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Oggi non sopporto nessuna voce oltre a quella che mi martella nella mente. Il professore di cromatologia continua ad ostentare, per l'ennesima volta, i suoi metodi e teorie su ogni colore esistente sulla faccia della terra. Non lo sopporto! Possibile che debba domandarmi così tanto che fine abbia fatto Edoardo.

"Dobbiamo organizzare il matrimonio! Dobbiamo fare troppe cose ancora! Non ce la farò mai e non so nemmeno come uscirne fuori", esclamai nervosa camminando avanti e indietro allo Sherlock. Quest'ultimo era il locale dove io e tutto il gruppo di amici ci si ritrovava ogni sera dopo le lezioni. Il gruppo con il tempo si era legato sempre di più tanto da formarsi come una seconda famiglia, una famiglia scelta per piacere e non solo per una questione biologica. Non mi sarei mai aspettata di potermi legare così tanto alle persone, o meglio, a persone così diversi e frammentati tra di noi. Ognuno di noi aveva la sua particolarità che veniva accompagnata dai molteplici difetti che con il tempo si enfatizzarono sempre di più.

"Stai tranquilla amore. Ce la faremo vedrai e l'importante è che nostro amore ci sia sempre e comunque." Alle parole di Gabriele mi sciolsi. La sua dolcezza e la sua tranquillità, nonostante la mia costante adrenalina e ansia, portarono il mio corpo ad uno stato di rassicurazione e, allo stesso tempo, rassegnazione. Avevo il costante pensiero che qualcosa sarebbe andato storto, non per il verso giusto e chi più ne ha più ne metta. Quel giorno tutto doveva essere impeccabile. Non avrei permesso a nessuno di rovinare il mio momento con la persona che amo.

Mi ripresi dal sovraffollarsi dei miei pensieri e notai che all'entrata del locale c'è Edoardo. I nostri sguardi si incrociano e con un sorriso smagliante si sbracciò per salutarmi: "Amore dio ti ho cercato ovunque. Ma cosa cavolo pensi di fare? Guardati! Ti pare mai che puoi sposarti con questi capelli o in presenza di Gabriele?" Ecco. Lui sì che sapeva come prendermi e la sua snervante voce da "so solo io ciò di cui tu hai bisogno" dava la conferma. Si diresse verso di me con passo felpato abbracciandomi come se davanti ad egli ci fosse il miracolo. Io sbalordita, ma allo stesso tempo contenta, risposi a tutto l'affetto con una semplice pacca sulla schiena.

"Come al solito troppo sentimento a te devasta eh Camilla?" Io scoppiai a ridere e gli dissi feci segno verso il tavolo per bere qualcosa insieme.

"Ecco, brava. Offrimi qualcosina che ho proprio bisogno di un brivido che i comuni mortali chiamano alcool."

"Sei sempre lo stesso Edo. Non cambierai mai", iniziammo a ridere e da lì a poco iniziammo a parlare di qualsiasi cosa. Rettifico, Edoardo iniziò a parlare in modo logorroico. Io ero lì per presenza e sopratutto perché aveva palesemente bisogno di qualcuno che lo ascoltasse senza interruzioni o pregiudizi sul suo stile di vita in stile "io sono una Queen e voi dei poveri plebei". Amavo quel ragazzo con tutta me stessa e non avrei mai fatto a meno. Al matrimonio gli chiesi di partecipare in tutti i modi e per quanto lui fosse contrario ad entrare in un luogo a lui insolito, la chiesa, per me lo fece.

"Scusate", esclamò in un piccolo momento di silenzio di Edo dovuto all'arrivo del cameriere per la prenotazione.

"Oh, ma tesoro ciao! Come stai? Anzi no, non fingiamo. Perché sei ancora qua? Sono arrivato io puoi anche andare Gabriele."

"Scusa ma come ti permetti?" Esclamò con aggressività Gabriele tanto da spaventare e far scattare in piedi me per poterli dividere prima del dovuto. Presi da parte Gabriele facendo segno ad Edo di darci un taglio. Sapevo benissimo quanto lo facesse apposta e quanto gli intrigasse il fatto che io e Gabri litigassimo. A parer suo non era proprio l'uomo che si aspettava accanto a me per tutta la vita. Per fortuna Gabriele capii e dopo avermi salutato con un dolce bacio sulla guancia si diresse verso l'uscita del locale. Guardai Edoardo con un aria di sfida e subito dopo ci mettemmo a ridere come pazzi. Ogni cosa che faceva era solo per il mio bene eppure doveva capire anche lui stesso che il mio bene, in quel momento era proprio Gabriele.

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