Capitolo Sette

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“Allora, Primnam: i tuoi Commando hanno avuto successo?”

Aveva parlato Darth Mortis, il leader della Sfera delle Leggi e della Giustizia. Mortis era un Umano, un Umano piuttosto arrogante, secondo Primnam; non gli era mai stato molto simpatico. Peraltro, il fatto che per il momento avesse ricevuto notizie positive solo dalla squadra del Capitano Afford lo rendeva piuttosto nervoso. “Ho dato loro due giorni, e useranno ogni secondo se necessario” rispose quasi stizzito.

Sulla faccia di Mortis spuntò un sorrisetto soddisfatto. “Spero davvero che riusciranno a catturare i due traditori prima che riescano a contattare altri Sith contrari alla guerra: se così fosse, l’Operazione Peacekeeper rischierebbe di rivelarsi un completo fallimento”.

Primnam strinse i pugni per scaricare la rabbia: più Mortis parlava, e più lui non poteva fare a meno di odiarlo. “E’ pur vero, però, che bisogna dar loro tempo di agire con calma; se i due traditori scoprissero che si trattava di uomini dell’Impero prima di finire nelle nostre mani, userebbero subito questo nostro atto impossibile da giustificare a loro vantaggio. Dopotutto, non abbiamo prove del loro tradimento” disse calma Darth Krupteya.

Primnam le allungò uno sguardo a ringraziarla per il suo supporto, quindi parlò. “A proposito delle prove, penso che l’unico modo per ottenerle sarà quello di obbligarli ad ammettere il loro tradimento durante l’interrogatorio: a quel punto, potremo regolarmente giustiziarli”.

“Giustiziarli?” Aveva parlato Darth Marr, uno dei più onorevoli e influenti membri del Consiglio. “Finché progetteranno di fermare i nostri atti diplomatici, non si tratterà di tradimento. Questo avverrebbe solo se attaccassero il nostro drappello diplomatico, o magari tentassero di corrompere la delegazione repubblicana in modo da continuare la guerra”.

Darth Marr non si era dichiarato a favore della pace, e d’altronde c’era da aspettarselo. Il leader della Sfera della Difesa dell’Impero era un profondo sostenitore della guerra, e non vi avrebbe mai rinunciato, neanche se l’Impero fosse stato sul punto di cadere in rovina a causa di questa. Mortis sospetta addirittura che sia un sostenitore di Thormen, Verenge e i cospiratori, ma non credo sia così: non rischierebbe mai il suo posto nel Consiglio Oscuro per aiutare un paio di Sith traditori.

“In realtà, Marr, basterebbe avere delle prove orali della loro volontà di tradire l’Impero per poterli dichiarare traditori a tutti gli effetti; volendo si potrebbe evitare che vengano giustiziati, ma verrebbero comunque puniti in qualche modo” lo contraddisse Mortis.
“La loro morte causerebbe solo la nascita di altri tradimenti e cospirazioni, in effetti” aggiunse Darth Aruk, a capo della Sfera della Filosofia Sith.

“Ed è per questo, infatti, che ci limiteremmo a punirli in un modo più lieve”.

Primnam osservò le facce degli altri Consiglieri; erano quasi tutti dalla parte di Mortis, come purtroppo anche lui. Aveva accettato la proposta di pace fin da subito, sapendo che la continuazione della guerra era terribilmente dannosa per le casse dell’Impero in quanto capo della Sfera della Produzione e della Logistica. Non aveva mai ambito a quel posto, ma uccidendo il suo Maestro, gli spettava di diritto.

“E per quanto riguarda la proposta di pace? Sono stati scelti i membri della delegazione?” chiese Aruk.

“Non ancora” rispose subito Darth Marr, ma un attimo dopo Darth Mortis annuì. “Non sono stato avvertito” disse il Sith con la sua voce spettrale modificata dalla mschera, e Mortis ebbe quasi un brivido.

“In realtà, sono già stati scelti, come avevate detto, da Ravage e Dominu”.

Primnam osservò i due Sith, i quali fino a quel momento non avevano parlato. Ravage era sempre stato un alleato di Mortis, mentre Dominu si era insediato nel Consiglio Oscuro non molto prima di lui.

STAR WARS: LotOR: Proposta di paceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora