? "Sicuro?"

"Sicuro."

"Neanche se facessi..." ormai le mie labbra sfioravano le sue. Riuscivo benissimo a sentire il suo caldo e pesante respiro su di me. "Così?"

"Smettila di provocarmi."

Quello che non aspettai era che Gerard facesse combaciare le nostre labbra, trascinandoci nella doccia. Ma soprattutto, non mi aspettai la mano di Gerard dentro i miei pantaloni.

"Tra mezz'ora tornano gli altri." Gemetti tra le sue labbra. Lingue che giocavano tra di loro e ansimi in un bacio decisamente non romantico.

"Mi bastano cinque minuti." La sua mano iniziò a muoversi sulla mia evidente erezione. "Mi piace come il tuo corpo reagisce così sotto il mio tocco."

"Gerard..."

"Ancora." Sussurró al mio orecchio, lasciando poi baci e morsi sotto di esso.

"Gerard!" Gemetti più forte.

"Okay, okay. Non vorrai che le guardie ci scoprano." Mi zittì con le sue labbra.

Lo spinsi contro il muro e mi inginocchiarsi davanti a lui. Volevo ricambiare il favore. Mi gustavo ogni attimo di lussuria mentre li calavo i pantaloni.

Prison • FrerardWhere stories live. Discover now