Lo Shopping

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Shopping: lo sport più amato dalle signorine.

Esatto, le signorine. Per me lo shopping aveva tutto un altro significato, fino al momento del fatidico "si, lo voglio" alla possibilità di diventare Assistente di Volo.

Il mio Shopping prevedeva:

felpe e felponi di ogni genere, niente fronzoli, più erano basic più ero contentamagliette e t-shirt semplicissime, Decathlon ti dico fermatipantaloni sportivi, preferibilmente multitasche, ma i jeans sempre apprezzatissimiai piedi?? immancabilmente Converse

Per non parlare poi dello shopping fatto in libreria, quello di Ikea e Leroy Merlin (sempre a caccia dell'ultimo modello di scarpe antinfortunistica), quello di attrezzatura specializzata in arrampicata e trekking. Ah bei tempi quelli!

Ovviamente nel mio armadio esistevano anche abiti più formali, vestitini, camicette, gonne... quelle cose che noi donne compriamo di impulso, colte da una frenesia irresistibile, che poi finiscono in fondo a qualche desolato cassetto che non apriamo mai, o in un angolo oscuro del nostro armadio di cui non ricordiamo nemmeno l'esistenza.

Ed ovviamente, come tutte le donne, possiedo una scarpiera degna di questo nome, piena di scarpe messe si o no mezza volta (sai quelle che compri per un matrimonio? Una festa? Un'occasione speciale??? Di quelle che compri, reputate comodissime dal tuo orgoglio femminile, messe per i primi dieci minuti dell'evento in questione e poi letteralmente frullate per indossare più pratiche ballerine??).

Ecco, la mia stanza è ricca di questi cimeli, di questi reperti archeologici di momenti fantastici, momenti nei quali, per uno scherzo del destino, mi immaginavo come una vera signorina, per poi riprendermi appena tornata a casa dopo una gita al centro commerciale di turno, vergognarmi di aver pensato certe cose (e soprattutto di aver speso soldi!) per tornare alla realtà della praticità e comodità.

Ma il fato vuole che, una volta compilato il modulo di iscrizione per partecipare al RECLUTAMENTO (di questo in fondo si tratta, in tutti i sensi!), ti venga inviato un elenco smisurato di indumenti, scarpe, trucchi e parrucchi consigliati per il fatidico giorno. Ottimo modo per demoralizzare la ragazza ansia e sapone che ero sempre stata.

Pianti, lacrimoni, isterie, piedi sbattuti per terra... mi sono dovuta arrendere.

E lo so che sembra ridicolo, forse anche irrealistico, ma ho dovuto sopperire alla mia mancanza di cultura in fatto di moda, ricercando freneticamente su internet informazioni in merito a gradazioni di colore di collant che non avevo mai sentito nominare. Per me le calze, oltre ai miei amati calzettoni di lana, compagni di tante notti invernali, esistevano solo di due colori: color carne e nere. Moka, Cappuccino, Mokaccino, Caffè... per me erano sostantivi da attribuire a tutt'altro genere, alimentare ovviamente. Calzedonia? Esiste davvero un negozio che vende solo calze? Ecco il mio livello culturale era pressapoco questo.

E vogliamo toccare anche un altro tasto dolente?? Il trucco. Per me il trucco era quello di carnevale. Per miracolo utilizzavo fondotinta e matita per gli occhi. Mai usato un rossetto, mai capita la differenza tra fard e terra. L'eyeliner lo conoscevo per sentito dire da amiche e cugine. Io, la mattina, impiegavo tre secondi netti a prepararmi: una mano a coprire di fondotinta, giusto perché i miei 27 anni erano i nuovi 16, e la mia pelle era un disastro, matita sugli occhi e un filo di mascara. Fatto, pronta per uscire ed affrontare una nuova fantastica giornata. Ergo, sono dovuta andare a lezione di trucco dalla mia cuginetta minore, quella che ho cresciuto io. Momenti epici ed imbarazzanti.

E così, passai le mie vacanze natalizie in giro per negozi, a provare gonne e camicette che mi sembravano ridicole viste addosso a me. Non dissi a chi mi accompagnava in queste giornate tragiche, cosa mi fosse realmente successo. Parlavo di un colloquio di lavoro, di abiti formali, ma non riuscivo ad ammettere il grande passo che stavo per compiere, forse più lungo della gamba stessa. Pensavo solo di rendermi ridicola agli occhi dei miei accompagnatori.

Ma i sospetti venivano, noi donne siamo furbe... e mai dimenticherò, quasi con una lacrimuccia di commozione al solo ripensarci, l'espressione di mia cugina e la frase che pronunciò quando mi vide indossare per la prima volta, in un camerino, una camicia bianca ed una gonna nera:

Cavolo!! Stai benissimo!! Sembri una Hostess!!

To be continued...

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⏰ Last updated: Feb 08, 2018 ⏰

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La Mirabolante Vita di una Assistente di VoloWhere stories live. Discover now