Capitolo 3

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Non è stato affatto difficile trovare la nonna di Brianna, soprattutto perché è l'unica che si chiama con questo nome.

E adesso, quando la guardo mentre alza la tazza da tè e la porta alle labbra, mi sembra davvero un bradipo.

Siamo sedute nel suo salotto dopo che mi ha aperto la porta calorosamente, come se fossi una sua nipote. È piuttosto anziana e lo si capisce dalle numerose rughette che compaiono sul suo viso e la sedia a rotelle.

«Signora...»cerco di farla sbrigare perché non ne posso più di aspettare i suoi comodi.

Ma è l'unica persona che mi può dare le risposte che cerco?!

«Ho capito cara, ho capito quello che cerchi ed avrai le tue risposte», mi lancia un'occhiata e dà un altro sorso al suo maledetto tè.

Giuro che adesso me ne vado, non ho intenzione di passare tutto il mio prezioso tempo qui dentro.

«Devi sapere che ci sono tante leggende sul bosco che c'è sulla collina. Sinceramente, ti posso dire che sono tutte cavolate inventate da persone che volevano spaventare la gente per non farla arrivare all'isola» ridacchia.

«La più comune, e sicuramente quella più famosa, parla di una famiglia, i Morris. Erano tipo strani, amavano stare da soli e snobbavano la gente di Skye, quasi come avesse la peste. Un giorno i coniugi diedero alla luce un figlio, nessuno lo vide mai ma, da quel che dicono, era un mostro con le zanne affilate e degli occhi  mai visti. Così nessuno insistette più per incontrarli e rimasero sempre soli, anche se effettivamente non sappiamo ancora tutt'oggi se le dicerie fossero vere» borbotta, e si alza per posare la tazza nel lavello.

«E questo cosa c'entra con il bosco sulla collina?».

«Loro si erano stabiliti lì, proprio tra gli alberi e questo non fece altro che aumentare la credibilità della storia del mostro. Insomma, era isolato da tutto, non si vedeva nulla e, tutte le persone che hanno vissuto qui, compresa me, non sono mai andate nel bosco. Ciascuno di noi veniva come allontanato, ad esempio a me è caduto un albero e per poco non mi è andato addosso. Un mio caro amico era anche entrato nella foresta ma poi è scappato via urlando perché diceva che gli stava scoppiando la testa per le immagini spaventose che vedeva» racconta e rabbrividisce come a ricordare questi momenti.

«E quindi è per questo che Brianna mi ha detto di stare lontana dal bosco?». La fisso attendendo una risposta nonostante sia sonnecchiando.

Ho l'impressione che questa tra un po' di addormenterà in piedi, davanti ai miei occhi.

«Si, ammetto che l'ho spaventata un po' con queste storie perché gliele raccontavo già da piccola, ma qui tutti sanno tutto e bisogna fare tanta attenzione» si raccomanda e, come predetto, crolla sul divano.

Non è che non è stata abbastanza convincente perché l'ho vista la sua espressione terrorizzata, solo che non si sa se siano solo cavolate e magari quelle persone sono state emarginate senza un reale motivo. E poi, quella del bambino, non ci credo neanche un po' che sia nato un mostro con le zanne.

So che la gente parla tanto per parlare perché hanno fatto la stessa cosa con i miei genitori nonostante fossero morti, visto che continuavano a inventare cavolate. Alcuni hanno detto persino che si erano tutti drogati su quell'aereo e ci sono state persone, anche intelligenti e che io conoscevo, che ci hanno davvero creduto. Come se fosse possibile!

Non sono un'amante dello sport, anzi l'ho sempre odiato, ma se c'è una cosa che mi piace fare è camminare e, dato che qui non c'è nulla da fare, penso proprio che mi farò una bella passeggiata nel bosco.

Il tragitto per salire sulla collina è tranquillo e non cammina proprio nessuno qui, proprio come mi aspettavo. Sento qualcuno osservarmi eppure, quando mi giro, non c'è anima viva.

Ancora scettica, mi inoltro nel bosco e sospiro sentendo un'aria fresca molto piacevole e che compensa il caldo afoso del piccolo paese.

Sento dei passi lenti, molto lenti, come se questo avesse tutta la calma del mondo ma non me ne preoccupo, sarà qualche animale. Dopotutto, se qui i cacciatori non vengono, mi immagino come si saranno riprodotti gli animali in tutta tranquillità.

Noto che sul sentiero, abbandonato da tempo, ci sono parecchi rami spezzati e persino dei tronchi interi che sembrano essere caduti naturalmente. Ma certo, sono i tronchi che sono caduti su quelli che si sono avventurati qui!

All'improvviso non sono più tanto sicura di continuare, anche se la cosa veramente strana è che io sono dentro da parecchio ormai e non è successo nulla, o almeno spero che non succeda niente.

«Non ti hanno detto di stare alla larga da qui?» mormora una voce alle mie spalle.

Salto sul posto tirando un urletto di sorpresa e sbatto velocemente gli occhi, credendo di essere diventata pazza perchè davanti a me c'è un ragazzo. È sicuramente più grande di me e la cosa che più mi incanta sono i suoi occhi così singolari, o almeno io non li ho mai visti, se non su internet.

La sua pelle leggermente abbronzata mette ancora di più in risalto un paio di occhi grigio nuvola con una sfumatura viola. Rimango incantata non so per quanto tempo e gli sembrerò una pazza in questo momento.

Deglutisco, vedendolo aspettare una mia risposta. «Potrei chiederti la stessa cosa» ribatto, fronteggiandolo con la mia solita sfacciataggine.

Fa un ghigno divertito ma non si avvicina, rimane ad una distanza di sicurezza e questo mi rassicura.

Mi guarda in un modo strano e un luccichio nei suoi occhi mi fa quasi pensare che sia ben felice di avermi vista, anche se credo non capisca perché abbia spalancato gli occhi.

«Credo proprio che ci rivedremo, Lea» sussurra, passandomi accanto e correndo via come un fulmine.

Quando mi passa affianco, smuove i miei capelli come un tornado, lasciando nell'aria un buonissimo profumo di muschio.

Quello che mi domando è come faccia a sapere come mi chiamo. Nonostante questo, anche io ho l'impressione che ci rivedremo presto e, con questo pensiero, torno a casa.

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Dannata isola delle nuvole (#wattys2020)Where stories live. Discover now