Capitolo 12

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«Probabilmente era schiava di qualcuno e adesso è riuscita a liberarsi. Le ho prescritto alcune medicine che deve prendere per le sostanze tossiche che le hanno fatto ingerire. Per le ferite c'è una crema che le ho già messo ora e dopo vanno bendate. È una strega, ciò che significa che, dato che le avete salvato la vita, sarà sempre devota a voi» spiega il medico, facendo un piccolo inchino prima di uscire.

Una strega? Penso, ma infondo non dovrei più stupirmi di niente ora.

Entro nella stanza trovandola con gli occhi chiusi e le coperte che ha fin sotto il mento.

«Chi può averle fatto una cosa terribile?» domando ad Ares, appoggiato allo stipite della porta.

Solleva le spalle, continuando a fissarla con disprezzo.

«Ma sono le streghe che non ti stanno a genio o è proprio lei?» sbotto alla fine, non sostenendo più questa situazione.

Mi guarda per niente disturbato da questo mio atteggiamento. «Le streghe sono delle ingannatrici, hanno il brutto vizio di farti credere cose false solo per tenerti in pugno. Mio padre ha aiutato una strega e dopo questa ha cercato di ucciderlo per il potere» spiega irritato, forse a quel ricordo.

«Se è successo a tuo padre non significa che ogni strega è così e sopratutto non mi sembra che sia stata così felice di essere in quelle condizioni» replico, guardandola mentre il suo petto si alza e si abbassa.

Poi sbatte le palpebre velocemente fino ad aprirle completamente e sbarrare gli occhi. Scruta tutto ciò che la circonda e infine le bende che la ricoprono.

«Grazie di avermi salvato» mormora, sorridendo leggermente.

Ricambio il suo sorriso. «Figurati, dopotutto non potevamo lasciarti morire. Chi ti ha ridotto in quel modo?».

Sospira. «È da un anno che sono prigioniera dell'Alpha Blue. Mi ha rapita e sono stata costretta a sottostare ad ogni suo ordine, anche se ero rinchiusa notte e giorno in una cella. Quando gli serviva un incantesimo venivo richiamata, ma ieri finalmente sono riuscita a scappare» spiega.

«Blue? Stai scherzando spero» ringhia Ares, avvicinandosi.

Lo guarda con occhi spalancati dalla paura. «N-No signore» balbetta.

Guardo male Ares perché la sta spaventando ma guarda ci vero odio la strega, come se quello di prima non fosse nulla.

«Devi andartene, subito, devi tornare da lui» ordina e lo blocco, tenendolo dalle braccia.

«Non puoi riportarla indietro dopo quello che questo stronzo le ha fatto!» alzo il tono dea voce.

È inconcepibile permettere una cosa del genere e sperare che io sia dalla sua parte.

Se gli sguardi potessero incenerire, sarei già morta. «Tu non capisci Aria, quel bastardo cerca da sempre di farmi fuori e adesso vorrà riprendersi la sua strega che, guarda caso, è nel mio branco. Non metterò in pericolo tutto questo per la sua misera vita» urla, facendo diventare i suoi occhi di un viola luccicante.

Mi faccio piccola piccola e per la prima volta sono davvero spaventata dalla sua natura.

Impreca mentalmente, abbracciandomi nonostante io cerca di respingerlo.

Piango, lasciando che calde lacrime scorrono sulle mie guance bianche e me le asciuga con dei piccoli baci.

«Piccola mi dispiace, mi dispiace di essermi arrabbiato» sussurra.

«Lei rimarrà qui, non puoi cacciarla via. Ci difenderemo da quello» ripeto e butta un sospiro di frustrazione.

«Sai che io sto mettendo il mio branco in pericolo per ascoltarti?» chiede ironicamente e sorrido perché ci ha ripensato.

«Non sa dove sono andata e non lo scoprirà, ho fatto un incantesimo per coprire il mio odore con le poche forze rimaste» si intromette la donna, guardandoci con un sorriso.

Fai bene a sorridere dopo tutto quello che sto facendo per te penso ma lo tengo per me.

«Ci arriverà prima o poi, meglio poi che prima» commenta il mio lupetto.

«In ogni caso mi chiamo Gemma» si presenta.

«Io Lea e questo testone maleducato è Ares, l'Alpha del branco» ci presento. Purtroppo non gli piace come l'ho presentato e inizia a farmi il solletico sui fianchi.

Rido e mi dimeno come un'anguilla mentre i due se la spassano, almeno fino a quando non smette.

«Siete bellissimi insieme» mormora Gemma, guardandoci felice.

Dopo averla lasciata a riposarci, andiamo in camera perché il signorino si deve cambiare per fare allenamento.

«Vuoi allenarti anche tu?» propone, e annuisco infilando un top da ginnastica e dei leggings elastici.

Alzo i capelli in una coda, guardando di sottecchi Ares che mi fissa senza pudore.

«Andiamo?» domando e lui annuisce, leccandosi il labbro inferiore.

«Piccola, questi pantaloni ti fanno un culo fantastico» mi passa affianco, scoppiando a ridere quando divento una fragola.

«Porco che non sei altro!» lo riprendo, rincorrendolo giocosamente.

Il modo in cui dice quel 'piccola' ogni volta mi fa emozionare, anzi mi chiedo se ci sia qualcosa di questo ragazzo che non mi faccia emozionare.

Scendendo al piano di sotto scopro, con mia grande sorpresa e gioia, dell'esistenza di una grandissima palestra. Al centro di un tappeto enorme c'è un uomo molto pompato e che guarda l'uomo al mio fianco con un ghigno.

«Finalmente! Sono pronto a farti il culo a strisce» esordisce ed entrambi si lanciano all'attacco.

Mi aspettavo che si trasformassero in quegli splendidi lupi che mi piacciono tanto ormai ma decido che è meglio se mi alleno anche io.

Inizio a riscaldarmi facendo delle semplici ruote e riesco ancora a farne dieci di seguito. Ricordo che quando ero piccola ci ero fissata e amavo farle fino a quando non mi veniva da vomitare.

Quando faccio gli squat sento dei borbottii continui. «Certo che la tua compagna ha proprio un bel culo» sento quello e Ares ringhia, facendo tremare il pavimento.

«Lea la smetti per favore! E che diamine» impreca.

Ridacchio piegando fino a toccare le dita dei piedi con le mani e percepisco la presenza di qualcuno dietro di me.

«Hai dato abbastanza spettacolo» borbotta , sollevandomi come un sacco di patate.

Scoppio a ridere per la sua reazione, mentre il tizio mi saluta con un cenno del capo e ricevo uno schiaffo sulla natica destra.

«Mi hai fatto male!» mi lamento e finalmente arriviamo nella nostra stanza.

Mi lascia andare, tenendomi stretta fra le sue braccia e il muro.

«Portarti in palestra con me è stata la peggiore idea che io abbia mai avuto» sghignazza, schiantandosi sulle mie labbra.

Oh io credo di no invece.

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Dannata isola delle nuvole (#wattys2020)Where stories live. Discover now