1. La mia pazienza praticamente non esiste

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Grazie in anticipo ai lettori.❤

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Il ritorno a scuola dopo le vacanze di Natale è come un bagno d'acqua gelida. La sveglia di mattina presto, le giornate grigie, il freddo del pavimento di casa che non vede l'ora di accogliere i tuoi piedi nudi, e il ritorno alle solite abitudini. Non pensavo che esistesse una tale scarsità di voglia di vivere da spingerti a odiare qualsiasi essere vivente, o a trovare irritante tutto ciò che ti circonda, oppure a preferire che Voldemort ti lanci un Avada Kedavra.
Tra le centinaia di volti grigi lungo i corridoi, si trova il mio. Incredibilmente rilassato e incline al sorriso, certe volte causa un attacco di cuore anche a me.

«Te lo dico sinceramente.» Kyle, il mio migliore amico, scioglie l'abbraccio nel quale era intento a racchiudermi e appoggia le mani sulle mie spalle. «Mi spaventi. Come mi spaventa Piton o Samara o la chiamata da un numero sconosciuto.»

«Quest'ultima la devi superare, bello.»

«Dico sul serio. La scuola ti piace a tal punto?»

«Questa faccia,» mi indico il volto «non ha a che fare con questo inferno.» punto il dito verso l'edificio alle mie spalle. «Ma con questa persona.» il mio indice prende la direzione che porta a lui.

Il mio tono scherzoso non rende le mie parole meno vere.

Kyle è uno dei motivi principali per cui desidero venire a scuola.

Le possibilità di trovare un amico erano davvero minime quando mi sono trasferita a New York. Avevo dato per scontato che non sarebbe più accaduto, quando, al secondo anno, conobbi Kyle.

Un casuale incontro nel bagno delle femmine e sono arrivata a pensare di non aver mai voluto così tanto bene ad una persona come ne voglio a lui.

«Sì, però,» si gira di lato e posiziona una mano sul volto con drammatica commozione. «così mi fai piangere.»

«Sta' zitto.» lo spintono scherzosamente, strappandogli una risata.

Attendiamo che la folla di alunni cominci ad entrare, prima di avviarci verso l'ingresso. Essendo che tra non più di due giorni la mia momentanea felicità evaporizzerà come acqua, decido di godere delle cose positive che mi dà questo buco nero. Una di esse mi avvolge le spalle con un braccio.

«Prima ora?»

«Letteratura con la professoressa Mallory.»

«Per iniziare al meglio, ovviamente.»

Arrivati in classe, ci posizioniamo ai nostri soliti banchi. Gli altri studenti sono già tutti in aula, coinvolti in chiacchierare e svariati fastidiosi rumori, in attesa dell'arrivo dell'insegnante che non tarda a presentarsi.

«Buongiorno, ragazzi. Bentornati.» la professoressa Mallory interrompe il leggero brusio di voci che inondava la stanza. «Capisco che siate felici di rivedere i vostri compagni, ma d'ora in poi si fa silenzio.»

Prende dei fogli dalla cattedra e si volta verso la lavagna. «Oggi cominceremo con...»

L'improvviso scatto della porta interrompe qualunque cosa stesse per dire.

Le teste di tutti i presenti si voltano verso l'ingresso, ad osservare Gabriel Rain, il ragazzo dal quale tutta la scuola sta alla larga.

Dicono che il suo anno nel carcere minorile l'abbia reso un soggetto poco avvicinabile. Le uniche voci su di lui riguardano le continue risse che scatena settimanalmente e lo sguardo penetrante e manesco che ti riserva se incroci i suoi occhi.

«Parla piano... potrebbe sentirti.» sento dire da una ragazza alla sua compagna di banco, mentre guarda Gabriel di sottecchi.

«Frequenta il nostro stesso corso?»

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