La scelta dell'indirizzo scolastico

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Così a dodici anni e un po' ci si ritrova a dover decidere cosa fare della propria vita. Semplice, no? Naturalmente no. 
Alle scuole medie ero brava in tutto, mi piaceva tutto e non avevo idea di quale strada intraprendere; d'altronde si è ancora bambini, a dodici anni, anche se ci si sente grandi e indipendenti. Credo che chiunque potrebbe immedesimarsi in questa situazione di totale confusione, fuorché quei pochi fortunati che a due anni hanno deciso chi essere nella propria vita e non hanno mai cambiato idea. Io, invece, l'ho fatto... innumerevoli volte. 
Partendo dal desiderio alquanto ambizioso di divenire dog sitter, sino al più umile, ossia l'astronauta, sono passata per la vocazione dell'insegnante e il sogno della rock star. 
Insomma, sono sempre stata un'indecisa cronica e il mio futuro dipendeva dalla luna; in più, come prima accennavo, ho sempre avuto molte passioni differenti tra loro. Amavo la scrittura e a otto anni era già pronto nel cassetto il mio primo romanzo, disegnavo e mi immaginavo a lavorare per Disney, cantavo e sognavo un palco e degli spettatori. 
Così, quando arrivò il giorno in cui i professori ci avrebbero dato il loro prezioso consiglio sulla scelta delle scuole superiori, ero speranzosa di ricevere un'illuminazione. 
Mi fu consegnato il fatidico foglio, ma quello che presentava non era esattamente ciò che avrei voluto leggere. 
"Qualsiasi tipo di liceo". Cosa vuol dire? Vuol dire che ero una studentessa modello e, secondo loro, avrei potuto fare qualsiasi cosa. Grazie dell'aiuto, pensai. In realtà una cosa che ho sempre odiato e che mi ha sempre messo più ansia addosso del dovuto è questa: tutti mi dicono che sono in grado di fare tutto. E' un pensiero dolce, certo, ma mi ha sempre fatta sentire estremamente sopravvalutata, perché io non sono mai stata obiettiva con me stessa. Qualcosa mi andava bene? Ero stata fortunata. Ero riuscita a fare qualcosa per cui mi ero lamentata di non esserne in grado? Era stato un caso.

Perciò, dal basso, basso e umile della mia esperienza, il primo consiglio che posso permettermi di dare è di prendere atto delle proprie capacità. Perché esistono, ci sono, sono concrete: ammetterlo non equivale a vantarsi... e anche se fosse, che male c'è? 
Tutti siamo bravi in qualcosa, che sia lo studio, lo sport, l'empatia o una qualsiasi altra attitudine: riconoscerlo è il primo passo per fare amicizia con se stessi. 
Voglio raccontare questa storia proprio perché credo possa aiutare tutti coloro che ne hanno bisogno  ad ottenere la forza necessaria per superare questi cinque anni di transizione in ogni ambito. Le superiori possono essere meravigliose, certo, ma possono diventare anche un incubo. Per me sono state un incubo. Sono ancora viva. Buon segno, no?

Torniamo al momento del consiglio futile e controproducente. Dopo giorni e giorni trascorsi sui siti delle varie scuole, all'orientamento e al confronto con i miei compagni, scelsi. Innanzitutto, avevo già deciso di dover frequentare un liceo, un po' perché studiare mi ha sempre appassionata, un po' perché chiunque diceva che non andarci sarebbe stato uno spreco. Per inciso, non è così, e ne parlerò anche più avanti.
Dunque, giunsi a un responso: liceo socio psicopedagogico (in volgare, scienze umane). Perché? Volevo essere una maestra. Inutile dire che dopo neppure un mese non desideravo più esserlo e che, quindi, quel liceo non l'ho mai frequentato. 
Volevo tenermi più porte aperte possibili, perciò, nell'eterna lotta tra classico e scientifico, il secondo prevalse e mi vide sua alunna a settembre. Naturalmente ciò è stereotipato, le porte rimangono aperte con qualsiasi indirizzo si scelga. Teoricamente questi due licei offrono un metodo di studio utile per coloro che vorranno continuare a studiare, e sono anche ottimi per chi non ha idea di che cosa fare perché non sono mirati né a un preciso ambito di studio né a una professione. 
Perciò la mia esperienza effettiva alle superiori inizia al liceo scientifico, e immaginavo che sarebbe anche finita lì... ma non avevo idea di quale delirio sarebbe diventata la mia vita scolastica da quell'istante per un lustro intero. 


SCUOLA SUPERIOREWhere stories live. Discover now