Il quinto anno - Imprevisti

138 2 0
                                    

Tranquilla e sicura di me, sin da subito dopo gli esami iniziai già a studiare per il quarto e il quinto anno, anche se non erano stati ancora pubblicati i programmi sul sito. Dovetti insistere molto con telefonate e e-mail per farli postare, ma alla fine li misero e li divorai in pochi giorni.

Una mattina, guardando distrattamente le storie di instagram di una ragazza, vidi la foto del documento di iscrizione all'esame di Stato, e mi cadde l'occhio sulla scadenza: trenta novembre.
Quel giorno era il ventotto. Nessuno mi aveva detto niente, e così mia madre ed io facemmo i salti mortali per poter iscrivermi rispettando la scadenza. Ringrazio ancora oggi quella ragazza... anche se neppure la conosco.

Comunque, continuavo tranquillamente a studiare e ripassare, aggiungere argomenti e allenarmi con le materie grafiche: andava tutto bene.
Troppo bene.
Infatti mi arrivò una e-mail dal MIUR, dove venivo informata che la mia iscrizione all'esame di Stato per l'istituto professionale di grafica era stata accettata.
Qualcosa non mi tornava: io "frequentavo" l'istituto tecnico di grafica, ed erano due indirizzi distinti. Risposi così a quella e-mail e quello che scoprii mi lasciò senza parole.
Il mio indirizzo era stato cancellato, non consentiva di fare la maturità se non in un altro edificio a due ore di treno da qui. E la scuola non mi aveva avvisato... di nuovo.
Preciso che in questo momento della storia siamo a febbraio. Fine febbraio. 
E naturalmente gli esami venivano svolti prima dell'inizio della maturità.
Mi vennero perciò date due alternative: "o fai gli esami nell'altra scuola o quest'anno dai solo la quarta". 
Ma io trovai un'altra via. Forse folle, si potrebbe dire, piuttosto ambiziosa, ma dopo tutta la fatica fatta non avevo intenzione di avere un altro anno di scuola davanti a me.
"Posso cambiare indirizzo?"
"Ma dovresti studiare anche cinque anni interi di più mater.."
"Posso farlo?"
"Teoricamente sì, ma..."
"Ok, cambio indirizzo, richiamo tra mezz'ora per comunicarvi quale."
E così scelsi un altro indirizzo sempre di quella scuola, e questa volta un professionale: servizi socio sanitari. 
Da quel momento, avrei dovuto studiare altre materie mai viste né sentite, per esempio igiene e cultura medico-sanitaria, di cui dovevo imparare tre anni. Oppure spagnolo, di cui ne dovevo fare cinque: non lo avevo mai studiato. E ricordo che era fine febbraio. Avevo poi tre anni di diritto, due di tecnica amministrativa, cinque di psicologia, tre di metodologie operative, e in più due anni delle materie canoniche come italiano, matematica, inglese e scienze motorie e sportive. Per non farci mancare nulla, anche un anno di educazione musicale...
 Una passeggiata, no?

Iniziò il mio periodo di studio matto e disperatissimo alla Leopardi, mi ritrovai a studiare nei minimi dettagli decine di malattie, di leggi, di professioni, una lingua straniera; sembrava impossibile e non nego di aver avuto momenti di totale sconforto. 
Non credo che consiglierei mai a nessuno di intraprendere una strada simile, sinceramente, però se qualcuno sente di potercela fare alla fine può essere una grande soddisfazione personale.

Ricordo benissimo che era il diciotto aprile quando mi sono state comunicate le date degli esami: sarebbero iniziati il due maggio e finiti il ventuno. In tutto erano diciannove.
Ripeto: una passeggiata, no?

A questo punto cominciò invece il periodo di ripasso matto e disperatissimo, ripetevo qualsiasi cosa a chiunque capitasse sotto tiro, e ripetevo talmente tanto da farlo anche inconsciamente nel dormiveglia; ogni parola sentita mi faceva venire in mente qualcosa che avevo studiato. Insomma, gli argomenti li sapevo e i concetti mi uscivano dalle orecchie, non sopportavo più la mia voce per quanto l'avevo sentita in quel periodo. "Finalmente" gli esami cominciarono.

I primi, come di consuetudine, furono gli scritti. Andarono tutti bene, persino quello complessivo dei cinque anni di spagnolo. Soltanto di tecnica amministrativa trovai argomenti che non erano presenti nel programma, ma, con un piccolo aiutino sull'Iva da parte di un ragazzo della classe dei privatisti e con un po' di fantasia su cosa fosse una fattura è andata.

Gli orali, quest'anno, li temevo ancora di più, perché erano divisi a tre a tre, e perciò trovai anche situazioni come inglese, spagnolo e italiano-storia nella stessa interrogazione.
Comunque, andarono tutti davvero bene tranne matematica che fu un silenzioso disastro ma, sinceramente, non me ne importai. Avevo fatto davvero il massimo in tutto il resto.

Infatti ebbi grandi risultati, praticamente tutti otto, persino in spagnolo.
Fu davvero un'impresa improbabile e, anzi, tornando per un attimo indietro, la piccola me che andava in terza media direbbe di non sapere come possa essere riuscita a superarla. Invece io oggi vi dico che se ce l'ho fatta è perché ho messo in gioco tutte le mie capacità, le mie forze e il mio impegno. Se ce l'ho fatta è perché ne sono in grado, e non come tante volte mi sono sentita dire al classico "sono una svogliata". Questo dimostra quanto si può cambiare le proprie prospettive accumulando esperienze, sia buone che pessime. Tutto fa crescere.

Dunque era il ventuno maggio quando realizzavo che dopo meno di un mese iniziava la maturità.

SCUOLA SUPERIOREWhere stories live. Discover now