Capitolo due.

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“Se qualcuno dovesse chiederti qualcosa tu non sai niente. Non pronunciare il mio nome, non dire niente di niente. Se fai qualche cazzata giuro su Dio che ti giochi il posto in polizia” parla velocemente, mentre percorriamo il lungo corridoio poco illuminato.
“Sai bene che se lo merita” storco il naso.
Si ferma e mi guarda per qualche secondo con espressione interrogativa come a dire: mi prendi per il culto?
Sappiamo tutti cosa è successo.
“Credi che te l’avrei lasciato fare se non lo sapessi? Quel pezzo di merda è stato già pestato da metà dei secondini qui dentro” sputa indignato.
Ci ritroviamo davanti ad una porta a rete blindata, una guardia con le mani intrecciate dietro alla schiena.
“Catalano” mormora.
Un rumore quasi ci perfora i timpani, una luce arancione lampeggia e poi il blindato si apre.
“È un bene che tuo padre sia stato trasferito in un carcere di massima sicurezza” sospira, facendomi strada.
“Già” sussurro, oscillando il capo.
“Non so come ringraziarti Javier. Sarò in debito con te per tutta la mia vita..” sussurro, lo sguardo basso.
“Non dire stronzate” sputa.
“Te lo ripeto; non fare il mio nome, non fare cazzate. Hai mezz’ora” ripete, stavolta più seccato di prima.
Ci ritroviamo davanti ad una porta chiusa, due poliziotti ai lati con delle armi tra le mani.
Javier fa segno alla guardia di destra di aprire, una volta aperta la porta mi fa segno con il capo di sbrigarmi.
“Ti aspetto qui fuori..” borbotta.
Okay bello, respira a fondo.
Hai tu il potere in mano.
Prendo coraggio e varco l’ingresso, una volta dentro richiudono la porta a chiave alle mie spalle, il rumore riecheggia in tutta la stanza insonorizzata.
Cerco di tenere i nervi saldi, di aggrapparmi al briciolo di autocontrollo che mi è rimasto.
Stanotte non ho chiuso occhio, ho bevuto un paio di bicchieri di Scotch e ho continuato a fissare il muro, ancora e ancora fin quando non si è fatto mattina.
Il suo viso macchiato di viola era come un tarlo per il mio cervello, ogni volta che provavo a chiudere gli occhi mi ripiombava in testa quel fottuto video.
Faccio qualche passo nella stanza semi buia, la mia mascella si irrigidisce non appena incontro con lo sguardo il bastardo che mi è seduto davanti.
Se ne sta seduto su una sedia davanti ad un tavolo, le mani legate dietro alla schiena con le manette e il volto ancora tumefatto per quante ne ha prese.
La sua espressione sembra rilassata, quasi divertita non appena mi vede.
“Avrei dovuto subito capire che c’eri tu..” si prende una pausa.
“Dietro tutto questo..” aggiunge, divertito in volto.
Okay, bello.
Adesso si fa a modo mio.
Nella mia mente mi ripeto in continuazione: non perdere il controllo, hai soltanto mezz’ora.
Cerca di essere risolutivo.
Non fare cazzate, porca puttana.
Cammino, calmo e deciso prendo la sedia e la scosto dal tavolo, mi siedo di fronte a lui incrociando le mani sul ripiano di metallo. Mi lascio sfuggire un sorrisetto, prendendolo per il culo.
Insomma, è lui che avrà la peggio.
“Sai, tutto sommato.. sono felice di rivederti..” sorride, e io proprio non riesco a togliermi dalla testa l’immagine di lui che la picchia brutalmente.
Cazzo Nathan, cerca di pensare lucidamente.
“Beh.. sono felice anche io di vedere la spiacevole fine che hai fatto” mormoro, guardando la sua divisa da carcerato.
“In che modo vuoi onorarmi con la tua presenza?” sputa.
“Cerca di frenare l’entusiasmo, sono qui per altro..” sorrido.
“Oh, certo” ridacchia, scuotendo la testa.
“Quindi saltiamo i convenevoli. Come sta la tua puttana?” si fa serio in volto.
La mia faccia si irrigidisce immediatamente, gli occhi si fanno cupi e lampeggianti.
Stringo la mascella, voglio ammazzarlo.
Cerco di tenere a freno la lingua, di calmarmi.
Ripenso a quello che mi ha appena detto Javier, del mio posto in polizia, del mio futuro con Carrie.
Del nostro bambino.
Sembra aspettare una mia risposta che tarda ad arrivare.
Mi allungo sulla sedia, infilando le mani nelle tasche.
Lui sorride divertito, poi estraggo dei tirapugni di metallo e li appoggio sul tavolo, proprio davanti ai suoi occhi.
La sua espressione da divertita si tramuta in impaurita, il pomo di Adamo va su e giù, segno della sua enorme improvvisa paura.
Guarda prima i miei giocattoli e poi me, sul mio volto c’è segno di sfida.
“Direttamente dal cassetto del bastardo. Erano anni che non li usavo” mormoro, mi alzo e piano faccio il giro del tavolo.
Lui sembra non scomporsi, ma posso percepire la sua paura mista a follia.
“Credi davvero di intimorirmi dopo tutto quello che ho subito?” sputa, ridendo sonoramente.
Prendo entrambi i tirapugni, li infilo fino a ricoprire interamente le nocche delle mani.
Apro e chiudo la mano, muovendo contemporaneamente le dita.
“Possiamo sempre provare” sussurro.
Nemmeno il tempo di rispondermi che l’ho già colpito in pieno volto. Il colpo ben assestato sul viso gli fa voltare il capo, gira la testa e del sangue comincia a colare dal naso.
Grugnisce, storcendo il naso.
“Allora?” mi abbasso al livello del suo capo, alludendo divertito.
“Vaffanculo” sputa, facendomi incazzare più di prima.
Prendo il retro della sedia di metallo, con forza la strattono e lo libero dalla presenza del tavolo.
Gli giro intorno mentre l’adrenalina pompa nelle vene.
“Cosa vuoi fare? Ammazzarmi?” sputa, ridendo.
“Peggio” sussurro.
“Voglio farti soffrire. Ti farò rimpiangere di essere nato..” mormoro serio.
Lo colpisco ancora una volta, il freddo metallo entra a contatto con la sua pelle in modo così aggressivo che potrei persino eccitarmi, cazzo.
Un lamento acuto lascia la sua bocca, facendomi vibrare il petto.
“Da quanto tempo va avanti questa storia? Eh?” chiedo aggressivamente, gli giro intorno come un animale in procinto di attaccare, lo colpisco allo stomaco.
Sputa sangue ma poco mi importa, merita di peggio.
Mi guarda, con i denti insanguinati mi ride in faccia.
“Figlio di puttana” urlo, lo prendo per il retro del collo e lo fisso in cagnesco.
“Non avresti dovuto farmi incazzare..” sputo.
“È così che l’hai colpita? Ti è piaciuto vederla tanto disperata?” urlo ferocemente.
“Avrei dovuto scoparla sin dall’inizio” farfuglia, mentre un rivolo di sangue gli cola dal labbro inferiore.
“Da quando si è invaghita di te.. ma ha baciato me” ride perversamente, facendomi ricordare l’episodio.
Lo colpisco ancora, stavolta sul volto.
Un ghigno animalesco lascia le mie labbra, spaventando persino me stesso.
“Da quanto?” urlo.
“Davvero vuoi saperlo?” alza gli occhi verso di me e ride, lo colpisco nuovamente, stavolta nelle costole.
“Da quando l’ho vista, da quando ho visto per la prima volta quel suo volto innocente…” sputa sangue.
“Quando ho saputo che fosse vergine non ci ho visto più. Mi son detto; devo farla mia a tutti i costi” ridacchia.
“Sei arrivato troppo tardi, stronzo” sputo, colpendolo allo stomaco.
“Quando ho visto la sua pelle delicata, i suoi fianchi morbidi e le sue curve” si lecca le labbra sporche di sangue mugugnando in apprezzamento.
Ad ogni sua frase la rabbia monta sempre più nel mio petto, divento cieco di folle gelosia.
“E così ti piaceva spiarla e seguirla dappertutto..” sputo, assestandogli un destro sulla mascella.
“Sei un figlio di puttana malato e marcirai in galera per il resto dei tuoi anni..” mormoro, gli occhi colmi di rabbia.
“Puoi anche ammazzarmi, non risolverà le cose” ride istericamente.
“Ogni volta che la toccherai penserà a me e ogni volta che tenterai di stare con lei vorrà fuggire lontano” sputa.
“Hai perso” aggiunge fiero di sé.
Cieco di rabbia lo prendo per il retro del capo, lo colpisco ancora e ancora, tanto da far schizzare sangue dappertutto.
È come se fossi diventato matto, non riesco più a fermarmi.
“Non mi colpisci perché mi odi ma perché sai che ho ragione. Non è così?” sputa tra i vari colpi.
Mentre sto per colpirlo un’ultima volta, più potente di prima nella mia mente lampeggia un flashback di noi tre insieme.
La mia Carrie sorride, spensierata.
Riesco persino a sentire la sua voce, dolce e ingenua.
“Ammazzami, avanti” mi incita a colpirlo.
“Avanti” urla.
Il mio pugno teso sospeso in aria, i miei occhi lampeggiano di pura ira.
Cazzo, no.
Non puoi farlo.
Pensa a tutte le cose che perderai se farai questa cazzata.
Non posso correre rischi, la mia famiglia è tutto.
Lei è tutto.
Il pugno, pronto all’attacco, si scioglie come il mio braccio al lato del fianco.
Si sistemerà tutto, farò in modo che tutto torni come prima. Farò in modo di abbattere i muri che ha costruito, le restituirò la serenità che le ha tolto.
Sarò in grado di farla sorridere di nuovo.
Armato di pazienza lotterò affinché tutto si sistemi e che torni a guardarmi come prima.
Mi sfilo i tirapugni insanguinati e li infilo in tasca, il respiro mozzato.
Poi mi fermo a guardarlo, commiserandolo.
“Io non ti ammazzo” sussurro come impazzito, il capo inclinato di lato.
“Per te c’è bel altro che la morte” aggiungo convinto.
“Tu hai perso” gli punto il dito contro.
“Io ho vinto” mi indico.
Mi abbasso al suo livello e gli parlo nel orecchio.
“Io sarò in grado di riprendermi tutto e di ricostruire ogni cosa da capo. Tu invece morirai in questo buco di culo” sussurro con crudeltà.
“Con la faccetta che hai troverai presto marito” gli do un piccolo schiaffetto sulla guancia.
Faccio per andarmene quando mi blocco e ritorno indietro.
“Ah” sussurro, lo colpisco forte allo stomaco facendolo contorcere sulla sedia.
“Questo è da parte della mia ragazza” sputo, mi volto sentendolo tossicchiare.
“Salutami la puttana” urla alle mie spalle.
Non lo rispondo, al contrario alzo la mano e gli faccio il dito medio.
Batto contro la porta con la mano, attendo qualche secondo e poi la porta si apre.
Javier sta appoggiato al muro con le braccia intrecciate, lo sguardo interrogativo.
I secondini entrano nella stanza dov’è seduto quel sacco di merda mentre io e Javier percorriamo il lungo corridoio.
“Ci sei andato giù pesante” fa una smorfia.
“Ho sentito le urla.”
“Mi ha provocato” farfuglio, stringendo le mani doloranti.
“Beh, ci tornerai utile quando avremo bisogno di qualche incoraggiamento durante gli interrogatori” ridacchia.
Lo guardo serio, poi faccio un sorriso tirato scuotendo il capo.
Figlio di puttana di un vecchio.



Il capitolo è cortissimo lo so, ma per favore cercate di capirmi è soltanto un piccolo bonus. Avevo intenzione di pubblicare domani o domenica, ma ho pensato fosse meglio oggi.
Vorrei spiegare una cosa: il mio amore per SLT credo sia piuttosto chiaro, è una cosa personale ma sento molto più miei Carrie e Nathan. Se in tre giorni ho pubblicato tre capitoli diversi di The Herd è perché voglio bilanciare entrambe le storie.
SLT 1 ha ben 130 capitoli mentre con The Herd siamo soltanto all'inizio e io vorrei davvero con tutto il cuore che salga in classifica. Ho dedicato quasi due anni della mia vita a progettare SLT, vorrei che capiste il mio entusiasmo nel condividere con voi la storia di Alex e Nina.
Per il resto vi auguro buona notte.
Seguite la pagina instgram ufficiale: nathdeluca oppure me, cidue.
Baci ❤

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STRONG LIKE TWO II . (WATTYS 2017) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora