9 - Derek

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Derek pov

«Come stai Derek?» Mi domanda premurosamente Olivier, una volta accomodati al tavolino del bar al margine della piazza dove abbiamo deciso di prendere l'aperitivo.

Mi prendo un attimo di tempo prima di rispondere, giocherellando con la cannuccia affondata nel mio bicchierone di Schweppes con una fetta di limone.

«Sto bene, devo solo calmarmi un momento e rilassarmi. Adesso passa.»

Il suo sguardo è fermo su di me e noto un velo di preoccupazione che lo rende scuro. Allungo una mano, andando ad afferrare la sua. Questa situazione in un certo senso mi ricorda qualche giorno fa, quando ci siamo ritrovati... sembra passata un'eternità.

«Amore mio, guardami.» Gli ordino. «Va tutto bene, io ora sto benissimo e mi sono calmato. Godiamoci la serata e non permettiamo a ciò che è successo di rovinarci la bella serata, ok?»

«Va bene piccolo mio. Dopotutto siamo qui per passare del tempo noi due soli, per amarci e per innamorarci ancor più di prima.»

Sorridendo sereno gli bacio il dorso della mano che ho afferrato riportando fra noi il buon umore e la dolcezza che regnavano sovrani prima della spiacevole interruzione.

«Continuiamo la nostra serata?» Chiedo con dolcezza, afferrandolo dolcemente per mano e invitandolo ad alzarsi in piedi.

E così la serata prosegue serena, ed io mi sento sommerso dalla sua struggente dolcezza. Camminiamo mano nella mano lungo le viuzze, osservando le graziose case in stile medievale sino ad un ristorantino. Il maître ci accoglie con gentilezza ed educazione, conducendoci ad un tavolo posto in un angolo riservato, che ci concede intimità.

Le portate si susseguono una dopo l'altra, e con loro anche le tenerezze donatemi dal mio Olivier. Le carezze non mancano, e paiono non finire mai. E nemmeno le nostre mani si separano troppo a lungo, non riusciamo a restare distanti un attimo.

Arriva l'antipasto, servito impeccabilmente dal cameriere: fiori di zucchina ripieni e fritti. Ce li gustiamo con calma, immersi in un silenzio pregno di complicità ed amore. Una semplice carezza, lasciata con tenerezza dal mio amore lungo la guancia mi distrae da quest'esplosione di sapori che mi invade il palato. Sollevo le palpebre e trovo il viso di Olivier a pochi centimetri da me, i suoi occhi piantati nei miei, il naso a sfiorare il mio, i respiri rubati a vicenda. Le labbra si incontrano, inizialmente è solo una tenera carezza, ma lentamente la sua lingua chiede accesso alle mie labbra e mi invade la bocca con la lingua, mescolando i sapori. Le mani poggiate sul tavolo si intrecciano in quello che ormai è il simbolo del nostro legame indissolubile.

«Voglio fare l'amore con te questa sera, e per tutta la notte. Voglio amarti e riscoprire il tuo corpo. Voglio te, voglio che tu mi appartenga ed io voglio appartenere a te immensamente, incondizionatamente, teneramente. Voglio unirmi anima e corpo a te. Ti amo.» Lo sussurra appena, tanto che quasi credo sia un'illusione. Lo guardo intensamente, con uno sguardo molto significativo, a cui risponde immediatamente: «Si, hai sentito bene. Voglio fare l'amore con te, lentamente, fino in fondo.» Un altro bacio leggero si posa sulle mie labbra, interrompendo per un istante la sua voce, la sua dichiarazione. «Aspetta: non devi rispondermi ora. Godiamoci la cena, dopo mi darai la tua risposta.»

Il secondo con contorno arriva rapidamente. Ho scelto la tagliata con salsa delicata e patate arrosto: devo dire che il tutto è delizioso. Mi gusto un boccone alla volta, perdendomi di tanto in tanto ad osservare Olivier, immergendomi nella contemplazione della sua persona. Sospiro divertito, notando che il mio pasticcione si è sporcato l'angolo della bocca. Allungo una mano e lo pulisco con il polpastrello del dito indice, cercando di ritrarla per assaggiare la salsa... ma lui mi afferra la mano e con lieve malizia schiude le labbra e lecca via quel condimento invitante.

«Ehi! Volevo assaggiarla anche io!» Fingo di lamentarmi, mettendo su un broncio adorabile e due occhioni da cucciolo.

«Se la vuoi assaggiare, vieni a prendertela,» sussurra sensuale, mettendosi in bocca un pezzetto di carne ricoperto da quella glassa salata.

Ridacchio, sentendomi sereno e felice, avvicinandomi a lui e baciandolo con passione. Le lingue si intrecciano mentre mi godo il suo sapore mischiato al gusto del cibo. Gli sfioro i denti con la punta della lingua, poi abbandono quella cavità calda e mi dedico a succhiargli dolcemente il labbro inferiore, mordicchiandolo delicatamente di tanti in tanto.

«Allora, com'è?»

«Mi è piaciuta molto, ma tu sei più buono.»

Ollie ride, una risata bassa e calda, sensuale, morbida... Aiuto, devo controllarmi altrimenti rischio di perdere il controllo e la decenza in un ristorante. Okay, siamo in un angolo appartato, tutti i tavoli sono appartati e garantiscono intimità ad ogni coppia o piccolo gruppo seduto a mangiare, ma il mio sangue sta iniziando a defluire pericolosamente verso il basso.

«Sei arrossito pure tu...» sussurro incoerente, per cercare di distogliere la sua attenzione da quanto sta accadendo tra le mie gambe.

«Stai cercando di cambiare discorso, o di distogliere la mia attenzione da una certa parte anatomica che si sta risvegliando?»

L'imbarazzo e la vergogna aiutano a placare la mia eccitazione, ed abbasso lo sguardo sul mio piatto, riprendendo a mangiare chiudendomi nel silenzio, che dura sino a quando ci servono il dolce. Sento che il mio amore è in imbarazzo, e anche un po' pentito.

«Ehi, guarda che non c'è nulla di male, anche io mi sto eccitando... Come credevi, che i tuoi baci sensuali non mi facessero nessun effetto?» domanda mantenendo sempre un tono di voce decoroso, accarezzandomi la coscia sinistra sotto al tavolo.

Terminiamo molto rapidamente di mangiare il dolce e, senza nemmeno bere il caffè, ci alziamo. Mentre mi sistemo cercando di celare la mia eccitazione sotto i pantaloni estivi scuri Olivier si reca a pagare il conto, come un vero gentiluomo.

Usciamo nella sera, col il cielo che ancora non è del tutto buio e il calore del giorno non ha ancora lasciato il posto alla dolce frescura notturna. Ci teniamo per mano, mentre ridiamo e scherziamo, flirtando inebriati dall'eccitazione che scorre tra noi diffondendosi come elettricità nell'aria che ci circonda. Torniamo all'auto, troppo predi da noi per perderci tra le viuzze di questa incantevole cittadina toscana: questo può attendere domani, ma ora la cosa più importante, la priorità siamo noi due e il nostro amore.

Durante il viaggio di ritorno al casale raccolgo tutto il mio coraggio e rispondo a ciò che mi ha chiesto circa un'ora fa, a cena.

«Olivier...» lo chiamo.

«Dimmi amore mio, ti ascolto.»

«Ho pensato a quello che mi hai detto a cena. Anche io voglio fare l'amore con te. Non vedo l'ora, sono tre anni che aspetto questo momento.»

«Non sei l'unico... ancora fatico a credere che mi ami e che posso toccarti liberamente. Anche se so che magari è parso il contrario.»

«Ti capisco,» rispondo in un soffio, facendo seguire la mia affermazione da un gemito strozzato: la sua mano ha preso ad accarezzarmi l'interno coscia, dal ginocchio fin su, quasi all'inguine. Il mio corpo trema, vibra in risposta a quel tocco delicato. Non vedo l'ora di rimanere da solo con lui nella nostra camera.

Le carezze continuano fino a quando non giungiamo al casale. Lo spazio di tempo che trascorre dal momento in cui usciamo dall'abitacolo a quando ci troviamo in camera nostra sembra infinito, quasi volesse scorrere a rallentatore per dispetto.

Una volta chiusa la porta alle spalle il mondo non esiste più, siamo solo io ed Olivier, teneri amanti, innamorati eterni, anime destinate a stare insieme.

Dolci ricordi di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora